Caso Renzi-De Benedetti, quando lo scandalo c’è tutti si girano da un’altra parte
14 Gennaio 2018
“La vicenda è semplice: Renzi racconta a De Benedetti, storico proprietario di Repubblica (adesso passata al figlio), che farà a breve il decreto sulle banche popolari; il finanziere trasmette subito la preziosa informazione al suo broker e gli raccomanda di comprare in borsa titoli degli istituti in questione. Risultato, 600 mila euro di guadagno facile facile, nel giro di tre giorni. Si chiama insider trading, ed è un comportamento universalmente vietato, ma se in Italia lo fa il segretario di un grande partdiito sinistra, a favore dell’editore di un grande giornale di sinistra, nessuno ne fa un caso, nessuno ne scrive, nessuno apre un’indagine”. Così scrive su Fb Eugenia Roccella, deputato di Idea-Popolo e Libertà.
“Anzi – aggiunge -, l’indagine c’è, ma è nei confronti del broker, l’esecutore materiale, mentre Renzi e De Benedetti sono stati ascoltati solo come persone informate dei fatti. E in effetti lo erano, visto il valore delle informazioni scambiate. Ma anche per il broker la procura di Roma chiede l’archiviazione, perché nell’intercettazione si parla sì di “decreto”, ma così, tanto per dire, non volevano veramente dire decreto, e quindi l’informazione da parte di Renzi non c’è stata, era solo una chiacchiera innocua tra amici.
Non stiamo scherzando: questa è davvero, in sostanza, la motivazione data dalla procura alla richiesta di chiudere il caso. Ma – conclude – quello che più impressiona in tutta la vicenda è il silenzio dei giornaloni, dei tiggì, di tutti gli opinionisti pronti sempre a scandalizzarsi su tutto. Quando lo scandalo c’è, e davvero in un altro paese comporterebbe conseguenze gravi, tutti si girano da un’altra parte”.