C’è qualcuno che ha già in mente i nuovi siti del nucleare italiano
30 Marzo 2009
Con il decreto manovra S1195 con delega al governo per il ritorno al nucleare ancora bloccato in Senato (a causa di alcuni ritardi della commissione Bilancio nel fornire un parere, la commissione Industria ha rimandato nuovamente le votazioni – probabilmente fino a Pasqua se non oltre), sono altre le notizie che mantengono acceso il dibattito sul nucleare italiano.
L’impatto dell’accordo tra Francia ed Italia (Enel ed EDF) del 24 Febbraio scorso continua a far discutere. Edison annuncia che intende partecipare a consorzi nucleare con Enel ed EDF (e punta a un 15-20 per cento del futuro mercato nucleare). Il ministro Scajola si presenta davanti alla Commissione Industria del Senato a riferire sull’intesa Italo-Francese. Ma è il dibattito sui possibili siti per le nuove centrali quello che potrebbe tenere banco nei prossimi mesi.
Una delle modifiche e procedure chiave nella ‘road map’ per un ritorno al nucleare in Italia è la definizione di un processo che chiarisca i criteri di scelta per l’individuazione dei siti delle centrali nucleari. In Gran Bretagna tale processo è già stato definito, con una serie di passi da seguire nei prossimi due anni: pubblica consultazione, risposta e primo draft dei criteri di selezione dei siti, prima relazione ambientale, invito per nomina dei siti, seconda relazione ambientale, esamina e consultazione sui siti proposti, decisione sui siti inclusa nel ‘Policy Statement’. Ma in aggiunta si è già discussa una serie di criteri preliminari riguardo sicurezza, protezione ambientale, impatto sul tessuto sociale, e criteri operativi (spazio, infrastrutture, eccetera).
In Italia questo processo non è ancora partito (e ovviamente non sarà possibile finché il decreto legge non sarà approvato). Alcuni criteri da osservare e tenere in considerazione sono comunque identificabili: l’impatto sul territorio e gli insediamenti residenziali; l’impatto sulle attività economiche e industriali locali, includendo quello sulle attività agricole, sul mercato del lavoro, sulle infrastrutture e i servizi di trasporto; e ancora l’impatto ambientale; le misure di sicurezza; e ovviamente i criteri operativi. Di fronte alla commissione Industria del Senato il ministro Scajola ha mostrato poca preoccupazione per la localizzazione degli impianti. “Mi auguro – ha detto – che nel nucleare ci sarà concorrenza non solo fra i privati che investono per avere una remunerazione; credo di poter dire che ci sarà concorrenza anche fra i territori. Mi pare di poter cogliere già nel dibattito di queste settimane, pur nella differenza di posizioni, che ci sia attenzione e interesse a cogliere che avere una centrale nucleare significhi per un territorio avere ricchezza”.
“D’altra parte – ha aggiunto il ministro davanti ai parlamentari – non ho mai capito perché in Francia i territori ambiscono ad avere le centrali e qui debbano avere paura”. Non sembrano d’accordo alcune delle Regioni come la Sardegna, la Puglia, il Molise, o almeno così dicono alcuni presidenti di regione, parlamentari e membri delle giunte. Ma chissà come la penseranno quando il programma sarà definito meglio e tutti i vari incentivi e benefici (economici e non) saranno sul tavolo.
Intanto, qualcuno una prima lista di possibili siti l’ha fatta. Francesco Meneguzzo, scienziato del Cnr, esperto di energia e innovazione, che lavora presso l’Ibimet di Firenze, l’anno scorso ha prodotto uno studio o meglio un “esercizio fra amici” che include una lista di 14 località (Monfalcone, Chioggia, Ravenna, Caorso, Trino, Fossano, Scarlino, San Benedetto del Tronto, Latina, Termoli, Garigliano, Mola di Bari, Scanzano Ionico, Palma e Oristano) che avrebbero i requisiti per ospitare centrali nucleari. La lista è definita dal suo stesso autore un elenco ‘fittizio’, anche se si potrebbe opinare che non è troppo lontano da quello ‘vero’, visto che all’autore sono note le caratteristiche necessarie a realizzare una centrale nucleare.
Non vogliamo in nessun modo dare autorevolezza alla lista di Meneguzzo, dal momento che le caratteristiche per i siti non sono ancora state definite ufficialmente dal governo. Quando tali caratteristiche saranno annunciate, però, sarebbe auspicabile una conferenza sul processo di localizzazione dei siti – o meglio ancora una serie di conferenze tenute nelle varie regioni – per informare la cittadinanza. In tal modo l’opinione pubblica verrebbe sensibilizzata sulla questione del nucleare e potrebbe aver luogo un dibattito serio. In seguito ci si potrebbe anche aspettare in tempi brevi una concorrenza fra i territori per ospitare le prime centrali nucleari.
Il dibattito sul nucleare è finora rimasto parzialmente recluso nelle aule del parlamento, negli uffici degli amministratori delegati delle utilities o nelle sedi di fondazioni e conferenze. Come discusso durante il seminario organizzato da Magna Carta lo scorso 10 Marzo è fondamentale aprire il dibattito e coinvolgere tutti gli Italiani. E’ necessario ridurre al minimo tutte le asimmetrie informative sul tema dal momento che, se c’è trasparenza – come afferma Massimo Romano, amministratore delegato di Sogin, la Società Gestione Impianti Elettronucleari, “i risultati sono straordinari e i territori condividono e sostengono i nostri progetti”. E’ altrettanto chiaro che il dibattito sulle sedi solleverà emozioni e creerà divisioni – è decisamente un argomento ‘caldo’. Ma non ci sono alternative, è un passo necessario. Prima si comincia e migliore sarà il risultato.