Berlusconi amico di Israele piace anche al presidente Abu Mazen
04 Febbraio 2010
Gerusalemme. Gli antiberlusconiani di casa nostra storceranno il naso, e ancor di più i nostalgici filo palestinesi ad oltranza. Eppure, Berlusconi amico di Israele piace ad Abu Mazen. Né l’affermazione netta del diritto di Israele a difendersi dal lancio di razzi di Hamas né l’accoglienza fuori del comune tributata dalla Knesset al presidente del Consiglio hanno rabbuiato il volto del Presidente palestinese, che ieri a Betlemme gli ha riservato un’accoglienza calorosa, nonostante la pioggia e una temperatura vicina allo zero.
Lo strappo avvenuto nel 2007 a Gaza, quando Hamas mano militare ha fatto terra bruciata di ciò che restava del potere di Fatah nella Striscia di Gaza , ha prodotto un solco incolmabile tra le due anime palestinesi. Troppo spesso si dimentica che durante l’ offensiva “piombo fuso”, le forze di Abu Mazen hanno impedito manifestazioni di solidarietà ad Hamas in Cisgiordania. Senza arrivare al punto di credere, come i maligni ciclicamente insinuano, che dirigenti di Fatah avessero chiesto ad Israele di andare fino in fondo e far crollare il regime islamico di Gaza, è evidente che il colpo subito da Hamas è stato visto a Ramallah come una opportunità per cambiare i rapporti di forza tra i due movimenti .
Una conferma di ciò la si è avuta ieri. Secondo una fonte diplomatica, nei colloqui privati né Abu Mazen né i suoi più stretti collaboratori hanno chiesto a Berlusconi conto delle sue parole alla Knesset. Nonostante ciò, il presidente del Consiglio ha chiuso ogni porta alla polemica, solidarizzando con le sofferenze di Gaza, senza entrare nel merito delle responsabilità della situazione. Peccato solo che nel farlo, a braccio, Berlusconi ha infelicemente accostato il suo dolore per Gaza a quello provocato dal ricordo delle vittime della shoah. Un errore che ha avuto più eco in Italia che in Israele.
Berlusconi a Betlemme ha detto ad Abu Mazen, apertamente, che è ora di rompere gli indugi. Da amico di Israele, gli ha garantito che il premier Netanyahu è animato da una genuina volontà di raggiungere un accordo di pace e che ha nei riguardi della sua leadership moderata il massimo apprezzamento. Parole che sono giunte a destinazione. Il Presidente palestinese gli ha confermato che c’è uno spiraglio per uscire dallo stallo. In effetti, israeliani e palestinesi dovrebbero annunciare presto la ripresa delle trattative, che in una prima fase saranno indirette, con l’inviato di Obama, George Mitchell, a fare da spola tra le due parti.
L’Italia che ha la fiducia di Israele, forse più ancora degli Usa in questa fase, pur avendo detto al suo alleato verità scomode, come quelle sulla necessità di congelare gli insediamenti, può rivelarsi un prezioso canale per Abu Mazen, che ha cominciato a credere in Netanyahu ma teme di restare vittima sacrificale della problematica coalizione che lo sostiene.