
Berlusconi da Putin, l’Italia è il perno dello sviluppo Russo in Europa

20 Ottobre 2009
Così lontane, eppure così vicine: Italia e Russia dimostrano la forza di uno storico rapporto bilaterale, che è sopravvissuto alle trasformazioni degli ultimi decenni e continua ancora ad evolversi. I fattori per individuare questo consolidamento della cooperazione sono l’intesa personale tra Berlusconi e Putin e la sinergia economica tra i due paesi.
Il confronto tra due capi carismatici come Berlusconi e Putin si è spesso rivelato il fattore per superare ostacoli politici. Il caso paradigmatico è stata l’integrazione della Russia nella Nato nel 2002 con il vertice straordinario della Nato a Roma. Con la regia diplomatica del premier Berlusconi i due ex blocchi della Guerra Fredda sperimentavano dopo cinquant’anni di antagonismo un’unità fondata sul multilateralismo. In quella sede il nuovo spirito di cooperazione fu incorporato nel Consiglio Nato-Russia, l’organo per “costruire il consenso, effettuare consultazioni, conseguire decisioni ed azioni comuni”.
Questa strategia ha retto anche alla crisi dello scontro militare del 2008 tra Georgia e Russia, che aveva seriamente incrinato i rapporti tra l’Alleanza Atlantica e Mosca fino al punto di sospendere le attività del Consiglio. Invece nei giorni scorsi il segretario uscente della Nato, De Hoop Schaffer, ha annunciato ufficialmente che Nato e Russia riprenderanno esercitazioni militari congiunte. La notizia stempera il clima di tensione alimentato dalle esercitazioni in grande stile della Russia con la Cina la scorsa estate, e la settimana scorsa con i suoi ex satelliti, ora aderenti alla Colletive Security Treaty Organisation (Csto). Anche nel complicato rapporto tra Russia e Unione Europea l’Italia ha spesso svolto il ruolo di cerniera. Ora che è in scadenza il trattato tra Ue e Russia, Mosca non lavora solo ad un rinnovo automatico, ma ad un potenziamento del suo ruolo europeo. Il riferimento è all’Italia: come richiesto esplicitamente da Putin, i rapporti con Roma sono il modello che la Russia auspica di sviluppare anche con l’Ue.
L’altro asse che sorregge la speciale intesa tra Russia e Italia è l’economia. L’Italia è il secondo partner commerciale europeo della Russia e ambisce a scavalcare il primato della Germania. Nel 2001, prima dell’ascesa di Putin, l’interscambio commerciale ammontava a 170 milioni di dollari. Solo un anno dopo aveva superato i 280 milioni. Nel 2004 aveva segnato il record di 15 miliardi di dollari, superato due anni dopo con 21 miliardi. Il 2005 fu proclamato “anno dell’Italia in Russia” e la Camera di Commercio di Mosca aveva istituito un esclusivo seminario sulle relazioni economiche con l’Italia rivolto ad un parterre di altissimi funzionari e imprenditori.
Non ci sono soltanto Alenia e Fiat, marchi italiani ormai tradizionali in Russia. E’ il settore energetico ad essere il principale polo d’attrazione. Mercoledì 21 ottobre l’ennesima visita privata di Berlusconi a San Pietroburgo include un aggiornamento sull’evoluzione dei lavori per il gasdotto South Stream, di cui Eni e Gazprom sono i due padri fondatori.
Sia la cooperazione politica che quella energetica tra Russia e Italia risultano fortemente dipendenti dall’intesa personale tra Berlusconi e Putin. Il primo ministro russo è stato il primo leader ad incontrare Berlusconi dopo la vittoria alle politiche del 2008. Ma l’incontro ha avuto luogo in Sardegna, nella residenza privata di Berlusconi. La stessa situazione attende Berlusconi in partenza per San Pietroburgo, invitato personalmente per festeggiare il compleanno di Putin. Privato e politico s’intersecano senza potersi discernere. Ragion di stato e rapporti personali si confondono, all’infuori di sedi istituzionali e protocolli diplomatici. La reciproca volontà personale di integrare Russia e Italia precede i circuiti formali, ma rischia di svalorizzare il dibattito politico, che in Russia non fa ancora parte della giovane e gracile cultura democratica – mentre in Italia costituisce un requisito che la politica è chiamata a soddisfare.
Democrazia a parte, il nuovo governo tedesco di centrodestra potrebbe delineare una riedizione dell’asse franco-tedesco come locomotiva di un’Europa nuovamente nordica, lontana dal Mediterraneo. Questo scenario non farebbe che aumentare l’incentivo per l’Italia a potenziare il rapporto privilegiato con la Russia. In modo speculare il ritiro del progetto dello scudo missilistico americano in Europa Orientale ha ampliato gli spazi di manovra di Mosca nel Vecchio Continente e la conseguente necessità di assumere un ruolo europeo più attivo.
Due fattori d’ombra potrebbero offuscare i rapporti tra Mosca e Roma. Il primo è il rischio che l’Italia divenga un cavallo di Troia per riportare in Europa, soprattutto all’Est, una nuova forma di egemonia russa, già evidente nel comparto energetico. Il secondo è l’incertezza sul nucleo intorno a cui gravita questa notevole cooperazione bilaterale, ovvero la capacità di due soli uomini di trovare una soluzione soddisfacente per entrambi. Italia e Russia si sono addentrate in un’integrazione fitta, sia economicamente che politicamente, proiettata su una scala trans-europea. Un improvviso e insanabile dissidio tra Berlusconi e Putin potrebbe davvero mettere a repentaglio questo equilibrio di potere. Ma Russia e Italia sembrano ormai troppo vicine per pensare a un divorzio.