Ci sono fior di quattrini di mezzo se Mentana vuol “tornare” a Matrix
26 Maggio 2009
No, questa volta non andrà come con Santoro. La pronuncia del Tribunale di Roma che ordina il reintegro di Enrico Mentana alla conduzione di Matrix ha in effetti molti punti di contatto con quella che ha contribuito alla nascita di Annozero, a partire da quello stesso avvocato, Domenico D’Amati, che da anni furoreggia in questo tipo di azioni legali.
Nel caso specifico, però, sono volati gli stracci tra il giornalista e l’azienda (privata) per cui ha lavorato negli ultimi 18 anni e nessuna delle parti coinvolte pensa davvero a un ritorno da figliol prodigo: si tratta di una mera questione di soldi o, per dirla con più eleganza e ipocrisia, di un “punto d’onore”.
La ricostruzione dei fatti resa da Enrico Mentana, del resto, rende chiari i termini della vicenda. “Se dovessi vincere – aveva fatto sapere il giornalista qualche settimana fa – Mediaset potrebbe risolvere il contratto immediatamente. Ma voglio che siano loro a dire che mi mandano via. Mi sono dimesso da direttore editoriale, dopodiché mi hanno licenziato da conduttore di Matrix”.
Mediaset ha già annunciato che appellerà questa decisione in tutte le sedi competenti, ma se dovesse andare a finire come tra la Rai e Santoro, risolverà certamente il contratto versando a Mentana la sua brava montagna di quattrini. In questo caso avrà prevalso la tesi del conduttore “dimissionato”, cioè indotto a sbattere la porta da un preciso atteggiamento dell’azienda.
Il fatto, come noto, si consumò nel giro di poche ore la sera del 9 febbraio scorso, quando la morte di Eluana Englaro mandò in fibrillazione Mentana, che chiese di andare in onda subito, facendo sfumare la puntata in corso del Grande Fratello, e ricevette il fermo diniego da parte dell’emittente, di fronte al quale si dimise polemicamente da direttore editoriale, ottenendo un immediato e inatteso sì e, a seguire, un solerte benservito anche dalla conduzione di Matrix.
La decisione di Mediaset di inserire il poco conosciuto Alessio Vinci, volenteroso ma un po’ impersonale, nel ruolo di conduttore supplente di certo non ha aiutato a far digerire ai fedelissimi di Matrix l’improvvisa frattura, nonostante la sostanziale continuità negli ascolti, di recente sottolineata con orgoglio da Fedele Confalonieri. In compenso, Mentana, trovatosi improvvisamente fuori dai giochi, ha pensato bene di indossare la bandana da guerrigliero della rivoluzione, entrando, dopo la bellezza di 13 anni di libera direzione del più importante telegiornale Mediaset e 4 di realizzazione e conduzione del principale magazine giornalistico, nella schiatta dei censurati di Berlusconi, sulla scia dei vari Biagi e Luttazzi. Un travestimento un po’ forzato per uno che, nelle lunghe stagioni all’interno delle stesse mura, ha avuto modo di condividere e sposare la gestione dell’informazione da parte del Biscione, così come avrebbe avuto modo di denunciarne le eventuali efferatezze.
La denuncia, però, è arrivata solo dopo la personale defenestrazione e, per giunta, nelle roventi pagine di un libro, proprio come quei best seller americani in cui la moglie tradita si vendica del coniuge famoso dando alle stampe il resoconto delle peggiori nefandezze perpetrate ai suoi danni durante gli anni del matrimonio.
“Non mi sento più di casa in un gruppo che sembra un comitato elettorale, dove tutti ormai la pensano allo stesso modo e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo”, sostiene Mentana nell’accorata lettera scritta a Confalonieri nell’aprile dello scorso anno, ma resa nota solo nelle scorse settimane a mo’ di rappresaglia e racchiusa nelle pagine del libro-vendetta.
Mediaset, si sa, non è mai stata il tempio dell’assoluto pluralismo dell’informazione: è un peccato che il più importante e influente giornalista di questo gruppo abbia deciso di sorvolare sull’argomento per tre lunghi lustri, facendolo sapere al popolo giusto un minuto dopo essere stato messo alla porta.