Boom di lavoro nero per colf e addetti alle pulizie: chi rischia sono (anche) i clienti

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Boom di lavoro nero per colf e addetti alle pulizie: chi rischia sono (anche) i clienti

14 Dicembre 2017

Lo sappiamo tutti: il lavoro nero è una piaga sociale che incide non poco sulla nostra economia e soprattutto sulla vita di molte persone. Che sarebbe meglio chiamarle “vittime” di una vera e propria macchina infernale di sfruttamento la quale per giunta il più delle volte coinvolge extracomunitari con (e a volte anche senza) permesso di soggiorno, oppure chi vive in difficili situazioni economiche. Ma se in genere quando pensiamo al lavoro nero balza subito alla mente quello relativo al settore agricolo, si da, invece, meno attenzione al mercato del lavoro sommerso nel settore delle pulizie di case, appartamenti e condomini. Colf, donne e gli uomini delle pulizie, per intenderci.

I dati in merito parlano chiaro: secondo l’Inps, circa il 50% dei lavoratori impiegati in questo comparto sono in nero. In pratica, la metà degli addetti ai lavori nel settore. E questo, nella stragrande maggioranza dei casi, dipende da una scelta del datore di lavoro che a questo punto si qualifica pienamente come un evasore fiscale. Non solo. Ma non regolarizzando gli addetti ai lavori (che figurano di fatto come non assunti) i rischi ricadono anche per i clienti, ovvero per chi chiede (e paga) le prestazioni lavorative. Un esempio su tutti: nel caso di infortunio lavorativo, tra i responsabili, figurerebbe anche chi ha chiesto la prestazione.

Ovviamente, le “imprese” (se così le possiamo chiamare) che offrono questi servizi (e questi rischi) sono riconoscibili, se non altro perché, in genere, i prezzi del listino sono più bassi rispetto a quelli di mercato. Non solo. Le imprese di questo tipo non sono in possesso di documenti ufficiali necessari in materia, come ad esempio il Durc, ovvero la verifica della regolarità contributiva, l’attestazione dell’assunzione e l’Unilav, il modello telematico con il quale viene comunicata all’ufficio per l’Impiego la costituzione del rapporto di lavoro.

Nonostante ciò le aziende che con impiegati regolarmente assunti e qualificati ci sono. Non a caso, sempre stando ai dati Inps, sono circa 700.000 gli addetti del settore che lavorano legalmente. Oltre a ciò, per essere sicuri di avere a che fare con personale regolarizzato e non sfruttato sono nate anche piattaforme on line che mettono in contatto il cliente con gli addetti ai lavori, così come risulta sempre efficace fare verifiche presso uffici di collocamento.