Cerasa, l’equivoco liberale e la Rivoluzione antropologica

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Cerasa, l’equivoco liberale e la Rivoluzione antropologica

27 Maggio 2015

E dàgli con l’equivoco liberale. Anche Claudio Cerasa, direttore del Foglio, interviene su matrimonio gay e unioni civili riproponendo l’idea dell’accesso al matrimonio come diritto individuale negato. Lo stato liberale, sostiene Cerasa, non può pretendere di inserirsi nella vita privata dei cittadini. E fin qui ci siamo. Ma poi aggiunge: allora perché lo stato decide chi può sposarsi e chi no? Perché vietare ai gay la libertà del lieto fine matrimoniale?

Torniamo al punto su cui eravamo d’accordo: la coppia, omo o etero, o anche il triangolo e tutte le combinazioni amorose e sessuali possibili, e i pasticci sentimentali degli individui, non devono interessare lo Stato, che non è chiamato a regolare i rapporti personali e nemmeno a venirne a conoscenza. Esiste una sola eccezione alla regola, ed è l’istituto del matrimonio, perché alla società interessa la continuità generazionale, e la filiazione deve essere inserita in un quadro ordinato di diritti e doveri.

Il matrimonio, insomma, non è un diritto individuale, non è una forma di riconoscimento pubblico dell’amore, ma un’istituzione nata per tutelare i figli. Non esiste un divieto selettivo (tu sì, tu no), semplicemente la Costituzione afferma che la famiglia, cioè il luogo in cui si generano i bambini, è “la società naturale fondata sul matrimonio”. Si riconosce, cioè, qualcosa di scontato, di preesistente alla società e alle sue leggi, legato alla biologia: un uomo e una donna, se sono in coppia, possono generare figli, e i figli vanno protetti. L’istituto del matrimonio garantisce le parti deboli, distribuendo diritti e doveri.

La regola e l’eccezione, nel ragionamento di Cerasa, mi sembrano capovolti, come se lo stato volesse, con il matrimonio, garantire a tutti il “diritto alla coppia” e alla felicità sentimentale, e l’eccezione fosse rappresentata dal divieto per gli omosessuali.

Per questo le unioni civili, che nel ddl Cirinnà sono semplicemente il matrimonio sotto altro nome, prevedono sempre, prima o poi,  per legge o per sentenza, l’accesso all’adozione e soprattutto al nuovo mercato della procreazione. Si comprano ovociti, seme maschile, si affittano uteri, si fanno contratti, si pagano penali, perché i figli sono il vero obiettivo della richiesta di sancire con una legge la convivenza omosessuale. Le nuove possibilità offerte dalla fecondazione in vitro e il matrimonio gay sono legate dal filo rosso della rivoluzione antropologica, ed è di questo che dovremmo discutere, se davvero vogliamo capire il mondo nuovo.