Biotestamento: Cattolici irrilevanti (e pure contestati)

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Biotestamento: Cattolici irrilevanti (e pure contestati)

23 Aprile 2017

Meglio contestati che irrilevanti, diceva il grande cardinale Ruini, quando era presidente della Cei, commentando gli attacchi sulle prese di posizione della Chiesa a difesa della vita umana. Oggi, invece, i cattolici sono sempre contestati, ma del tutto irrilevanti. Basta vedere quello che succede in Parlamento, dove al voto finale siamo stati capaci di mettere insieme, contro una legge eutanasica come quella sul biotestamento, solo 37 voti. Sulla carta sarebbero stati più del doppio, ma molti deputati hanno ritenuto inutile dare testimonianza fino in fondo, tanto la sconfitta era cocente e inevitabile, e sono tornati a casa prima di assistere allo spettacolo di Pd e 5stelle che si scambiavano abbracci. Anche questo è un sintomo: non si ottiene nulla a difendere il “non uccidere”, non si raccolgono voti, né consensi, ma isolamento, irrisione e mortificazioni. Chi lo fa segue ormai solo la propria coscienza e i propri valori. 

Non esiste più un dibattito sul voto cattolico, nessuno si pone il problema della presenza e del ruolo dei cattolici in politica: scomparsi, non pervenuti, perché privi di riferimenti ecclesiastici prima ancora che politici. Il nuovo corso della Chiesa prevede che il laicato cattolico si muova da sé, si organizzi e si guadagni le stellette del protagonismo sul campo; ma per molti motivi questa linea ha generato solo sbandamento e sconfitte. Perché una impostazione che poteva essere assolutamente condivisibile ha prodotto questo drammatico risultato? Prima di tutto ci sono le ragioni di fondo: una secolarizzazione galoppante, una cultura dei “desideri insaziabili” che accompagna l’irruzione nel quotidiano delle nuove opzioni aperte dalle biotecnologie (vedi la possibilità di spostare la procreazione in laboratorio e sul terreno del mercato). In secondo luogo, la desertificazione delle culture politiche, forse ormai inadeguate, ma distrutte anche da una massiccia campagna contro “la casta” che ha fatto di tutta l’erba un fascio, delegittimando la politica, il parlamento, i partiti, e in fin dei conti i meccanismi della rappresentanza democratica e delle sue necessarie forme di mediazione. 

Le associazioni cattoliche, vecchie e nuove, si sono lasciate contaminare e invadere dall’antipolitica, e non fanno più da sponda non soltanto a un partito, come accadeva ai tempi della Dc, ma neppure a un gruppo o uno schieramento su singole battaglie. In altri termini, chi si spende su un tema che sta a cuore ai cattolici, sa già che sarà lasciato in balìa dell’avversario, e che si tratta di una testimonianza solitaria o quasi. C’è una nuova diffidenza dell’associazionismo cattolico verso il mondo politico, e c’è una marcata attenzione a tenere le distanze dalla più blanda e occasionale forma di collateralismo; oppure, talvolta, c’è la tentazione di delegittimare i politici attuali ritenendo di potersi sostituire ad essi, anzichè affiancarsi a quello che già c’è, come è sempre stato in passato. 

Si è cancellata una stagione, quella di un laicato cattolico che, nella propria autonomia, legittimava e riconosceva i propri riferimenti politici. Una stagione in cui si era riusciti a fermare la deriva antropologica; come dicono tutti, l’Italia è ultima nei “nuovi diritti” perché finora le ragioni dell’umano, grazie soprattutto ai cattolici, hanno prevalso. La secolarizzazione non era riuscita a penetrare nella società così capillarmente, proprio perché società civile e politica avevano fatto muro, innanzitutto legittimandosi a vicenda. Politici e associazioni erano regolarmente gli uni sponda degli altri (basterebbe ricordare i frequentissimi incontri pubblici organizzati dal Forum delle famiglie o da Scienza e vita con i parlamentari), in una legittimazione reciproca trasparente e rivendicata, che a sua volta rendeva visibile il contributo di entrambi.

Oggi invece chi sta in parlamento non è considerato espressione di un popolo, e se ha rapporti con le associazioni e i movimenti, si tratta di rapporti personali, gestiti in sordina. Ma se il politico cattolico è isolato, le associazioni sono diventate irrilevanti, e non sono più considerate interlocutori reali e temibili. Per essere più chiari, se associazioni e movimenti in quanto tali (e non a livello personale) non affiancano la politica, non premiano gli amici e non attaccano gli avversari, cosa resta?

Restano singoli parlamentari di buona volontà (i 28 voti contro il divorzio breve, i 37 del voto finale sul biotestamento), e singoli militanti influenti nel mondo dell’associazionismo cattolico, noti per lo più perché invitati a incontri pubblici (quasi sempre organizzati da cattolici),  perché magari qualcuno scrive sui pochi giornali che ancora li ospitano, oppure, più spesso, grazie al web. 

Cattolici irrilevanti, dunque: una grande tradizione italiana (ma anche europea) che ha segnato il dopoguerra in modo così profondo, che ha creato classi dirigenti di valore, è sostanzialmente in via di estinzione.

Il risultato è una nuova impostazione, paradossalmente assai più clericale, dei rapporti tra Chiesa e politica. Se dell’elettorato cattolico, confuso e smarrito, a partiti e gruppi politici non importa più nulla,  interessa ancora, invece, il rapporto con la Chiesa intesa come gerarchie, e non popolo di credenti. L’intervento di Beppe Grillo, che attacca i radicali sulla cultura della morte, dopo che i 5 stelle sono stati, in tutto l’iter parlamentare della legge, i veri e più strenui alfieri espliciti dell’eutanasia, non può che essere letto in questo senso. Un segnale alle gerarchie, una strizzatina d’occhio per dire: non vi faremo del male se andiamo al potere, o almeno non troppo. Certo, della vita umana, del matrimonio come unione tra uomo e donna, della procreazione e del diritto dei bambini ad avere la mamma e il papà non ci importa nulla, e nemmeno dei migranti, perché si perdono voti, ma -almeno finché non ci toccherà davvero governare- su “sorella acqua”, sul lavoro domenicale e su qualche altra cosa, possiamo raccontare di essere con voi. 

E’ interessante vedere le reazioni incredule e sdegnate del Pd, che, ragionando ancora secondo gli antichi schemi, riteneva, una volta marginalizzati i difensori dei principi non negoziabili, di acquisire, nel rapporto con la Chiesa, una rendita di posizione non più scalfibile.

Ma in questo momento tutto è estremamente fluido, tutto è in movimento; se il mondo cattolico volesse provare a cambiare le cose, tornare ad essere un interlocutore incisivo, potrebbe ancora farlo. Il rischio che corriamo è grande: è il rischio di essere non una minoranza creativa, ma una maggioranza confusa, marginale e perdente, un “volgo disperso che nome non ha”, come imparavamo a scuola da un grande cattolico.