Chiesa. Il Vaticano annuncia rilettura di Galileo
29 Gennaio 2009
di redazione
"Auspico di riuscire a fare, al di là della dimensione mitologica, un punto della vicenda per ripartire da un altro tipo di rapporto tra scienza e Chiesa". È questo l’obiettivo che si pone l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, presentando il convegno internazionale di studi "Il caso Galileo. Una rilettura storica, filosofica, teologica" organizzato dall’Istituto Stensen dei gesuiti di Firenze in programma nel capoluogo toscano dal 26 al 30 maggio. Una occasione secondo l’arcivescovo "per ridefinire quello che fu un errore e aprirci verso un nuovo tipo di rapporto con la scienza".
"Il caso Galileo Galilei – aggiunge – deve riportarci all’autocritica del passato senza reticenze e deve essere fatta senza la mitologia ma con analisi contestuale, filologico ed ermeneutico". Con l’obiettivo di "aprirsi al dialogo reciproco" dopo 400 anni si ritroveranno insieme 18 autorevoli istituzioni storicamente coinvolte, e a parlare di Galileo Galilei 33 interventi dei massimi esperti e studiosi mondiali del tema. Teologi, storici, filosofi. Tra gli altri George Coyne, Evandro Agazzi, Nicola Cabibbo, Claus Arnold, Paolo Prodi, Adriano Prosperi, Annibale Fantoli, Jean-Robert Armogathe, Horst Bredekamp, Michele Ciliberto, Paolo Rossi e Paolo Galluzzi.
Le relazioni prenderanno in considerazione il periodo che va dalla condanna copernicana del 1616 al processo del 1633, dalla genesi del processo analizzandola nella cultura italiana, francese ed inglese del ‘600, alla lettura del caso Galileo tra Otto e Novecento passando per il Concilio Vaticano II fino alla ‘riabilitazionè del 1992.
Sarà un momento di analisi e di confronto per superare quella secolare divisione tra Galileo e Chiesa, nonostante Papa Woytila nel 1992 abbia "riabilitato" Galileo Galilei, riconoscendo che la sua condanna fu il frutto di una "tragica incomprensione reciproca tra lo scienziato pisano e i giudici dell’Inquisizione".
"Galileo Galilei fu tra i primi membri dell’Accademia dei Lincei che pubblicò alcune delle prime opere – spiega Nicola Cabibbo, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze – Con lui l’astronomia passa dall’essere geometrica a fisica. Un passaggio presagito da Giordano Bruno". Ma con gli studi di Galileo Galilei si introduce un’altra novità: l’uso del mezzo meccanico, il cannocchiale.
"Il cannocchiale non era uno strumento nuovo ma fino ad allora nessuno aveva pensato di puntarlo verso il cielo – sottolinea Paolo Rossi dell’Università degli Studi di Firenze – Proprio l’idea dello strumento meccanico per studiare le cose nuove fa fatica ad essere accettato. L’uso del mezzo ‘meccanicò già nei tempi di Platone era considerato ‘vilè. Con quel mezzo Galileo vide la luna e la definì ‘un’altra terrà con luci, ombre e rilievi".
Una scoperta troppo moderna per quel periodo. Ora, invece, i tempi sono ritenuti maturi dalla Chiesa per una nuova considerazione della figura di Galileo e dell’intero caso, per farlo niente di più indicato di questo anno, definito dall’Assemblea delle Nazioni Unite l’anno internazionale dell’Astronomia.
L’inaugurazione del convegno avverrà nella basilica di Santa Croce a Firenze, pantheon dei sommi italiani, mentre il convegno si svolgerà nel Palazzo dei Congressi di Firenze.
L’evento finale si terrà sabato 30 maggio a Villa il Gioiello ad Arcetri, l’ultima dimora di Galileo, dove alcuni dei relatori si confronteranno sul caso Galileo nella contemporaneità, sui rapporti tra Chiesa e le prospettive della ricerca bio-tecnoscientifica.
Con Firenze anche Pisa e Padova saranno le città protagoniste delle celebrazioni galileiane attraverso l’organizzazione di importanti manifestazioni culturali internazionali con l’obiettivo di "affrontare tutti i temi – conclude Rossi – senza nessuna censura per rileggerli e analizzarli tutti".