
Caro segretario, la tua squadra c’è ed è pronta a giocare la tua partita

22 Ottobre 2012
Parto dalla fine, dal bell’esempio che il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha usato ieri per chiudere il suo intervento a Norcia, dove si è svolto il Convegno di Magna Carta. Ebbene, Alfano ha citato Sant’Agostino, per ricordare che la speranza ha due figli: la rabbia e il coraggio. E se la prima è scatenata dallo stato delle cose, il secondo è necessario per cambiarle.
E’ stata la conclusione di un discorso forte e appassionato, che ho ascoltato con attenzione e che ha provocato più di un fremito, in chi, come me appartiene alla squadra dei giovani militanti del partito. Una squadra “allenata”, motivata e soprattutto pronta a scendere in campo. Una squadra che forse il nostro segretario non immagina così nutrita e combattiva, ma che invece corrisponde esattamente a ciò che lui ha descritto a parole.
Ed è proprio questo il punto: passare dalla parole ai fatti. Noi siamo pronti. Pronti a misurarci, pronti a tradurre le idee in politiche concrete. Pronti a scendere tra la gente, a raccontare il nostro progetto, ad affrontare anche il dissenso, a dimostrare che un’altra politica è possibile ed anzi, è già realtà.
E’ stata una bella lezione quella di Norcia. Per capire definitivamente chi siamo e in che direzione stiamo andando. Perché l’identità è un valore imprescindibile per il nostro partito, un valore, che a differenza di altre esperienze politiche, mai è stato tradito.
Lo abbiamo capito bene quando il presidente, Gaetano Quagliariello, ha messo a confronto la nostra “carta dei valori”, il nostro Manifesto per il Bene Comune, con il programma di Bersani: dov’è finito il Centrosinistra? Ad animare quella Carta d’Intenti ci sono ormai ben altri principi, spostati più all’esterno: a sinistra.
Il Pdl, invece, la propria identità non l’ha mai persa e quei valori sono stati trasmessi a noi giovani. E oggi più che mai, che tanti aspetti della vita quotidiana avrebbero bisogno di ripartire dai fondamentali, noi siamo pronti.
Sia che si tratti di politiche economiche, sia che si tratti di istituzioni europee, noi abbiamo idee chiare e condivise. Siamo giovani, ma anche responsabili, della società in cui viviamo e di quella che lasceremo ai nostri figli. Sulle cui spalle non possiamo caricare il fardello dei nostri errori: di un debito pubblico che soffoca la crescita o di una prospettiva europea che lungi dall’essere il sogno per cui è nata è diventata piuttosto in incubo dal quale liberarsi.
Abbiamo visione e volontà. La stessa del nostro segretario. E vogliamo lavorare per cambiare. Che non vuol dire certo rottamare, né sfasciare. Ma molto più semplicemente, costruire.