Caro presidente Daul, in Italia c’è solo un’alternativa alla socialdemocrazia. E’ votare Pdl

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Caro presidente Daul, in Italia c’è solo un’alternativa alla socialdemocrazia. E’ votare Pdl

17 Gennaio 2013

Signor presidente Daul,

mi è capitata fra le mani l’ultima lettera di Alcide De Gasperi all’allora segretario Dc Amintore Fanfani. Eravamo nell’agosto 1954, agli ultimi fuochi della battaglia per la costruzione di un esercito europeo. Di fronte alla prospettiva di un compromesso al ribasso, De Gasperi spiegava come in quella fase della guerra fredda il consolidamento dell’integrazione europea tanto militare quanto politica rispondesse all’interesse nazionale dell’Italia. Un simulacro di esercito, privo di istituzioni alle spalle, sarebbe stato peggio che niente: sarebbe servito solo a Francia e Germania. Non si era dunque europeisti per ideologia, tantomeno per dogma.

Dell’esercito europeo non se ne fece nulla. C’è tuttavia una corrispondenza tra quegli eventi e la crisi economica che in questi anni s’è abbattuta sul Vecchio Continente. Come avrebbe dovuto essere per l’esercito, anche la moneta unica non è nata per assecondare una volontà egemonica della Germania, ma per contenerla. Dopo l’unificazione, l’euro fu il prezzo imposto da Francia e Gran Bretagna per impedire lo strapotere del marco sul mercato europeo. Nelle intenzioni originarie, doveva costituire non il fine ma uno strumento dell’integrazione.

Lungo la strada, invece, ci si è fermati a metà del guado. L’euro è entrato in circolazione, gli Stati hanno devoluto parte della loro sovranità, ma l’Europa politica e finanziaria non è mai nata lasciando la moneta unica priva di difesa. La crisi ha fatto il resto. E al dunque, da “sorvegliata speciale” la Germania si è trovata a poter sfruttare la situazione a proprio vantaggio. E’ certamente vero che i tedeschi hanno alle spalle un decennio di riforme. Ed è altrettanto evidente che la Germania non ha alcun interesse a una socializzazione delle perdite nell’area euro. Ma non si può ignorare che tale atteggiamento è un oggettivo ostacolo all’integrazione europea e rischia di spaccare il continente in due alzando uno steccato tra l’Europa baltica e l’Europa mediterranea. Per impedire che l’unificazione vada incontro a un fallimento epocale, c’è dunque bisogno di un sistema di sovranità ordinato ed efficiente; che l’Europa torni a essere una sorgente di opportunità e non solo una fonte di imposizioni e di vincoli, che realizzi una unione bancaria, una unione fiscale e per questa strada una autentica unione istituzionale e politica.

Vede, signor presidente Daul, criticare l’Europa com’è oggi non significa essere anti-europeisti. Al contrario: noi del PdL siamo europeisti perché difendiamo l’interesse della nostra nazione. Non neghiamo che le altre nazioni possano avere i loro interessi, ma non sempre essi aiutano l’integrazione: rilevarlo non significa essere anti-europeisti. Lei può avere le preferenze personali che crede. De gustibus. Ci permettiamo però di farle notare che la preferenza espressa per il professor Monti contraddice palesemente il suo proposito di non interferire nelle elezioni in presenza di una pluralità di partiti che aderiscono al Ppe. Ci permettiamo di farle notare che per la sua funzione lei dovrebbe armonizzare i diversi interessi nazionali favorendo l’integrazione, proprio come noi chiediamo. Infine, le poniamo qualche interrogativo. Le sembra un caso che il suo generoso endorsement sia stato rispedito al mittente, visto che Monti non ha un partito, non ha mai aderito al Ppe e a forza di salire si considera al di sopra delle parti? Non le sorge il dubbio che in realtà questa freddezza derivi dal preciso intento di allearsi con la sinistra che al popolarismo europeo è radicalmente alternativa?

La verità è che, a meno di non ritenere la conciliazione tra interesse nazionale e dimensione europea un proposito populista, noi del PdL siamo popolari ed europeisti. Lo siamo come lo era De Gasperi, che con Adenauer e Schuman fu uno dei padri dell’Europa. Per questo ci sentiamo nel Partito popolare, al di là delle sue contraddizioni, con tutti e due i piedi. Altri neanche con un dito: il “caso” scatenato dalle sue dichiarazioni lo dimostra inequivocabilmente. E dimostra anche che oggi in Italia c’è un solo modo per votare in chiara alternativa alla socialdemocrazia europea e ai suoi esponenti. E’ votare per il PdL.

(Tratto da Libero)