Cinque cliché da sfatare per ripensare il cattolicesimo
09 Novembre 2008
Visto da fuori, il Vaticano sembra resistente al cambiamento e sordo agli scandali. Ma, in verità, la più antica istituzione religiosa del mondo somiglia poco alla chiesa misteriosa immaginata dai teorici della cospirazione. Oggi il Cattolicesimo attrae milioni di nuovi fedeli che abbracciano come credo le tradizioni clericali del dibattito e dell’indipendenza. Sono almeno cinque i cliché che
E’ vero, il Cattolicesimo sta diminuendo in Europa, e perderebbe terreno anche negli Stati Uniti se non fosse per gli immigrati, soprattutto gli ispanici. Secondo un recente studio del Foro ecclesiastico il 10% degli americani sono ex-cattolici. Questo declino però è stato più che bilanciato dalla crescita in Africa, Asia e America Latina. Solo nell’Africa sub-sahariana, il numero di cattolici è aumentato di uno sbalorditivo 6.700% nel secolo scorso, da 1.9 milioni a 130 milioni di persone.
Quello a cui stiamo assistendo non è una contrazione del Cattolicesimo ma, piuttosto, lo spostamento del suo centro di gravità demografico. Quella che un tempo era una religione ampiamente omogenea, concentrata tra Europa e Nord America, è oggi una fede davvero universale. Nel 1900, solo il 25% dei cattolici viveva nei paesi in via di sviluppo, oggi siamo al 66% e la cifra sta salendo. Tra qualche decina di anni, i nuovi centri del pensiero teologico non saranno più Parigi e Milano, ma Nairobi e Manila.
Oggi però i tassi di fertilità nei paesi in via di sviluppo stanno precipitando, perciò è improbabile che il Cattolicesimo possa mantenere gli stessi tassi di crescita spettacolari durante i prossimi cento anni. In parti dell’America latina, Africa, Asia, il Cattolicesimo sta per essere sorpassato dai suoi concorrenti, specialmente dalle crescenti chiese evangeliche e pentecostali. Tuttavia, la sfida più grande per
Il Cattolicesimo è di destra. Solo in parte. Dipende dalla definizione di “destra” e, in relazione a questo, della Chiesa di cui parliamo. E’ vero che le strutture istituzionali del Cattolicesimo sono istintivamente conservatrici. Nel XIX secolo Papa Gregorio XVI effettivamente bloccò la costruzione delle ferrovie e della illuminazione a gas nello Stato pontificio per timore di quello a cui avrebbero potuto portare queste innovazioni "innaturali". E’ anche vero che su questioni controverse come l’aborto, i matrimoni omosessuali e la ricerca sulla cellule staminali embrionali, le posizioni ufficiali del cattolicesimo si collocano solidamente con la destra culturale.
Tuttavia
Persino le posizioni ufficiali della Chiesa cattolica difficilmente riuscirebbero a ricevere un chiaro via libera dai conservatori comuni. Papa Giovanni Paolo II è stato il principale critico di entrambe le guerre del Golfo. Papa Benedetto XVI ha denunciato la "falsa promessa" del capitalismo e del libero mercato in stile americano ma si è anche distinto come eloquente ambientalista. Nel frattempo
I vescovi e i teologi insistono che, data la complessa gamma della dottrina sociale cattolica,
Nel mondo, le diocesi e le parrocchie talvolta sono grandi proprietari terrieri, e la chiesa gestisce una vasta rete di scuole, ospedali e centri di servizi sociali. Tale infrastruttura può generare dei numeri che possono impressionare. Nel 2001 il reddito annuo dei programmi cattolici negli Stati Uniti giunse a 102 miliardi di dollari. Tuttavia la maggior parte di questi programmi o pareggiano appena o addirittura vanno in rosso, in parte perché spesso vengono realizzati per popolazioni dal basso reddito e per le minoranze. Fuori dall’Europa e dagli Stati Uniti la maggior parte delle diocesi e delle parrocchie tirano avanti con budget da quattro soldi, per non parlare dei missionari che spesso vivono in aree remote in disperata povertà.
I cattolici "dal papa in giù" suggeriscono periodicamente che
Gli apologeti potrebbero argomentare che, in questi casi, ciò che è cambiato sono le circostanze storiche e non i principi essenziali. In ogni caso qualcosa di importante ha aperto una strada. Di solito una pressione che monta dalla base alla fine scoppia e determina una svolta, come è accaduto durante il Concilio Vaticano II a metà degli anni Sessanta. Improvvisamente
Il Vaticano è avvolto di segretezza. Non proprio. In realtà il Vaticano è molto meno riservato della maggior parte delle altre istituzioni che hanno una portata globale, il governo degli Stati Uniti, per esempio, o
E nemmeno quando ci prova il Vaticano è troppo capace di mantenere i propri segreti. E’ una burocrazia, dopotutto, piena di gente dogmatica e fortemente determinata. Prima o poi la maggior parte delle cose salta fuori (c’è un famoso detto secondo cui "Roma è una città in cui tutto è un mistero e niente è un segreto"). Nell’estate del 2007 Papa Benedetto XVI promulgò una decisione attesa da molto tempo con cui veniva dato ai preti il permesso di celebrare l’antica messa in latino. Ma nel momento in cui venne ufficializzata, comunque, la storia era già divenuta meno rilevante visto che il contenuto della decisione era trapelato sulla stampa mesi prima e perciò era stato già abbondantemente sottoposto a uno scrutinio esaustivo.
