Berlusconi torna sulla Costituzione e chiude la campagna di Cappellacci

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Berlusconi torna sulla Costituzione e chiude la campagna di Cappellacci

13 Febbraio 2009

Sono le 19,30 circa quando Silvio Berlusconi, con un’ora e mezzo di ritardo, fa capolino al Palazzetto dello Sport di Cagliari accompagnato dal candidato del PdL per la Presidenza della regione Sardegna, Ugo Cappellacci.

Il Presidente del Consiglio ha il compito di chiudere una campagna elettorale infiammata nei toni e dagli esiti incerti nonostante gli ultimi sondaggi diano Cappellacci avanti a Soru di due punti (al suo fianco, in questa tornata elettorale, ci sono tutti i partiti della ex Cdl, con l’aggiunta della gran parte del Partito sardo d’Azione, per la prima volta insieme al centrodestra, e dell’Uds). Il premier lancia le sue sfide per il rilancio dell’Isola e risponde alle accuse della sinistra senza risparmiare dure parole di critica nei confronti del Governatore uscente Renato Soru, ma prima di farlo non resiste alla tentazione della battuta: intona il primo coro – “U-go, U-go, U-go” – e fa scendere dal “podio” il candidato del PdL perché troppo alto rispetto ai suoi 167 centimetri di altezza.

Berlusconi sa di aver fatto tutto il possibile per accreditare il suo candidato come l’uomo giusto per il Governo dell’Isola spendendosi in prima persona e infilando la questione sarda in ogni ritaglio di intervista. E ieri, davanti a una platea in visibilio ha risposto punto per punto alle accuse del centrosinistra per poi passare la parola all’ex ministro dell’Interno sardo Beppe Pisanu e al vero protagonista di queste elezioni, Ugo Cappellacci. E’ chiaro, Berlusconi: il voto della Sardegna "è una scelta di campo: tra chi ha come principio fondamentale la libertà e la cultura della vita e chi ha come principio lo statalismo e la cultura della morte”. La ferita sul caso Englaro è ancora fresca e il Premier non lo nasconde, anzi, coglie l’occasione per replicare al Presidente della Repubblica Napolitano – “Penso anche io ‘teniamocela stretta’ la Costituzione e condivido al cento per cento le parole di Napolitano” – ma anche per rispondere alle accuse della sinistra: “Ci sono i cassetti del Parlamento pieni di proposte di modifica della Costituzione da parte di quella sinistra che ha cambiato interi capitoli della Costituzione solo con i suoi voti, tra l’altro una modifica fatta male e con solo 4 voti di vantaggio, quindi non possono considerare un sacrilegio la modifica della Costituzione, che si può anche cambiare quando c’è la generale volontà di farlo”.

Veltroni accusa il premier di aver strumentalizzato la campagna elettorale mettendo il suo nome e non quello di Cappellacci nel simbolo del centrodestra? Lui, facendo riferimento alla manifestazione del Pd in difesa della Costituzione che ha visto come ospite eccellente Oscar Luigi Scalfaro, replica: “Se la sinistra avesse un suo simbolo chi ci avrebbero messo, Scalfaro? Un uomo che sappiamo il passato che ha…”. Non ci sta a passare per “l’invasore” e “il colonizzatore”  e definisce quella di Soru come “una giunta di sinistra che ha fallito, che ha lasciato 190 mila disoccupati e si presenta con lo stesso candidato e gli stessi partiti".

Al centro del discorso di Berlusconi c’è però la Sardegna e i progetti da portare avanti (il Cavaliere vorrebbe intercettare quegli 800 milioni di turisti che si trovano in giro per il mondo e sistemare le strade della Sardegna per fare della Sardegna un’isola moderna). Berlusconi e Cappellacci si guardano negli occhi, scherzano, si passano la parola a vicenda, si lasciano e poi si ritrovano sul palco. Divisi solo per un quarto d’ora, quando a prendere la parola è il Presidente dell’Antimafia Beppe Pisanu che dopo aver definito Soru “il capitano della navicella regionale che, vista la mala parata, s’è gettato in acqua prima dei topi” lancia la sua ricetta per il riscatto dell’Isola: “Spendere subito le risorse a disposizione per arginare le conseguenze sociali della crisi rimettendo così la Sardegna nelle condizioni di riprendere il cammino dello sviluppo una volta usciti da questa difficile congiuntura economica”. Pisanu finisce di parlare ma la platea non smette di applaudire.

La parola passa allora al candidato scelto per rappresentare l’Isola i prossimi cinque anni. Domani e lunedì 1 milione e 400mila elettori sardi saranno chiamati alle urne e la tensione di Cappellacci, è innegabile, si avverte tutta. Ha il programma in mano, lo sventola e ribadisce a lungo le priorità: accelerare i processi di spesa per utilizzare le risorse ferme  disponibili e portare a compimento  le opere pubbliche, far crescere le imprese, adottare vere misure contro la povertà e sostenere il più possibile il capitale umano della Sardegna, i giovani. I punti del programma sono molti ma il tempo stringe. Sono le 20 e 15 quando il candidato del PdL chiama nuovamente sul palco Silvio Berlusconi. Il Premier annoda insieme a Cappellacci il tricolore ai quattro mori. L’ottimismo regna sovrano e il comizio si conclude in un trionfo di applausi.