Chiesa e globalizzazione vanno di pari passo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Chiesa e globalizzazione vanno di pari passo

28 Febbraio 2008

Voluto da Pio XII all’interno
dell’Università Lateranense come organo accademico incaricato di definire
l’azione della Chiesa nel contesto storico, il Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis compie cinquant’anni.

Per l’occasione il 28 e il 29
febbraio, presso l’aula Pio XI della Lateranense, si svolgerà un Convegno
internazionale dal titolo “L’uomo, via di Cristo e della Chiesa. Cinquant’anni
del Pontificio Istituto Pastorale
Redemptor Hominis
”. Le due giornate verteranno sulle due specializzazioni
d’eccellenza dell’Istituto: la teologia pastorale e la dottrina sociale della
Chiesa. Il 28 febbraio, il preside dell’Istituto, Monsignor Dario Edoardo
Viganò, introdurrà alcuni tra i maggiori teologi pastoralisti europei che animeranno
il confronto sull’approccio metodologico dell’Istituto e sullo stato della
teologia pastorale oggi. Il 29 febbraio sarà dedicato alla dottrina sociale della
Chiesa, con un importante dibattito moderato dal vicedirettore del TG5 Andrea
Pamparana, in cui i professori Renato Brunetta, Stefano Zamagni, Rocco
Pezzimenti e Mario Toso rifletteranno, “a quarant’anni dalla Popolorum
Progressio”, su “Sviluppo integrale dell’uomo e interdipendenza globale dei
popoli”. Il dibattito sarà preceduto da una prolusione del vescovo di San
Marino-Montefeltro monsignor Luigi Negri e si concluderà con una celebrazione
presieduta dal Rettore magnifico dell’Università Lateranense, monsignor Rino
Fisichella.

Flavio
Felice, docente di “Dottrine Economiche e Politiche” all’Istituto Redemptor Hominis dell’Università
Lateranense, tra i promotori del convegno, spiega le ragioni fondamentali di
questa iniziativa.

Che messaggio vuole lanciare il titolo del convegno?
La questione fondamentale che
verrà affrontata al convegno sarà che cosa deve fare la Chiesa, nel mondo e nel
tempo di oggi, per essere fedele alla sua missione? Affermare che “l’uomo è la
via di Cristo e della Chiesa” significa recepire e attuare l’insegnamento del Concilio
vaticano II, che afferma “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera
luce il mistero dell’uomo” (GS 22). Cristo è la verità dell’uomo e l’uomo è la
via per la quale Cristo salva l’uomo stesso. Tutto ciò che riguarda la vita
dell’uomo è dunque via di salvezza: le relazioni che fanno la Chiesa, ma anche
il lavoro, la famiglia, la cultura, la comunicazione… tutto questo interessa
alla Chiesa perché interessa a Cristo: “Con la sua Incarnazione, infatti, il
Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (GS 22). La questione
dell’uomo – di chi egli sia, di che cosa sia fatta la sua vita – è dunque il
messaggio del Convegno. 

Come s’inseriscono lo sviluppo economico e la
globalizzazione nella Dottrina Sociale della Chiesa?

In definitiva, lo sviluppo
economico, per la dottrina sociale della Chiesa, sarebbe parte rilevante di una
prospettiva antropologica più ampia della mera contabilità – in termini
monetari – della ricchezza prodotta, tanto a livello nazionale quanto a livello
internazionale. Per questa ragione, per una sua adeguata comprensione,
necessiteremmo di criteri di giudizio aggiuntivi rispetto a quelli forniti
dalla scienza economica, criteri che investono il pieno sviluppo della
personalità umana: il tema della soggettività creativa della persona, del valore
soggettivo ed oggettivo del lavoro e dell’assunzione del ragionevole rischio e
della conseguente responsabilità nell’agire economico, sono tutte espressioni
che la moderna dottrina sociale della Chiesa ha tematizzato negli ultimi cento
anni e che ogni giorno necessitano di essere ricompresi e praticati da tutti
coloro che ne riconoscono la validità teorico-pratica. Di qui una nozione di
interdipendenza globale tra persone e popoli che rivela una prospettiva
tutt’altro che pessimistica nei confronti dei moderni processi di
globalizzazione, sia sul piano economico, sia su quello politico ed
etico-culturale. 

Quali sono gli ostacoli che la teologia pastorale deve
oggi superare nel compimento della sua missione di guida dei cristiani nel
mondo?

Vi è una questione
fondamentale che riguarda la natura e l’identità della teologia pastorale. Di
fatto, questo aggettivo (“pastorale”) apre un vasto campo di usi: dai sussidi
per il catechismo, all’organizzazione del lavoro dei parroci e dei sacerdoti,
alle varie attività di una comunità cristiana, alla sensibilità/attenzione per
il destinatario quando si tratta di progettare un’azione ecclesiale.
Dunque, un primo ostacolo
riguarda proprio l’ambiguità del termine, che va ricondotto al suo specifico,
che è la riflessione progettuale dell’agire che ha come soggetto la comunità
cristiana. Dunque, non solo i pastori o il comparto clericale, ma tutti i
battezzati, diversamente impegnati nella missione ad intra e ad extra della
Chiesa.
Un secondo ostacolo riguarda
lo statuto della disciplina e il metodo grazie al quale elaborare e produrre i
modelli di azione, che dovrebbero essere il frutto della riflessione pastorale.
Senza una disciplina e senza un metodo adeguato, l’agire della chiesa rischia
di ritrovarsi inefficace, o dispersivo o, peggio ancora, non connotato
cristianamente.