Il problema con il Vaticano non è la sua segretezza quanto la sua assoluta singolarità. E’ diverso da qualsiasi altra istituzione con cui si possa entrare in contatto, con la sua storia, la sua lingua e i suoi ritmi. Se non si conosce la differenza tra il punto di vista dei Gesuiti e quello dei Domenicani sul tema della Grazia nel XVI secolo, per esempio, o tra "Cotta" e "Alba", dentro il Vaticano ci si troverà spesso dinanzi a conversazioni estremamente difficili da capire. O se non si sa che il sottosegretario nella maggior parte degli uffici è la persona che svolge il vero lavoro può risultare difficile seguire le intricate faccende della Chiesa. Il trucco per decifrare il Vaticano è conoscere a fondo la sua cultura. Farlo significa sollevare facilmente il velo di segretezza che lo circonda.
Il Cattolicesimo è ossessionato dal sesso. No, siete voi ad esserlo. Prima della rivoluzione sessuale del 1960 la maggior parte delle persone avrebbe considerato molto strana l’idea del Cattolicesimo come qualcosa di pudico. L’antico rimprovero verso i cattolici era quello che fossero decisamente propensi ai piaceri della carne, specialmente del sesso e dell’alcool, a differenza dei più astemi Protestanti. Come ha scritto il poeta Hilaire Belloc "laddove splende il sole cattolico ci sono sempre risa e buon vino rosso". Quando i critici di oggi accusano il Cattolicesimo per le sue posizioni bigotte uno immagina i veri puritani che, rigirandosi nella tomba, disprezzavano
Dal 1960, comunque, il Cattolicesimo è stato coinvolto in una controversia pubblica dopo l’altra sulle faccende sessali come i diritti dei gay, le questioni di genere, la famiglia, l’aborto, la contraccezione, l’inseminazione artificiale e altri punti scottanti dell’etica sessuale. Gli insegnamenti cattolici che un tempo etichettavano la persona media come moderata e perfino permissiva, ad esempio incoraggiando ad avere una famiglia numerosa, oggi sembrano positivamente antiquati alla maggior parte degli osservatori.
Il fatto è che gli insegnamenti sul sesso e sul genere sono contestati perfino all’interno della Chiesa stessa. Alcuni sondaggi dimostrano che una solida maggioranza di Cattolici, perlomeno negli Stati Uniti, non è d’accordo con le posizioni ufficiali della Chiesa su questioni come la contraccezione, la fertilizzazione in vitro e sul matrimonio per i sacerdoti. Maggioranze più ristrette vorrebbero l’ordinamento delle donne al sacerdozio e si oppongono senza mezzi termini all’aborto. E quando i Cattolici americani puntano su un candidato sia le faccende della vita privata sia le questioni di giustizia sociale, come l’assistenza per le famiglie in difficoltà e le riforme per l’immigrazione, vengono messe sullo stesso piano. Così come, nella maggior parte dei casi, l’opinione pubblica cattolica è molto più differenziata e tollerante di quanto venga compreso abitualmente.
Se da qualche parte rimane un atteggiamento ossessivo verso il sesso è sicuramente nella cultura popolare non certo nella Chiesa. Durante il primo anno del suo papato, Benedetto XVI ha usato la parola "Africa" quattro volte più di quanto abbia fatto con la parola "sesso". Tuttavia quest’ultima parola era riferita ad un unico documento che proibiva il sacerdozio ai gay ed è stato questo l’argomento che ha dominato sulla stampa. Il collegamento tra sesso e religione semplicemente vende bene e non è affatto giusto biasimare la chiesa per questo.
Il Cattolicesimo, inoltre, non è una gigantesca corporation. Gli assetti delle diocesi in giro per il mondo non appartengono al Papa ma ai vescovi e questo può dargli una considerevole autonomia in faccende amministrative. Nel 2001, per esempio, Roma ha ordinato all’Arcivescovo di Milwaukee di fermare la ristrutturazione della sua cattedrale perché non ne approvava il progetto. L’arcivescovo rispose che era lui quello che pagava gli appaltatori per cui Roma doveva farsi gli affari suoi.
Perfino all’interno del Vaticano gli uffici operano abbastanza indipendentemente uno dall’altro. Talvolta la mano sinistra di Roma davvero non sa, o non approva, cosa sta facendo la mano destra. Durante gli anni di Giovanni Paolo II, per esempio, lo stesso direttore di cerimonie del papa spesso ha proposto messe papali che ignoravano i cambiamenti suggeriti dall’ufficio di politica liturgica del Vaticano. E chiunque abbia prestato attenzione alle ondeggianti risposte da parte del Vaticano in merito alla crisi per gli abusi sessuali è verosimilmente giunto a un’impressione di incoerenza interna piuttosto che di stretto controllo dall’alto.
Probabilmente la migliore definizione che si può dare della Chiesa è riassunta dalla vecchia battuta secondo cui il Cattolicesimo è "una monarchia assoluta moderata da una disobbedienza selettiva". Dietro l’indipendenza locale e le cangianti risposte agli scandali c’è quasi sempre un impressionante grado di vivace dibattito. Fintantoche
John L. Allen Jr. è senior correspondent per il National Catholic Reporter e senior analyst per la CNN.
Tratto da "Foreign Policy" (Novembre-Dicembre 2008)
Traduzione di Daniela Masciale e Fabrizia B. Maggi