Calabrò: “Il biotestamento non c’entra nulla, Fini gioca la sua partita”
28 Agosto 2009
Per capire lo scontro sulla laicità che oggi ha conquistato le prime pagine di tutti i giornali bisogna guardare dentro la partita, “di carattere politico-personale”, che il presidente della Camera (il cui ultimo affondo riguarda il testamento biologico) sta giocando da un po’ di tempo a questa parte. Raffaele Calabrò, relatore del ddl approvato al Senato sul Testamento biologico, probabilmente non si spingerebbe a dare un giudizio così netto su Gianfranco Fini se non fosse davvero convinto che un tema delicato e controverso come la bioetica non andrebbe mai tirato in ballo “per rispondere a esigenze di carattere personale”.
Fini praticamente dice che sul testamento biologico è stato scritto un testo sotto dettatura del Vaticano, come si sente di rispondere?
Oltre a non essere vero è offensivo nei confronti della libertà di coscienza dei senatori che hanno votato questo testo. La Chiesa – ed è suo diritto farlo – ha espresso le sue opinioni, anche ufficialmente attraverso interviste a vescovi o documenti. Il Senato ha valutato queste come altre considerazioni e ha valutato e approvato, nella libertà e nella responsabilità più assoluta dei parlamentari, il testo migliore.
C’è chi dice che la posizione del Presidente della Camera, di voler fare possibile per cambiare il Ddl sul testamento biologico uscito dal Senato sia quella maggioritaria nel Paese, crede sia davvero così?
No. Quando il Pd, in un momento di grande difficoltà, durante la discussione sul testamento biologico in Senato gridò “approvate la legge, poi faremo il referendum”, l’idea durò mezza giornata perché si resero conto che l’Italia non avrebbe accettato alcuna forma di suicido assistito da parte dello Stato. La legge dice no al suicidio assistito e no all’eutanasia, e questo credo sia quello che il paese vuole.
Non le sembra che Fini abbia derogato dal suo ruolo super partes di Presidente della Camera?
Penso di sì e me ne meraviglio molto perché penso che il compito del Presidente della Camera sia quello di consentire un dibattito serio, profondo, adeguato alla problematica che questa legge comporta. Non deve essere quello di interferire né con indirizzi né con considerazioni. Oggi il testo di legge è alla Camera, là verrà discusso, sicuramente potrà essere migliorato sotto alcuni aspetti senza minare i principi di fondo che lo sostengono.
Quindi è necessario un miglioramento?
Io credo che i testi di legge possano sempre essere migliorati per diventare più semplici e fruibili. Se ci sono punti che qualcuno non legge con chiarezza credo che vadano modificati nella forma, anche se la sostanza deve rimanere uguale. Leggo da molte dichiarazioni che la gente ancora non ha colto (e Fini è tra questi) che il testo dà assoluta soluzione al problema del fine vita: lo affida al medico che deve dialogare con il fiduciario, con il familiare che ha a cuore la vita del paziente. Il testo è basato sul principio di alleanza terapeutica tra medico e fiduciario. Mi stupisco quando sento Gianfranco Fini dire che “bisogna lasciare lo spazio al medico e al familiare” perché questo è proprio quello che dice il testo!
Ieri era tutto un fiorire di lodi a Fini da parte del centrosinistra. Lui non ha replicato né al Pd, né alla nota congiunta di Gasparri e Quagliariello. Che partita sta giocando il Presidente della Camera?
Una partita molto personale che è quella di lanciare messaggi che lo rappresentino il più distante possibile rispetto alle posizioni del Pdl. Vuole differenziarsi. E’ una partita di carattere politico personale piuttosto che legata all’argomento specifico, che invece andrebbe affrontato con tutta la serietà possibile.
Su questo tema non si sarebbe legiferato senza le sfide lanciate dalla magistratura – con interventi che il Pdl ha giudicato fuori dall’ordinamento – e da una certa lobby che voleva spostare più in là la frontiera dei diritti, introducendo l’eutanasia?
Credo che non si sarebbe legiferato su questo tema se non ci fosse stata una sentenza che in qualche modo consentiva una scelta eutanasica, quella su Eluana. L’intervento tempestivo del Parlamento s’è reso necessario prima che intervenissero una serie di altri casi Englaro che portassero di fatto l’eutanasia nel paese. Nella società è presente e forte una tendenza culturale che vuole accelerare il processo deviante verso eutanasia e suicidio assistito ma questo è quello che il Paese rifiuta e su questo credo che dobbiamo opporre resistenza.
Crede che se l’ex leader di An dovesse mantenere la sua promessa di fare il possibile per rivedere il testo, nel centrodestra si accenderà un duro scontro?
L’esperienza del dibattito in Senato mi porta a credere di no. Nel centrodestra c’è stata grande compattezza e quando siamo andati al voto segreto sono stati i componenti del centrosinistra che hanno votato a favore del testo di legge. Penso quindi che il grande dibattito si creerà all’interno del centrosinistra. Certo, anche nel centrodestra ci sono posizioni – assolutamente minoritarie – che non approvano alcuni aspetti di questo testo ma non credo che alcune visioni differenti possano portare ad alcuna spaccatura.