Cari “indignati”, alla fine sull’animalismo mi avete dato ragione

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Cari “indignati”, alla fine sull’animalismo mi avete dato ragione

26 Giugno 2011

La raffica di commenti al mio articolo domenicale sull’abbandono estivo dei cani da compagnia, dà uno spaccato esemplare proprio di quello che intendevo spiegare. Già: non volendo, i commenti “indignati” sono paradossalmente così espliciti nell’illustrare quello che intendevo spiegare, che sono involontariamente d’aiuto più che di ostacolo al mio discorso. Infatti il nocciolo del discorso era il mutamento antropologico di un popolo che ha smesso di fare figli (oggi ogni 4 coppie in media nascono 5 bimbi in totale, tanto da provocare un grave decremento della popolazione), ma ha introdotto nel giro degli affetti primari cani, gatti e canarini.

E spiegavo che questo non era mai successo nella storia del mondo; senza per questo condannare nessuno – secondo me l’amore per la natura è in sé cosa buona –, ma per mostrare un andamento che ci abbraccia tutti senza rendercene conto.

I commenti “indignati” mostrano proprio questo: una rivoluzione antropologica, come si può leggere qui a seguire, da frasi prese dai lettori in calce all’articolo.

“Io ho un figlio, un cane e due gatti… ognuno ha un suo posto in casa e nella mia vita, tutti sono uguali ai miei occhi”.

“L’amore per gli animali nasce anche dal fatto che sono migliori degli umani in generale”

“gli animali sono esseri senzienti che provano tutte le emozioni che proviamo noi”

“ognuno ha la libertà di amare come figli chi vuole”

“i cani sono incapaci di odiare, non tengono rancore, non mentono mai, non dissimulano, non tradiscono, uccidono solo per difendersi o per nutrirsi, amano l’uomo senza chiedere niente in cambio, lo amano anche se li maltratta e sono disposti a morire per lui. Se il Dio descritto dalla Bibbia si fosse accorto di aver già creato il cane, avrebbe evitato di creare l’uomo e si sarebbe risparmiato un sacco di problemi.”

“Personalmente avrò cani tutta la vita e bambini, in tutta franchezza, lo vedremo. Ma su una cosa ha ragione, sul fatto che molti scegliamo l’amore di un animale diverso dall’uomo perché più sincero, se vogliamo anche più ‘facile’. Soltanto che a me non sembra negativo”

“io sono felicissima di considerare la mia gatta al mio stesso livello e di darle l’importanza che merita!!!!”

Quale miglior dimostrazione queste frasi di quello che intendevo spiegare?

Ripeto: il giudizio sull’esito di questa rivoluzione culturale ognuno lo dà nel proprio cuore, sia esso positivo o negativo. Ma è una rivoluzione da riconoscere e da conoscere, cioè esplorare, analizzare, amare o scontrarsi; e con cui già conviviamo.

A me personalmente questa rivoluzione preoccupa, ma non stupisce; è un quadro tipico dell’epoca postmoderna, in cui si cerca sicurezza, quella certa sicurezza che un figlio – l’incognita per eccellenza – non può mai dare. Il figlio darà altro: ansia, libertà amara, preoccupazione, pannolini da cambiare alle ore più strane, obblighi, speranza, sogni, amore inatteso, e ancora ansia; e ansia e amore oscilleranno gratuitamente; e sogni e pannolini si alterneranno quando non vogliamo. Il mondo postmoderno invece è il mondo che non può far a meno delle certezze; e l’invenzione del cagnolino domestico (o di quello virtuale per i bambini), con oscillazioni e alti e bassi ben diversi e ben meno tragici di quelli di un figlio, è una certezza; forse però è anche segno di un popolo che ha abbassato le attese e sogna un po’ meno.