C’è una scoperta straordinaria dietro al Caligola salvato dalle Fiamme Gialle

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C’è una scoperta straordinaria dietro al Caligola salvato dalle Fiamme Gialle

17 Luglio 2011

13 gennaio, Fiumicino: un controllo della Guardia di Finanza permette di scoprire, occultato tra materiale inerte e calcinacci su di un autoarticolato, i resti – divisi in tre parti per agevolarne il trasporto – di una statua in marmo greco raffigurante Caligola. Determinante per l’attribuzione della rappresentazione il dettaglio del sandalo da legionario, la caliga, calzatura che Gaio Giulio Cesare adorava indossare da bambino negli accampamenti militari al seguito del padre Germanico e da cui venne il soprannome che lo consegnò alla storia.

Le indagini, coordinate dal comandante del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico Massimo Rossi delle fiamme gialle, permettono di risalire al terreno privato – dove da tempo venivano monitorati strani e ingiustificati movimenti – da cui uno scavo clandestino aveva fatto riaffiorare la statua monumentale. E qui – grazie al lavoro dei tecnici della Soprintendenza Archeologica del Lazio – avviene una straordinaria scoperta: i resti un santuario, una grande villa con un vasto ninfeo a ventaglio, giochi d’acqua e una nicchia con il basamento dove doveva essere collocato il monumento all’imperatore, raffigurato come Zeus, seduto in trono con il braccio destro levato al cielo, una delle poche statue sopravvissute alla damnatio memoriae che seguì l’assassinio di Caligola a soli 29 anni. Il tutto in una località distante sia dalla villa di Caligola che dal Tempio di Diana nemorense, edificata probabilmente in età tardo repubblicana da tale Caio Iulio Siliano, nome riportato su di una fistula.

Gli scavi hanno permesso di rinvenire 250 reperti in loco, fra cui un centinaio di frammenti della statua compresa la testa in cui sono riconoscibili i tratti della gens Iulio Claudia. La parte inferiore del corpo comprende il meraviglioso dettaglio del trono decorato a formelle contenenti una Nike con vaso e una fanciulla con fiori. Altri dettagli sono il ricco panneggio sulla spalla sinistra, lo scettro e il globo, classici attributi imperiali che entreranno a far parte anche dell’iconografia cristiana medievale.

Terminato il restauro, la statua tornerà a Nemi per essere conservata nel Museo delle Navi Romane, dove dal 1938, anno del loro ritrovamento, fino all’incendio provocato dalle truppe tedesche in fuga la notte del 31 maggio del 1944 che li distrusse, erano ospitati i resti delle due imbarcazioni da cerimoniale sulle quali Caligola si faceva tributare onori divini – come racconta malizioso Svetonio nel de vita Caesarum – in aperta rivalità con Diana.