Che il fisco sia con voi

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Che il fisco sia con voi

02 Agosto 2007

Ricordo ancora con molta nostalgia il curato del mio
piccolo paese che premiava la nostra celerità nell’imparare l’atto di dolore,
lasciandoci entrare nel campetto dell’oratorio eccezionalmente anche la Domenica,
giorno di riposo e dedicato al Signore, diceva lui.

L’atto di dolore se non vado errato, implora il perdono
per “aver peccato in parole, opere ed omissioni”. A questo punto mi chiedo, la
mancata compilazione del 740 rientra nelle suddette omissioni, ed ancora,
esiste un apposito ufficio al ministero delle Finanze, dove solerti ispettori
delle tasse accolgono evasori pentiti ivi convenuti, per denunciare la propria
pena ed espiarla con un Pater Ave e Gloria?

Non sto farneticando a causa dei 40 gradi di questo
torrido agosto. Ma capitemi, abbiamo un Presidente del Consiglio che, ignaro
dello stato comatoso del suo esecutivo e dei danni che insieme alla sua
maggioranza sta procurando al Paese, non trova di meglio che discettare di
spiritualità del fisco e dei contenuti salvifici dell’Irpef. Pare inoltre che
sia in corso una causa di beatificazione del Viceministro Visco, sono infatti
in corso verifiche su alcuni miracoli che il Nostro avrebbe fatto, tipo tassare
il lavoro con l’introduzione del IRAP.

Ciò che dice Prodi è che anche la Chiesa deve fare la sua
parte contro l’evasione fiscale, e pare che si stia predisponendo un decreto
legge che imponga ai parroci di unire il sacro all’utile e durante le visite di
Pasqua, dopo la benedizione delle dimore, ci si segga al tavolo per una rapida
visita fiscale

Il deputato prodiano Franco Monaco ci dice addirittura
che nel caso di evasione fiscale sussiste almeno una delle tre condizioni che
definiscono il peccato mortale: la materia grave.

Sono battezzato e cresimato, ho studiato dai gesuiti e ne
sono fiero, vado in Chiesa e mi comunico con una certa frequenza, sono un
peccatore senza infamia e senza lode. Ma a questo punto mi chiedo. Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato?