Berlusconi: Pronto a riparare la macchina dello Stato

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Berlusconi: Pronto a riparare la macchina dello Stato

15 Aprile 2008

Sono passate circa ventiquattro ore dal successo elettorale quando Silvio Berlusconi si “concede” alla stampa. Viene salutato con un lungo applauso al quale risponde con una battuta: “Che incredibile dispiegamento di forze, sembra che abbiamo vinto le elezioni”. Scherza, ringrazia gli alleati, mette sul piatto tutti i propositi dell’Esecutivo che guiderà e conferma l’intenzione di realizzare quanto promesso in campagna elettorale.

Lo hanno chiamato tutti i big europei – da Angela Merkel a Vladimir Putin passando per Sarkozy e Zapatero – e il presidente americano George Bush e lui racconta con orgoglio le chiamate degli “amici” prima di confidare alla platea il suo stato d’animo. A metà strada tra la commozione per il risultato che lo ha incoronato vincitore assoluto di questa tornata elettorale e la preoccupazione per “la difficile situazione” nella quale dovrà governare, “difficile a livello mondiale, europeo e ancor più problematica per l’Italia”. L’esperienza però non manca, assicura il leader del PdL, e sarà grazie a quello che definisce un “mestiere imparato sul campo”, in cinque anni di Governo, che riuscirà a “mettere le mani nella macchina dello Stato” per risolvere tutte le criticità, a partire dall’emergenza rifiuti e da Alitalia. La squadra di governo sarà infatti pronta in una settimana e si quantificherà in 60 tra ministri, viceministri e sottosegretari. Subito bonus bebè, via l’Ici sulla prima casa, aumento delle pensioni sotto i mille euro, interventi per contenere i prezzi degli alimentari: ecco i provvedimenti urgenti sui quali punterà il faro il nuovo Esecutivo.

In prima fila, gran parte dello stato maggiore di Alleanza Nazionale e Forza Italia. Fisicamente mancano solo gli esponenti del Carroccio, impegnati al Nord e verso i quali Berlusconi spende parole di amicizia e fiducia. “La Lega – ha detto – è stato un alleato leale e ragionevole al tavolo delle decisioni. Non ha mai comandato in cinque anni di governo”. Per il resto, all’Auditorium della Tecnica a Roma ci sono tutti, da Gianfranco Fini a Fabrizio Cicchitto, Maurizio Sacconi, Carlo Giovanardi, Paolo Bonaiuti, Maurizio Gasparri e molti altri protagonisti del centrodestra.

Berlusconi giudica un “fatto storico” il bipartitismo e richiama ancora una volta l’attenzione sul programma del Pd in cui ci sono “molti punti sovrapponibili al nostro programma” augurandosi quindi che “la sinistra sia coerente con quanto detto in campagna elettorale e aggiunga il suo voto al nostro”. Bersagliato dai click dei fotografi e incalzato dalle domande dei giornalisti, il leader del PdL mette subito in chiaro che la sinistra in Parlamento c’è eccome e si chiama Pd: quello di cui si può parlare semmai, sempre secondo Berlusconi, è la presenza di “una sinistra meno ideologizzata che comunque è presente a livello provinciale e comunale”.

E se da una parte assicura di non voler stravolgere quanto fatto dal precedente presidente del Consiglio Romano Prodi, dall’altra non esclude l’ipotesi che ci sia bisogno di intervenire in alcuni settori: “Penso che un governo non deve capovolgere l’attività del precedente governo. Penso che dobbiamo guardare avanti ma può darsi che emergano delle situazioni in cui occorre intervenire e noi non ci tireremo indietro”.

Sulla linea della continuità anche il discorso che tocca le nomine dei vertici dei principali gruppi italiani a partecipazione pubblica. “Credo che al momento del nostro insediamento il governo si esprimerà per riconfermare in massima parte i dirigenti” di Eni, Enel e Finmeccanica, ma anche di Terna e Poste Italiane.

Tutto come da programma (nel vero senso della parola), in linea con le intenzioni espresse nel corso della campagna elettorale. E a chi gli chiede come mai gli italiani si siano “innamorati” per la terza volta di lui, Berlusconi risponde: “Sono giovane!”