Cina off limits. A quando “abbraccia un italiano”?
07 Novembre 2020
di Cominius
Cina “vietata” agli italiani. La Cina ha sospeso in via temporanea l’ingresso nel suo territorio dei cittadini residenti in Italia in possesso di visti e permessi di soggiorno cinesi per motivo di lavoro, affari privati e ricongiungimenti familiari. L’ambasciata e i consolati cinesi in Italia non provvederanno più a fornire i servizi di vidimazione della “dichiarazione sullo stato di salute”, necessaria per rientrare in Cina. La stretta, si legge in un annuncio sul sito dell’ambasciata a Roma, è dovuta alla nuova ondata di Covid-19 in Europa e ha già interessato altri Paesi come Gran Bretagna e Belgio.
Così abbiamo letto sul Messaggero in questi giorni.
Nei social cinesi dilaga la parola d’ordine “abbraccia un italiano” e nei ristoranti di Pechino e Shangai c’è la fila per ordinare involtini alla romana, spaghetti al ragù, pizza e lasagne, per solidarietà contro le discriminazioni verso gli italiani e per combattere il razzismo latente in questo tipo di provvedimenti. Il popolo cinese infatti non ha dimenticato la generosa campagna di apertura e di solidarietà a contrasto delle richieste di blocco di voli e persone provenienti dalla Cina nel febbraio scorso. La campagna #abbracciauncinese fu caldamente sostenuta dal sindaco di Firenze Nardella e fu rafforzata dal supporto scientifico di Stefania Pezzopane, autorevole esponente aquilana del PD. In questo contesto gli “involtini primavera” divennero la bandiera o di molti esponenti e semplici cittadini democratici, consapevoli che il vero virus non era il corona, ma il pregiudizio e il razzismo.
Questo con tutta probabilità non lo leggeremo da nessun parte. Ma non ce lo scorderemo facilmente.