Che cosa c’entra l’Atac nella nuova strategia dei 5 Stelle per vincere le elezioni

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Che cosa c’entra l’Atac nella nuova strategia dei 5 Stelle per vincere le elezioni

Che cosa c’entra l’Atac nella nuova strategia dei 5 Stelle per vincere le elezioni

28 Agosto 2017

Che cosa c’entra l’Atac nella strategia del M5S per vincere le elezioni? Domanda strana, no? Che però, se posta diversamente, inizia a diventare forse più comprensibile e interessante: e se per la stagnante e sempre più complicata situazione amministrativa di Roma, che di certo non sta facendo fare una bella figura ai cinquestelle, una via d’uscita fosse quella di arrivare al commissariamento del Comune? Andiamo con ordine. È sempre più chiaro che la strategia pentastellata per puntare a vincere le elezioni politiche del 2018 si snoda, sostanzialmente, attorno a tre punti: le elezioni regionali in Sicilia, la svolta “a destra” sul tema dell’immigrazione, e, non da ultimo, una soluzione alla sempre più spinosa situazione romana.

Gli ultimi sondaggi danno il M5S come primo partito in Sicilia con percentuali che oscillano tra il 34% e il 37%. Il che significa che in caso di vittoria, la Sicilia diventerebbe la prima regione a guida 5 stelle. Certamente un ottimo viatico in vista delle elezioni politiche che si terranno da lì a pochi mesi. Ma non basta. I big pentastellati si sono convinti che i voti da acciuffare per puntare alla vittoria a livello nazionale sono principalmente a destra. Soprattutto sul tema sempre più caldo dell’immigrazione. E in tale ottica è da leggere anche la netta posizione del vicepresidente della Camera Di Maio che, in merito agli scontri di Piazza Indipendenza a Roma, si è schierato apertamente dalla parte delle forze di Polizia senza il minimo accenno di critica sulle modalità dello sgombero (tra l’altro, con ogni probabilità concordate con il Viminale). Una posizione che ha spiazzato (e di fatto isolato) il collega di Movimento Fico che, invece, ha tuonato: “Uno Stato così non mi rappresenta”.

Divisioni interne a parte, la vera “palla al piede” nella corsa pentastellata alla guida del Paese è sicuramente Roma, dove gli innumerevoli cambi in giunta e l’inefficienza amministrative che, ad un anno dalla vittoria di Virginia Raggi, è ormai sotto gli occhi di tutti, certamente prestano bene il fianco a quanti tacciano il Movimento di non essere in grado di governare. Quindi è evidente che per Roma bisogna trovare una soluzione. Ed è qui che entra in scena l’Atac. E soprattutto l’ultimo assessore al bilancio epurato dalla giunta Raggi, ovvero Andrea Mazzillo, sostituito da poco da Gianni Lemmetti, ex assessore al bilancio del Comune di Livorno (sempre guidato dai cinquestelle).

Mazzillo ha più volte detto che sulla vicenda relativa al salvataggio dell’Atac “il comune rischia il commissariamento”. L’Atac, infatti, deve al Comune di Roma ben 429 milioni di euro. Il progetto dell’ex assessore al bilancio era quello di ristrutturare il debito Atac, ovvero di trovare delle modalità anche contabili per rendere quest’ultimo sostenibile nel tempo. Anche perché, facendo diversamente, ovvero optando per il concordato preventivo e portando i libri contabili in tribunale, il debito nei confronti di Roma Capitale diviene come gli altri, cioè non più privilegiato e quindi sarà l’ultimo ad essere onorato. Trattandosi di denaro pubblico, praticamente mai. E questa non è certo una situazione sostenibile per il bilancio capitolino, che non naviga proprio in buone acque. “Si rischia il dissesto” ha avvertito Mazzillo. E di conseguenza il commissariamento del Comune. Rischio che nessuno dei vertici 5 Stelle ha osato smentire. Tutti in silenzio. Silenzio rotto solo per comunicare la rimozione dall’incarico di Mazzillo e con lui anche il tramonto (almeno per ora) del progetto di ristrutturazione del debito dell’azienda di trasporto urbano.

Insomma, detto tutto ciò, sapendo che il Movimento è alla ricerca di una soluzione per uscire dal casino romano e vendendo che praticamente nessuno ha obiettato a Mazzillo nel merito, sorge un dubbio: non è che i cinquestelle stanno pensando al commissariamento come via d’uscita dal governo della città magari utilizzando proprio il caso Atac?  In questo modo uscirebbero dalla “trappola” del governo di Roma, potrebbero presentarsi come i sostenitori di un’Atac che resta in ambito pubblico e in cui si salvaguardano i posti di lavoro, e magari gridare al complotto contro di loro. Tutto sommato, una soluzione niente male.