Beppe Grillo usurpa le piazze della sinistra e batte sul tempo il Pd

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Beppe Grillo usurpa le piazze della sinistra e batte sul tempo il Pd

10 Settembre 2007

Oggi riprende l’attività parlamentare. Si riapre dunque la vita politica ufficiale dopo un’estate dominata, nei rispettivi campi, dai dibattiti sul Partito democratico e sul presunto Partito della libertà. Dibattiti fittizi, o quantomeno dopati, perché a sinistra l’attivismo di una campagna elettorale ha coperto un assordante vuoto di idee e prospettive. Nasce un nuovo partito ma in libreria, fatti salvi i dieci consigli per non andare a sbattere di un personaggio influente come Luciano Violante che ha già annunciato la sua uscita dalla vita parlamentare, è impossibile trovare anche un solo opuscolo che celebri l’evento. E se non fosse stato per qualche tavolo meritoriamente capovolto da Rosy Bindi, sarebbe stata una noia mortale. A destra, d’altro canto, tra annunzi a sorpresa, simboli consegnati e alberghi in gran fretta disdetti e convention tramutate in conferenza stampa, alla fine la vicenda del Partito della libertà è sembrata più di competenza notarile che d’effettivo interesse politico. Ma per fortuna l’ultimo week-end dell’estate ci ha offerto una bussola per orientarci sullo stato dei fatti e degli schieramenti.

Ci sono stati, innanzi tutto, i fischi di Modena a Romano Prodi: indizio quanto mai eloquente. E’ come se dalle palazzine di Milano Due si fossero avvertiti segnali sonori contro Silvio Berlusconi. Sarebbero state sbaraccate le prime dei giornali. I fischi a Prodi invece, più sommessamente, sono stati attutiti da alcuni tiepidi applausi che nella cittadella rossa fanno la figura di meri “residui paretiani”. Nondimeno, i funerali di Pavarotti hanno attestato lo stato comatoso dei rapporti tra governo ed opinione pubblica. E hanno chiarito ancor meglio come la polemica contro la casta sia, innanzi tutto, il tentativo di annegare in un mare più ampio la crisi nella relazione tra la sinistra e il suo elettorato. Ma più passa il tempo e più quest’operazione mostra i suoi limiti. Se è vero che tra “svendopoli” e “affittopoli” per ogni nome del centrodestra si rintracciano almeno dieci nomi sinistri, parlano in maniera più eloquente, ancora una volta, le cronache dell’ultimo fine settimana. Al “Vaffa day” di Beppe Grillo hanno aderito circa 300mila cittadini, meno certamente di quelli che parteciperanno alle primarie, ma in ogni caso cifra consistente. E quel che ancora di più dovrebbe preoccupare Prodi e compagni è che, tra i due schieramenti, tra coloro i quali sono stati mandati a quel paese, vi è stata un’equa ripartizione. Insomma: persino il demagogo più di sinistra che la storia d’Italia abbia mai prodotto nell’ultimo decennio ha dovuto assumere un atteggiamento bipartisan.

Il quadro è volutamente a tinte forti. Esso serve ad evidenziare perché è stato possibile a Silvio Berlusconi, a Gubbio, rilanciare la sua leadership in nome della politica con la P maiuscola. Colui il quale è stato a lungo accusato di populismo, di pulsioni antiparlamentari, ha potuto rivendicare a sé la scelta di aver trasformato Forza Italia da movimento in partito affluente di una democrazia rappresentativa. E ne ha sottolineato la centralità in ogni processo d’aggregazione e di semplificazione del quadro politico che di qui in poi si compirà sul versante del centrodestra. Allo stesso tempo, egli ha potuto chiarire di non voler lasciare sguarnita l’area dell’antipolitica, che le campagne della sinistra, con caste e vaffa, stanno alimentando. I Circoli della libertà servono a questo. Sono sentinelle che presidiano i territori della disaffezione, e che ammoniscono coloro i quali con disinvolutra li coltivano che il gioco gli si potrebbe ritorcere contro. Per questo, per una volta non c’è stato bisogno del risultato dell’ultimo sondaggio per comprendere le posizioni dei contendenti alla ripresa della caccia grossa.

Resta il fatto che il tempo della politica può improvvisamente mutare i propri ritmi e le proprie scadenze. Affinché questo vantaggio si traduca in vittoria certa, è necessario fare presto: non concedere alla sinistra la possibilità di legarsi al proprio avversario e trascinarlo con sé al tappeto. E’ necessario, insomma, colpire il bersaglio, perché se Prodi riuscisse a sopravvivere un’altra estate, nessuno può veramente garantire che la sua debolezza sia destinata ad accrescersi.