Che cosa pensa Milano del Lodo, del Fatto, del Pd, di Rep. e di Berlusconi

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Che cosa pensa Milano del Lodo, del Fatto, del Pd, di Rep. e di Berlusconi

12 Ottobre 2009

Tempi burrascosi. E non è male farsi un’idea di quel che corre in testa alla gente. Ed è bene anche avere un minimo d’attenzione per i milanesi, un pezzo del popolo italiano che ogni venti anni contribuisce abbastanza al casino nazionale. Per dare un contributino a questo scopo mi riferisco innanzi tutto a esperienze e frequentazioni più o meno personali. Ogni tanto anche noi vecchiacci, grazie in particolare ai nostri amati figli, abbiamo la possibilità di scambiare qualche chiacchiera con i mitici trentenni. Recentemente, in una serata conviviale, ho parlato con una ragazza molto simpatica, intelligente, colta, dai tanti interessi, impegnata in un’attività creativa, che a un certo punto è saltata su a dire: ma che bel giornale è il Fatto.

Siccome il Fatto ha una grafica come i più plumbei quotidiani di oltre la Cortina di ferro negli anni Cinquanta, sembra una parodia delle parodie di Bracardi quando gridava: tutti in galera. Esprime il quoziente di intelligenza di un picchiatore da strada. Questo giudizio mi ha colpito molto.

In particolare mi ha ricordato quella scena del film Cabaret in cui Sally – Liza Minelli, Brian – Michael York e il nobile tedesco Maximilian von qualcosa (non mi ricordo il nome dell’attore) vanno in pieni anni Trenta a bere, nella provincia di Germania, una birra nel cortile di un’osteria di campagna. Il nobile Maximilian spiega a Sally e Brian che i nazisti sono una stronzata che passerà presto e quando ha finito la sua frase si leva un efebo biondo che intona, con voce angelica e ispirata: Il futuro appartiene a me. Man mano si allarga il campo e il ragazzino appare vestito nella divisa della Hitlerjugend e man mano tutto il cortile (tranne un signore che c’ha l’aria e il cappellino dei vecchi socialdemocratici) pieno di contadini, disoccupati e borghesi si leva a cantare insieme all’efebo alzando il braccio nel saluto al Fuerher.

Girando per le edicole milanesi si vedono in bella vista tante copie della robaccia padellarian-travagliesca (nazionalmente 40 mila abbonati, 80-90 mila copie in edicola), sulle panchine del parco, in tram, nei bar le persone dall’aria più livorosa non mancano mai di esibire l’organo dei manettari. Ma non ci sono solo loro, quelli con scolpito sul volto il loro odio e rancore, c’è anche la trentenne colta e intelligente. C’è sicuramente anche qualche efebo dall’aria angelica. Per ora non stanno affatto prevalendo, anzi, ma buttarci un occhio, è una preoccupazione più che saggia.

Non di rado scambio qualche impressione con vecchi e giovani interlocutori che dopo avere militato nel Pci, oggi sono alle prese con il difficoltoso compito di costruire una sinistra sotto la Madonnina. Un giovane – trentacinquenne – amico di vecchi amici mi racconta dei problemi che si incontrano a organizzare un “circolo” del Pd nell’area semicentrale milanese. A mettere insieme giovani sotto i trenta anni, a insegnare loro a ragionare, a fare una politica sulle cose concrete e con una visione. Ci abbiamo lavorato su un anno e mezzo – mi dice – su questo obiettivo, costruire un luogo dove ragionare, abbiano raccolto un centinaio di persone interessate a discutere seriamente, poi è partito il congresso, La Repubblica ha detto che bisognava iscriversi entro il 21 luglio per contare nel Pd e impedire derive “pacificatrici”, mi sono arrivati nel “circolo” un centinaio di professionisti radicalizzati e fuori di testa, capaci solo di moralismi d’accatto, Ignazio Marino ha preso oltre il 30 per cento di voti. Più che la Ragione poté la Repubblica.

La mia amata L. quando va in macchina ascolta la radio e ama le sensazioni più forti: Radio Maria, Radio Popolare e Radio Padania. L’altro giorno, dopo la bocciatura del Lodo Alfano, ascoltava Radio Popolare che aveva organizzato una serie di interviste a casalinghe frequentanti il mercato di un quartiere periferico milanese, dietro piazza Prealpi, ai bordi di Quarto Oggiaro. Praticamente quasi tutte le risposte delle casalinghe interpellate, erano: ma lasciate in pace quel povero Silvio. La radio estremista faceva del sarcasmo, la buttava in ridere, cercava di suscitare contraddizioni, ma la vox popolare era più forte della radiomanipolazione Popolare.