
Berlusconi, l’Europa e il braccio di ferro con la Germania

07 Giugno 2013
Le parole pronunciate da Silvio Berlusconi sull’Europa vanno prese molto sul serio. E’ assolutamente corretto dire che cambiare o almeno aggiustare il tiro della nostra politica estera per combattere la pazzia tedesca rimane la priorità per i nostri interessi nazionali. L’Italia non è la Lettonia, l’Austria o l’Ungheria (con tutto il rispetto verso questeultime) e non deve per forza subire le azioni di una Germania determinata e sempre più egoista.
Il suggerimento del Cavalieri di ieri, infatti, non riguarda solamente l’aspetto economico. Non si tratta solamente di concordare "le cure" necessarie per una crisi che non accenna a diminuire, ma di (ri)trovare la coesione e l’equilibrio Europeo nel decisionmaking comune. Dicisionmaking che dia a tutti la sua parte, e soprattutto che rifletta realmente l’impronta dell’Italia all’interno di questo processo. Fino ad oggi, Berlino ha sempre cercato di imporre anche su Roma il "diktat" della Merkel. Ci hanno sottovalutato, ed hanno confuso le reali potenzialità dell’Italia, ed è ora che la politica estera dell’Italia si metta all’opera.
L’errore di valutazione da parte della Germania è facilmente spiegabile. I tedeschi, non avendo il reale peso politico/diplomatico, hanno imparato a ragionare e valutare la forza altrui esclusivamente in termini di crescita economica e di conti pubblici. L’Italia in crisi, indebolita e in recessione, è apparsa come una facile preda da ignorare e da non soddisfare in nessuna sua richiesta. Fortunatamente, a differenza della Germania, il peso politico e diplomatico del nostro paese non va al pari passo con l’indice della nostra economia. L’Italia ha una riserva di forza politica importante per poter influire in maniera reale nel decisionmaking dell’Unione Europea.
Purtroppo, molto spesso i nostri politici tendono a sottovalutare il potere politico/diplomatico dell’Italia, mantenendo un basso profilo. Siamo pur sempre la settima potenza mondiale (saremo ottavi da fine 2013) e dobbiamo comportarci di conseguenza. Non sarà più ammissibile non ottenere le soluzioni più adatte al nostro paese a livello Europeo. Soprattutto, quando le misure da adottare non giovano solo Roma ma molti altri paesi dell’Unione.Infine, sarebbe opportuno ricordarci che la Germania ha spesso usufruito della generosità del sistema Europa in passato…
I due big della CEE di allora (Si chiamava CEE fino al ’93 – comunità economica europea), l’Italia e la Francia, dopo il 1989, acconsentirono all’assorbimento e all’ammissione della Germania dell’Est nell’UE, nonostante le iniziali perplessità del governo Andreotti. Furono comunque impiegate risorse comuni per aiutare una nazione e regalare, di fatto, a uno stato fallito, impoverito e corrotto, come era appunto la Germania dell’Est, un’ammissione lampo senza pre requisiti all’intero dell’Unione che aveva già adottato il trattato del 1986 “Single European Act” che portava l’avvio della creazione di un mercato unico all’interno dell’Unione.