Cattolici sotto attacco all’Università dei Gesuiti
24 Ottobre 2017
Cosa c’è di così scandaloso e pericoloso nel credere al matrimonio come all’unione del corpo, dell’anima, e della mente di un uomo e di una donna? E’ davvero omofobico pensare che questa unione possa avere lo scopo di mettere al mondo dei bambini? C’è qualcuno, purtroppo, che risponderebbe di “sì” e che, anzi, farebbe di tutto per usare questa infondata accusa d’intolleranza per mettere a tacere chiunque provi a dire che non è d’accordo.
Succede così che all’Università Georgetown di Washington, negli Stati Uniti, un’associazione di studenti cattolici, Love Saxa, venga presa di mira dalla lobby gay attiva nel campus (fondato dalla Compagnia di Gesù nel 1789) che la vuole bandire dalla lista dei gruppi ammessi ai finanziamenti, perché non rispettano gli standard accademici contro la discriminazione in base a razza, sesso, nazionalità, religione e preferenze sessuali.
I ragazzi di Love Saxa, con i fondi che ricevono ogni anno, organizzano incontri e seminari contro la pornografia, discutono di “integrità sessuale”, di “relazioni sane” e di famiglia come pilastro della società, ma a loro viene contestata la definizione in sé del matrimonio: troppo restrittiva, dicono, se non tiene conto dei diritti della comunità LGBT. Quelli degli studenti cattolici, secondo gli attivisti gay, sono “discorsi di odio”.
Quella degli LGBT, invece, sarebbe “ tolleranza”? “ Democrazia”? Agli studenti cattolici, convocati all’audizione senza neppure il giusto anticipo, non è stata data nemmeno la possibilità di conoscere il testo inquisitorio che dovranno contestare per difendersi dalle accuse. L’attacco subdolo e ipocrita della lobby LGBT mira a depotenziare l’associazione cattolica, per renderla irrilevante. I cattolici vanno confinati nel recinto delle minoranze, abbandonati al destino di altri innumerevoli anonimi movimenti studenteschi senza soldi e senza voce in capitolo. E tutto, semplicemente, per lasciare l’unica voce alle lobbies LGBT che potranno più facilmente imporsi come “minoranza dominante”.