Caos Alitalia: si aspetta un segnale da Sarkò
20 Dicembre 2007
Una compagnia sull’orlo del fallimento attorno alla quale si gioca una delle
partite di potere più rilevanti degli ultimi anni. Dove il ruolo
dell’azionista-Tesoro, che circa un anno fa ha messo in vendita il 49,9%
dell’azienda, seppur di fondamentale importanza fugge da ogni logica
decisionista.
Al Governo spetterebbe dare un’indicazione ma il momento è troppo
delicato per prendere decisioni impopolari. Lo shock del post sciopero-Tir è
ancora fresco e la minaccia di una nuova paralisi dell’Italia proprio sotto
Natale (i sindacati si sono detti pronti a incrociare le braccia) sarebbe stata
deleteria per una maggioranza di Governo che non riesce a portare a casa una
riforma (il naufragio del decreto sicurezza la dice lunga sulla capacità
politica dell’Esecutivo). Da qui la decisione di non decidere.
In prima fila nella difesa dell’italianità dell’azienda – capeggiati da
Corrado Passera, partner con la sua Intesa Sanpaolo di Air One – ci sono
Confindustria ma anche il ministro dei Trasporti Bianchi, D’Alema, Veltroni e
Rutelli. Tutti consapevoli che alla fine a spuntarla sarà l’asse
franco-olandese (sostenuto da Prodi, Tps e lo stesso presidente di Alitalia
Prato) ma soddisfatti per il rinvio da parte del Governo. Spingono per una
soluzione italiana soprattutto i sindacati (esclusi i piloti). Il motivo? La vittoria
di Air One consentirebbe alla nuova realtà di detenere il monopolio della
tratta Roma-Milano (Toto è già forte su quella tratta e la fusione con Alitalia
gli consentirebbe un controllo capillare). E i sindacati vedrebbero aumentare
vertiginosamente il loro potere contrattuale (la sola minaccia di una paralisi
del cielo tra la capitale e il capoluogo lombardo farebbe tremare tutto l’Esecutivo
e metterebbe in ginocchio l’Italia).
A fare da anello di congiunzione tra Confederali e
Palazzo Chigi è il ministro dei trasporti Alessandro Bianchi che anche stamani
in merito al peso della minaccia di un Natale a rischio per i voli ha ribadito
l’importanza dei sindacati – “da cui non si può prescindere visto che sono in
ballo diversi posti di lavoro. Non bisogna farsi condizionare da loro però
bisogna coinvolgerli nella discussione”, ha detto.
Insomma, per l’Esecutivo di Prodi sarebbe stato
impossibile dare un segnale forte prima del Cda della compagnia fissato per
domani senza irritare le sigle. Meglio allora rimandare, si sono detti dalle
parti di Palazzo Chigi: a dopo le feste. Il rischio del resto era solamente
quello di vedersi “bollare” per l’ennesima volta come un Esecutivo sotto ricatto
dei sindacati.
Così, ieri una nota di palazzo Chigi informava che “l’esame
che il governo effettuerà sarà approfondito e tenderà a verificare se la
proposta del soggetto con cui l’azienda intende avviare una trattativa in
esclusiva è conforme ai profili di interesse generale a cui il governo si è
sempre ispirato. Il governo prevede di concludere la propria valutazione entro
la prima metà di gennaio”. Fine Primo tempo.
Ma per gli appassionati della soap-Alitalia (che costa due milioni di euro al giorno), il secondo tempo comincia oggi. Nonostante
Prodi lo abbia negato più volte, il dossier Alitalia sarà infatti sul tavolo
del premier italiano e di quello francese Sarkozy. Un’occasione, per riprendere
in mano i discorsi e le trattative lasciate momentaneamente in stand-by. Palazzo
Chigi ha sempre negato che il futuro di Alitalia sia stato scritto al vertice di Nizza a fine Novembre, il bilaterale
con il quale Italia e Francia hanno firmato la pax energetica e il via libera all’ingresso dell’Enel nel
mercato energetico d’Oltralpe. Peccato che la scorsa settimana Sarkò si sia tradito con un “parlerò di Alitalia con Prodi”. Così, secondo rumors, il
dossier Alitalia sarà all’attenzione del premier e del presidente francese. E
la Borsa sembra crederci: da due giorni (anche sulla scia di un possibile
accordo, poi smentito, tra i due acquirenti) le azioni dell’ex compagnia di bandiera
hanno ripreso fiato e oggi a metà mattina il titolo prendeva la rincorsa salendo
oltre il 5% a 0,78 euro.
Tra gli addetti ai lavori comunque i dubbi sono pochi: il
progetto vincente sarà quello franco-olandese. Dovrebbe infatti essere questa
la proposta che Prato e il Cda di Alitalia domani indicheranno all’Esecutivo. Il quale alla fine, come vogliono Prodi, Tps e ora (sembra) anche Bersani, dirà “sì”. Lo sanno anche i leader di Cgil,
Cisl e Uil, che non a caso parlano di “finale della grande farsa” e annunciano
che non parteciperanno all’incontro con Prato.
“Consegnare tutti i voli nazionali agli stranieri è un
rischio gravissimo non solo per il nostro prestigio, ma per la nostra economia
fondata sul turismo”, ha detto stamani il segretario generale della Cisl
Raffaele Bonanni che ha aggiunto: “Tutti i grandi paesi hanno compagnie di
bandiera con radici in loco. Cosa possiamo aspettarci da un’acquisizione? Solo
di diventare dei satelliti”. E giù con un chiaro messaggio al Governo: “Quello
che sta facendo il governo non è trasparente. È inutile nascondersi dietro il
cda, fatto da tre persone messe lì dall’esecutivo. È un gioco che non ci piace
e che pagheremo”.
“La posizione
del Governo è che Alitalia sta lavorando e poi lavoreremo noi”, ha detto il
presidente del Consiglio Romano Prodi interpellato sull’intervento del ministro
dei Trasporti Alessandro Bianchi, che ha proposto di portare alla seconda fase
entrambe le offerte per Alitalia. Di certo c’è solo che domani il Cda deciderà.
Poi il Consiglio dei Ministri esaminerà la proposta del presidente Prato. E
dopo lunga riflessione, a gennaio, Prodi farà sapere il nome del prescelto.