Chi è Vegas e perché sbarca alla Consob
18 Novembre 2010
Non rilascia spesso interviste ma con garbo declina le richieste. Giuseppe Vegas è abituato a stare dietro le quinte, a lavorare sodo perché per anni è stato impegnato a mantenere l’impalcatura delle manovre difendendole dagli attacchi dei parlamentari, dai famosi assalti alla diligenza che Giulio Tremonti, in parte, ha fermato con la riforma della legge di stabilità e bilancio.
A Vegas l’esposizione mediatica non interessa, non cerca visibilità, semmai punta a far trapelare quanto di buono è stato fatto sul fronte dei conti pubblici. Ma gli piace farlo, conti alla mano. Del premier (e dal premier) è considerato un “fedelissimo” ma a lui, quell’aggettivo piace solo se applicato ai numeri. Praticamente impossibile fargli indossare l’abito del commentatore politico: Vegas preferisce parlare di crisi, ma economica, non politica. Difficile vederlo ospite in un talk show perché a lui la politica piace farla dentro il Palazzo.
Equilibrato, pacato e con competenze specifiche nell’area della finanza e della sua regolamentazione, ha fatto della lunga esperienza in Parlamento, il trampolino di lancio per passare da guardiano dei conti pubblici a vigilante delle società quotate. Tanto che la designazione di un politico in servizio attivo come Vegas (ancora sottosegretario all’Economia) alla guida della Consob ha un solo precedente: il senatore democristiano Enzo Berlanda, che aveva una lunga esperienza alla commissione finanze e che peraltro non ricopriva incarichi di governo, nel 1992 divenne presidente della Consob.
Più tecnico dei tecnici, Vegas è anche un grande mediatore. Il ponte di collegamento, l’intermediario, tra il presidente del Consiglio e il ministero dell’Economia. Fino a ieri è stato impegnato nel seguire le manovre di politica economica del Governo (tra i protagonisti,nei giorni scorsi alla Camera dove seguiva i non semplici lavori sulla Legge di Stabilità) come sempre aveva fatto, cercando talvolta di quietare i ministri avvelenati per i tagli. Anche qui, un mediatore. Già sottosegretario di Stato e successivamente viceministro per l’Economia e le Finanze nei governi Berlusconi II e III, ha infatti seguito sempre direttamente tutte le manovre finanziarie e di bilancio dal 2001 al 2006 e i principali provvedimenti riguardanti pubblico impiego, federalismo, patto di stabilità interno, spesa sanitaria. Milanese, 59 anni, è laureato in giurisprudenza a Milano, è entrato in Senato come funzionario nel 1978. Nel governo Dini del 1995 è stato sottosegretario prima alle Finanze poi al Tesoro. Nel 1996 fu eletto al Senato nelle liste di Forza Italia e da allora è sempre stato rieletto in parlamento.
Preparato, infaticabile lavoratore, s’è sempre battuto per un fisco equo e sempre ha condiviso la priorità di portare a termine la ‘rivoluzione fiscale’ voluta da Berlusconi. Ed è anche per questo che dopo la parentesi all’opposizione con il Governo Prodi, con il ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi, nel 2008, Vegas ritrova la sua poltrona da viceministro. Perché Vegas deve molto proprio alla sua fama (guadagnata sul campo) di tecnico affidabile. Fin da quando a scoprirlo fu l’allora presidente della Commissione Bilancio del Senato, Silvano Baroli, uno dei nomi della prima ora dell’avventura berlusconiana. Quando nel 1996 fu costretto da vicende familiari a rinunciare alle elezioni, Baroli volle, però, designare il suo successore al seggio senatoriale e lo indicò in quel tecnico brillante, da sempre iscritto al Pli, che era Vegas, suo stretto collaboratore nella commissione.
Ironico e pungente, quando gli chiedemmo di commentare i dati in negativo sulle previsioni di crescita del Pil per il 2009 e 2010 (correva l’anno 2008 e i guardiani dei conti pubblici erano Romano Prodi, premier, Padoa Schioppa , ministro del Tesoro, e Vincenzo Visco, viceministro dell’Economia) usò questa metafora: “Mette finalmente in evidenza l’enormità di spese sotto il tappeto, che il tesoretto non esiste e che i dati per 2007 erano abbelliti, come succede quando alle finestre si mettono le tendine e sui balconi i fiori ma dentro la casa ci sono i topi”. Uno dalla battuta sempre pronta, Vegas. A parte oggi, che in Transatlantico, invitato dai cronisti a commentare la sua nomina alla guida della Consob, ha risposto di "essere felice ma anche un minimo triste".