Chi è Akhmad Zakayev, il leader ceceno arrestato in Polonia
18 Settembre 2010
Leggendo il titolo sui quotidiani online e i siti di news (a partire dalla Bbc) “Arrestato in Polonia un leader ceceno”, cosa viene in mente? Penseremo sicuramente che è finito in galera qualche barbuto estremista in mimetica, come Dokka Umarov (inserito nella lista nera dei ricercati per terrorismo anche negli Stati Uniti) o qualche altro esponente dell’Emirato del Caucaso, lo stesso che rivendica gli attentati contro i civili russi. Ad essere stato arrestato a Varsavia, invece, è un distinto signore in giacca e cravatta, che mai ha avuto a che fare con il terrorismo islamico. Un uomo che ha cercato, anzi, di contrastare la sua crescita in Cecenia. Che ha condotto trattative di alto livello con il governo russo. E che lo stesso presidente ceceno filo-russo, Ramzan Kadyrov, rivuole in patria, considerandolo importante ai fini della riconciliazione nazionale. La polizia polacca ha arrestato ieri Akhmad Zakayev, premier del governo ceceno in esilio. Non lo ha prelevato perché complottava, o trafficava armi, o pianificava attentati, ma mentre si accingeva a partecipare a un congresso internazionale sul Caucaso, un evento a cui erano stati invitati esponenti della diaspora cecena, intellettuali e politici russi, attivisti per i diritti umani, l’ultimo presidente sovietico, il premio Nobel Michail Gorbachev, l’ex presidente ceco Vaclav Havel.
Lo scopo del forum internazionale era sensibilizzare il Consiglio d’Europa, l’Osce e l’Onu sull’escalation nella guerriglia nel Sud della Russia, al fine di trovare una soluzione pacifica al conflitto, creando un Consiglio per il Caucaso. Il forum auspicava anche l’istituzione di un tribunale speciale per i crimini di guerra in Cecenia. Tutt’altro che intenti bellicosi, dunque. Le finalità del “Congresso Mondiale di Varsavia” non sono in contraddizione con il prossimo “Congresso Mondiale del Popolo Ceceno” (simile anche nel nome) che si terrà il prossimo mese a Grozny, promosso da Ramzan Kadyrov. Il prossimo forum avrà un’agenda più limitata, ma mirerà comunque alla riconciliazione fra i ceceni pro-russi e la leadership indipendentista in esilio, al fine di favorire una riconciliazione nazionale.
Perché Zakayev è stato arrestato? Perché è ricercato dalla Russia. Il premier del governo ceceno in esilio, ex attore, ha iniziato la sua carriera politica nel 1994 come ministro della Cultura della Repubblica Cecena di Ichkeria, appena autoproclamatasi indipendente dalla Russia. Quando le truppe della Federazione attaccarono Grozny nel 1994 partecipò alla resistenza armata e iniziò una rapida carriera militare, fino ai vertici dell’esercito indipendentista. Svolse un ruolo fondamentale nella riconquista di Grozny nel 1996, la battaglia che indusse l’ex presidente russo Eltsin, dietro consiglio del generale Lebed, a giungere ad un accordo di compromesso con la piccola repubblica separatista. Fu sempre Zakayev a negoziare con i russi il primo accordo di pace a Khasav Yurt. In qualità di vicepremier ceceno, firmò al Cremlino il trattato di pace nel 1997. Allora i russi lo riconoscevano, anche ufficialmente, come un interlocutore legittimo. Il mandato di cattura fu emesso nei suoi confronti nel 2001, quando era già iniziata da due anni la II Guerra Cecena e Zakayev era già all’estero dopo l’occupazione militare di Grozny. Il Cremlino lo ricerca, ufficialmente, per la sua attività militare del 1994-1996, accusandolo di terrorismo e crimini di guerra. Riparato in Gran Bretagna, nel 2002 Zakayev fu arrestato e processato per un’eventuale estradizione. Ma la giustizia britannica, lungi dal dimostrare la sua colpevolezza, provò la sua innocenza, smontando tutti i capi d’accusa della magistratura russa. Dal 2003, Zakayev, divenuto, nel frattempo, premier del governo della Repubblica Cecena di Ichkeria in esilio, è rifugiato politico in Gran Bretagna. Mai si sarebbe aspettato di essere arrestato a Varsavia, per di più nel corso di un congresso internazionale sulla pace nel Caucaso. In un’intervista rilasciata a Radio Free Europe, il 15 settembre, aveva smentito i timori per un suo prossimo fermo, che già era nell’aria: le autorità polacche lo avevano avvertito che avrebbe potuto essere arrestato, a causa del mandato internazionale di cattura emesso da Mosca. “Sono già qui in Polonia” – aveva dichiarato – “sono qui legalmente e non intendo nascondermi alle autorità del Paese in cui sono entrato con un regolare visto di ingresso”. E’ stato fermato dalla polizia proprio mentre si recava al commissariato per farsi identificare.
Questo evento apre un contenzioso diplomatico fra Polonia e Gran Bretagna nell’ambito dell’Unione Europea. Come possibile che un membro dell’UE riconosca lo status di asilo politico a un dissidente e un altro membro lo arresti? Varsavia si giustifica con argomenti molto formali, dimostrando tutta la sua riluttanza. “A causa del mandato di cattura, la polizia era obbligata ad arrestarlo e a portarlo in procura”, sostiene il portavoce della polizia polacca Mriusz Sokolowski. E il premier liberale Donald Tusk risponde alle richieste dei giornalisti, sulla sua intenzione di estradare o meno in Russia Zakayev, con quello che sembra un gioco di parole: “La procedura di estradizione non è la stessa cosa dell’estradizione”. Varsavia smentisce ogni pressione estera (russa) nella vicenda: “La decisione è stata presa in linea con gli interessi nazionali polacchi e con il nostro senso della giustizia. Non stiamo assecondando l’interesse di altri”, ha spiegato ieri mattina Tusk. Ma che piega stanno prendendo gli interessi polacchi? Sin dallo scorso anniversario dell’eccidio di Katyn e dopo il tragico incidente che ha causato la morte dell’ex presidente Lech Kaczynski, è sempre più evidente la riconciliazione fra Russia e Polonia. Nei prossimi mesi è prevista una visita ufficiale a Varsavia del presidente Dmitri Medvedev. E il ministro degli Esteri Sergej Lavrov aveva già avvertito, in termini chiari che: “I rappresentanti della cosiddetta Repubblica Cecena di Ichkeria in Europa stanno cercando di organizzare un evento che non aiuterà a normalizzare la situazione nel Caucaso del Nord e mira piuttosto ad alimentare ulteriori disordini” (corsivo aggiunto, ndr). Dunque, nel nome della normalizzazione dei rapporti con la Russia, è possibile che la Polonia sia venuta meno al suo principio di dare voce e ospitalità ai dissidenti della galassia ex sovietica. Finora Varsavia era stata la città della speranza per quanti, da Mosca a Kiev, da Tbilisi a Grozny, cercano un podio da cui criticare apertamente e pubblicamente il Cremlino, senza timore di essere uccisi o arrestati. Lo sarà ancora?