Chàvez è avvisato: in Venezuela l’opposizione è tornata a votare
28 Settembre 2010
Era la quindicesima volta che in Venezuela si votava, nei 12 anni che sono trascorsi da quando Hugo Rafael Chávez Frías è stato eletto per la prima volta Presidente. Presidenziali, politiche, regionali, referendum costituzionali, referendum revocatori: quasi a voler dimostrare la rivendicazione dello stesso Chávez e dei suoi estimatori, secondo cui il Venezuela bolivariano è uno dei Paesi del mondo in cui si vota di più. D’altra parte, se guardiamo i dettagli di queste elezioni, scopriamo che il presidente venezuelano è andato al potere, ha imposto una nuova Costituzione e si è fatto riconfermare in modo non contestabile più o meno tra 1998 e 2000: per le prime sei di queste elezioni.
Sui risultati del referendum revocatorio e delle amministrative del 2004 pesarono infatti accuse di manipolazione e brogli. Le politiche del 2005 sono state per questo boicottate dall’opposizione. Le presidenziali del 2006 furono condotte in un contesto in cui Chávez manovrava gran parte delle risorse economiche e mediatiche. Il referendum costituzionale del 2007 vide la vittoria dell’opposizione: ma i dati del risultato furono ritardati fino a quando gli alti gradi delle Forze Armate non si imposero a Chávez, una proclamazione ufficiale non venne mai. Comunque il responso popolare fu by-passato da un nuovo referendum imposto con una interpretazione capziosa della Costituzione, che nel 2009 spuntò infine la possibilità di rieleggere il Presidente in modo indefinito. Nel frattempo, c’era stato il “pareggio” sostanziale delle amministrative del 2008, più Stati ai chavisti ma Stati più importanti agli antichavisti. Ma anche lì Chávez aveva accettato il risultato formale, per poi svuotarlo con una riforma che aveva privato della maggior parte dei poteri i governatori e sindaci dell’Opposizione.
Non si può dire che sia proprio dittatura: ma la democrazia vera è un’altra cosa. E anche al voto politico di domenica si è arrivati dopo che Chávez aveva fatto adottare una nuova legge elettorale che sovrarappresentava pesantemente le aree in cui il suo appeal elettorale è maggiore. Insomma, si sapeva che l’opposizione, raccolta nella Tavola dell’Unità Democratica (Mud), sarebbe rientrata in quell’Assemblea Nazionale dove era assente dal boicottaggio del 2005. Un boicottaggio che alla luce degli eventi successivi non può che essere giudicato sconsiderato, per il modo in cui ha consentito al colonnello di governare a colpi di decreti e leggi organiche, di fronte a un corpus unanime di deputati adoranti. Ma si sapeva pure che non ce l’avrebbe mai fatta a prendere la maggioranza in deputati, malgrado per la pessima situazione dell’economia e dell’ordine pubblico Chávez fosse ai livelli di popolarità minimi dal 2002. In questo senso, l’unico punto di contesa era se la Tavola sarebbe riuscita a impedire al partito chavista di conseguire quelle maggioranze qualificate che gli avrebbero consentito di continuare a imporre leggi organiche, nomine (110 seggi su 168) e decreti (102).
A quanto sembra, c’è riuscita. I dati provvisori danno 97 chavisti, 62 della Tavola, 2 di un altro partitino che ha rotto con Chávez senza entrare nella Tavola, e 7 deputati ancora da assegnare. L’opposizione ha rivendicato anche il 52% del voto popolare. Insomma, se si fosse votato anche per le presidenziali, Chávez sarebbe stato sconfitto. Otto ore sono però passate rispetto al termine annunciato, perché i risultati fossero resi noti. Conoscendo il personaggio, in molti hanno temuto che arrivasse qualche nuova manovra creativa. D’altra parte, oltre tre mesi passeranno prima che la nuova Assemblea Nazionale si insedi. E anche in questo intervallo c’è chi ha paura che Chávez possa combinare qualche pessima sorpresa.