Chiesa. Papa: “La volontà di Dio è più importante della nostra”

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Chiesa. Papa: “La volontà di Dio è più importante della nostra”

05 Aprile 2009

In un tripudio di rami di palme e canti solenni, papa Benedetto XVI ha attraversato in processione una piazza San Pietro che si va progressivamente riempiendo di fedeli, dando inizio alla messa che apre la settimana della Pasqua.

Lo scenario è suggestivo: sul sagrato dell’altare, davanti alla Basilica Vaticana, è stato creata, grazie al contributo della Regione Puglia, una piccola oasi di verde, con ulivi, peschi in fiore, ortensie, ciclamini, orchidee. Qui il Pontefice è giunto alla testa di un lungo corteo di cardinali e vescovi, ciascuno con in mano un "parmurelo" di Bordighera e Sanremo, composizione di foglie di palma intrecciate a mano.

Il Papa ne aveva una alta tre metri, i porporati stringevano piante di un metro e mezzo, più piccole le composizioni dei presuli. La domenica delle Palme coincide anche con la Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a livello diocesano: oggi prima della messa a San Pietro, una delegazione di giovani cattolici provenienti da Sydney (dove nel luglio scorso si è svolto l’ultimo incontro a livello internazionale) hanno consegnato ai coetanei spagnoli la croce, simbolo della Giornata della Gioventù che si svolgerà a Madrid nell’estate del 2011.

Durante l’omelia della Messa delle Palme a San Pietro, Papa Benedetto XVI ha sottolineato come non esista "una vita riuscita senza sacrificio". "Se getto uno sguardo retrospettivo sulla mia vita personale, devo dire che proprio i momenti in cui ho detto sì ad una rinuncia sono stati i momenti grandi ed importanti della mia vita", ha confessato, rivolgendosi alla folla di migliaia di persone presenti in piazza San Pietro, tra cui molti giovani.

Ratzinger ha sottolineato come l’universalità della Chiesa, la sua "cattolicità" deriva anche dalla rinuncia a porre come assoluto se stessi. "Ciò richiede – ha osservato – che tutti ci accogliamo a vicenda, rinunciando a qualcosa di nostro". Benedetto XVI, commentando poi la vigilia di Cristo nell’Orto degli Ulivi, ha ricordato come Gesù stesso si sentisse spinto a chiede che gli fosse risparmiato "il terrore della Passione". "Anche noi – ha osservato – possiamo pregare in questo modo. Anche noi possiamo lamentarci davanti al Signore come Giobbe, presentargli tutte le nostre domande che, di fronte all’ingiustizia nel mondo e alla difficoltà del nostro stesso io, emergono in noi. Davanti a Lui – ha detto – non dobbiamo rifugiarci in pie frasi , in un mondo fittizio. Pregare – ha concluso – significa sempre anche lottare con Dio, e come Giacobbe possiamo dirgli: ‘Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto’ ".

"La volontà di Dio è più importante della nostra volontà e del nostro pensiero", ha detto il Papa. "Alla fine la gloria di Dio, la sua signoria – ha affermato Ratzinger – in una la sua volontà è sempre più importante e più vera che il mio pensiero e la mia volontà". "Ed è questo l’essenziale – ha aggiunto – nella nostra preghiera e nella nostra vita: apprendere questo ordine giusto della realtà, accettarlo intimamente; confidare in Dio e credere che Egli sta facendo la cosa giusta; che la sua volontà è la verità e l’amore; che la mia vita diventa buona se imparo ad aderire a quest’ordine. Vita, morte e risurrezione di Gesù sono per noi la garanzia che possiamo veramente fidarci di Dio. È in questo modo che si realizza il suo Regno".