Berlusconi va a Gerusalemme per dire che l’Italia sostiene le sanzioni all’Iran

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Berlusconi va a Gerusalemme per dire che l’Italia sostiene le sanzioni all’Iran

31 Gennaio 2010

Durante questo primo vertice intergovernativo Italia-Israele, in programma a Gerusalemme, sia il Presidente del Consiglio Berlusconi che il Ministro degli Esteri Frattini sembrano voler esprimere chiaramente la posizione italiana riguardo al nodo nucleare iraniano: l’Italia ritiene sia giunto il momento di applicare le sanzioni nei confronti dell’Iran. Per il nostro Paese si tratta un segnale forte, maturato nei giorni scorsi e ricostruibile in alcuni passaggi.

Dapprima le dichiarazioni di Frattini rilasciate durante il recente viaggio negli Stati Uniti. A seguito dell’incontro avuto con il Segretario di Stato americano Clinton, Frattini aveva annunciato: “Entro fine febbraio sarà  presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una proposta di risoluzione che prevederà le sanzioni". Il ministro è ritornato sulla questione iraniana durante il suo intervento alla Johns Hopkins University: “La contro-proposta nucleare iraniana è inaccettabile. Il trasferimento all’estero di uranio arricchito avrebbe certamente rappresentato un importante segnale di fiducia, che avrebbe potuto fornire nuovo spazio diplomatico alle negoziazioni. Invece si tratta della ennesima opportunità perduta”.

Frattini ha lanciato anche un messaggio alle imprese e agli investitori italiani operanti in Iran: "Non possiamo imporre nulla all’Eni, ma la stessa Eni ci ha detto con chiarezza che non ha progetti di grandi investimenti [in Iran, ndr] e che hanno congelato quelli esistenti". Infine, a margine della Conferenza internazionale sull’Afghanistan, tenutasi il 28 gennaio scorso a Londra, il ministro ha assicurato che l’Italia “sarà leale” e si dimostrerà pronta ad applicare eventuali sanzioni.

Nei giorni scorsi il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato un’intervista al Presidente del Consiglio Berlusconi che suona come una conferma delle parole di Frattini sul nucleare iraniano: "L’intera Comunità internazionale deve decidersi a stabilire con parole chiare, univoche e unanimi, che in linea di principio non è accettabile l’armamento atomico a disposizione di uno Stato i cui leader hanno proclamato apertamente la volontà di distruggere Israele e negano insieme la Shoah e la legittimità di un focolare nazionale ebraico".

Rispetto ai mesi scorsi, quando Roma riteneva che "non è ancora arrivato il momento di chiudere la porta al dialogo", la posizione della nostra diplomazia appare sensibilmente più rigida, nonostante oggi il nostro Paese sia uno dei principali partner commerciali di Teheran. L’irrigidimento italiano si può spiegare anzitutto con la spinta dell’Amministrazione statunitense a risolvere l’impasse iraniana,  adoperandosi sia sul fronte interno che sulla scena internazionale. (Il Senato degli Usa ha appena approvato un pacchetto di sanzioni destinate a vietare le esportazioni di carburante, di modo da colpire la scarsa capacità di raffinazione dell’Iran;  dopo una seconda stesura del provvedimento, il Presidente Obama sarà pronto a firmarlo). Parimenti all’impegno interno, il capo della diplomazia USA si sta spendendo molto per cercare di fare pressione su Pechino nonché di mobilitare gli alleati europei. Il dispiegamento di difese antimissile americano in atto nel Golfo Persico, documentato dal New York Times, mostra inoltre l’estrema serietà dell’atteggiamento statunitense.

Il vertice intergovernativo Itali–Israele offrirà un’ulteriore opportunità per chiarire la posizione italiana. L’importanza dell’evento d’altra parte traspare dall’ampiezza e dal profilo della delegazione italiana: oltre al Premier e al Ministro degli Esteri, saranno presenti i Ministri della Difesa, La Russa, degli Interni Maroni, della Salute Fazio, dell’Ambiente, Prestigiacomo e dei Trasporti, Matteoli. Nella lunga intervista concessa ad Haaretz, il Cav. ha ricordato che, grazie alle sue esperienze di governo, "l’Italia è divenuta il miglior amico d’Israele in Europa". Tuttavia, il premier non si è smarcato troppo dagli Stati arabi amici: ha rimarcato gli ottimi rapporti che legano l’Italia ad attori chiave del Medio Oriente quali Egitto, Siria e Libano, ed ha criticato la politica degli insediamenti portata avanti dall’attuale Governo israeliano: "Nella mia veste di amico, la mano sul cuore, voglio dire al popolo e al Governo di Israele che insistere con questa politica è un errore”.

Il Premier Israeliano Netanyahu ha preferito elogiare il Presidente del Consiglio italiano, dichiarando che "Israele non ha un amico più grande di lui nella Comunità internazionale".