Celentano non aveva capito nulla: Berlusconi è rock

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Celentano non aveva capito nulla: Berlusconi è rock

24 Novembre 2009

Non molti anni fa aveva fatto tendenza il giochino televisivo proposto da Adriano Celentano, che aveva diviso l’universo umano tra chi poteva essere definito “rock” e chi restava inesorabilmente “lento”. Tra i mille aggettivi poco lusinghieri dedicati a Silvio Berlusconi in quindici anni di vita politica di certo “lento” non figura, ma adesso ha ricevuto una sorta di attestato ufficiale di comprovata identità “rock”. La rivista Rolling Stone Italia, infatti, lo ha incoronato “Rockstar dell’anno”, lasciando al premio Nobel per la pace Barack Obama e al Papa Benedetto XVI i due gradini più bassi del podio.

Un modo astuto per far parlare in giro della rivista, certo, e anche una provocazione per ironizzare sui fiumi d’inchiostro spesi negli ultimi mesi per commentare i dettagli più pruriginosi del “Sexgate”. Ma se il criterio di assegnazione fosse stato semplicemente quello del mito del “sex and drugs and rock&roll” applicato al potere, tra i premiati svetterebbe Piero Marrazzo, non certo il Papa. “Per noi la rock star è una persona che ha un’attitudine molto forte nei confronti della vitalità, una vitalità perfino eccessiva. E lui è così” spiega il direttore dei Rolling Stone Italia, Carlo Antonelli. Una vitalità che, unita ad altri miti nostrani, dal machismo latino a “Italians do it better”, consente ancora al settantatreenne presidente del Consiglio di esercitare un certo fascino nei confronti di larghe fasce di cittadini-elettori, uomini o donne che siano. La sua non irreprensibilità coniugale non è stata ancora oggetto di ricatto, non lo ha incenerito in un minuto come è accaduto alle governatore del Lazio, non lo ha abbattuto, nonostante gli sforzi di Repubblica. Gli è stata sufficiente, anzi, qualche sorridente parola su un palco per vanificare tanto lavoro: “Non sono un santo, speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica”, ha detto tempo fa. E tanto è bastato per trasformare una possibile clamorosa ammissione nell’abile chiusura di una querelle che già mostrava segni di stanchezza.

Gli uomini di Ezio Mauro, nel frattempo, sono tornati a concentrarsi sui temi classici delle leggi ad personam, con relative petizioni popolari, sui lodi Alfano e sui processi brevi. A dare nuova linfa alle polemiche da alcova sarà forse l’imperdibile libro di Patrizia D’Addario, la escort barese che già pochi giorni dopo le rivelazioni che la volevano partner del premier in notti bollenti aveva messo su uno spettacolino da esportazione per lucrare il più possibile dalla vicenda. Una specie di radiocronaca minuto per minuto, il libro “Gradisca, Presidente”, con tutti i dettagli pruriginosi, anticipati con velleità antiberlusconiane da Il Fatto Quotidiano, che nessuno vorrebbe perdersi per niente al mondo. Qualche fondamentale passaggio: “Esco e me lo trovo davanti. Mi blocca, torna a baciarmi, mi toglie il respiro, mi dice: «Basta, ora mando via tutti, voglio restare solo con te». Chiama Gianpi (…). «Penserò io al suo progetto» aggiunge il premier, «la sua vita cambierà, ha già sofferto tanto, ha bisogno di una mano, se lo merita». Ci avviciniamo al letto e mi invita a spogliarmi. Tolgo la sottoveste lunga e resto con quella corta. Insiste perché tolga pure quella, ma io resisto. Inizia una piccola lotta, di quelle fra innamorati, tenera, non violenta. Comincia a baciarmi con passione, le labbra, il collo, il seno. Mi aiuta a togliere la seconda sottoveste. mi slaccia il reggiseno, mi prende e mi infila sotto il piumone. Capisco che vuole condurre il gioco. (…) Più di una volta spero che si addormenti. Ma quando sembra che dorma, lì dove avete capito gli piace di più farlo, con la testa fra le mie cosce, si riprende, corre in bagno, si butta sotto la doccia fredda e riparte”.

Insomma, dalle (quanto attendibili?) righe della D’Addario esce la figura di un maturo, ma aitante amatore, che sembra disposto a sfruttare il suo potere per realizzare il sogno della sua partner occasionale in merito a un progetto immobiliare in Puglia. Ma che evidentemente poi non lo fa, se è vero che la D’Addario si vendica proprio con le rivelazioni a Repubblica e quindi con il libro. Domanda: come ne uscirà stavolta la Rockstar dell’anno? E il libro della D’Addario gioverà più all’immaginario italiota del Presidente tuttofare o sarà un buon assist per l’imminente No-B-Day del 5 dicembre? Meglio, molto meglio che gli avversari del Cavaliere tornino a occuparsi di politica.