Col nuovo Patriarca il dialogo tra cattolici e ortodossi migliorerà

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Col nuovo Patriarca il dialogo tra cattolici e ortodossi migliorerà

04 Febbraio 2009

Quali previsioni si possono fare circa il dialogo cattolico-ortodosso dopo che martedì 13 gennaio il Metropolita Kirill è stato eletto Patriarca di Mosca e di tutte le Russie?  La mia ipotesi è che migliorerà e che avrà come primo terreno di dialogo la dottrina sociale più che altre ed alte questioni teologiche.
Nel 2005, il cardinale Renato Raffaele Martino e il vescovo Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, hanno incontrato personalmente il neo Patriarca Kirill, allora Metropolita di Smolensk e “ministro degli esteri” della Chiesa ortodossa russa. I due alti prelati di curia erano a Mosca per presentare la traduzione in russo del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, che la Chiesa cattolica aveva pubblicato nell’ottobre del 2004. Poco prima, il Gruppo insediato dal Santo Sinodo e presieduto proprio dal Metropolita di Smolensk Kirill, a seguito di un lavoro di cinque anni, aveva redatto “I Fondamenti della Concezione Sociale”, che sarebbe stato approvato dal Concilio dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Russa, tenutosi a Mosca dal 13 al 16 agosto 2001. Si trattava del primo documento di dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa, una specie di Rerum novarum ortodossa. Dietro questo documento c’era la volontà e la guida di Kirill. A quell’importante documento, erano poi seguiti “I fondamenti della dottrina della Chiesa ortodossa russa sulla dignità, la libertà e i diritti dell’uomo”, approvato dal Concilio dei vescovi svoltosi a Mosca dal 24 al 20 giugno 2008.

Durante quegli incontri e contatti a Mosca, il vescovo Crepaldi teneva una conferenza sulle profonde affinità, accanto a qualche diversità di accento dettate anche da motivi storici, tra la dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa e la Dottrina sociale della Chiesa cattolica, in particolare con il Compendio. Affinità e convergenze che sono state verificate anche in un lungo colloquio con il Metropolita Kirill, in cui era stata anche ventilata l’ipotesi di una dichiarazione comune delle due Chiese sull’Europa.  
Il Patriarca Kirill è fautore di una significativa presenza pubblica dell’ortodossia e, seppure con un certo ritardo rispetto alla Chiesa cattolica, ha guidato la Chiesa di Mosca ad una profonda riflessione sulle implicazioni etico-sociali della religione. Su questo punto egli si incontra con Benedetto XVI – ben visto dagli ortodossi anche per la sua “passione” per i Padri della Chiesa – e lo fa nel campo della dottrina sociale. Sarà interessante, per esempio, vedere come verrà accolta a Mosca la prossima enciclica sociale di Benedetto XVI di imminente pubblicazione.

Ci si può anche azzardare a prevedere quali saranno i due temi principali di convergenza: la tutela della vita e le radici cristiane dell’Europa. Ambedue le chiese ritengono che la società europea non possa fare a meno di Dio, non per un ossequio stanco ad una religione del passato, ma per essere pienamente se stessa. Senza il cristianesimo, l’Europa dimentica il proprio passato e fatica a costruire con fiducia un proprio futuro. Anche la Chiesa ortodossa russa è nelle morse del relativismo e i praticanti sono solo il 10 per cento. Non a caso il recente documento sui diritti umani mette in grande evidenza i “limiti” della libertà, insistendo molto sulla libertà di scelta che deva andare insieme alla libertà dal male.
Tra le due dottrine sociali, quella ortodossa e quella cattolica, esistono varie diversità di accenti. L’ortodossa non ha nessuna storia specifica alle spalle, non ha ancora riflettuto a fondo sulla “natura” della dottrina sociale e non ha conosciuto nessun Concilio Vaticano II, per cui non sempre è attenta a distinguere tra piano secolare e piano religioso, coltivando un atteggiamento sospettoso verso il mondo senz’altro maggiore dei cattolici. Però le convergenze sulla  famiglia, la vita, la bioetica, la democrazia sono significative, come pure, naturalmente, la comune ispirazione evangelica e patristica.

Kirill ha avuto un largo consenso, è stato infatti eletto con 508 voti contro 169. Il suo mandato è di proseguire sulla strada dell’unità – è stato votato anche dai vescovi dell’Ucraina, una chiesa fortemente caratterizzata dalle divisioni – ma anche di insistere sulla educazione, sulla presenza nella società e, se così possiamo dire, nel favorire un certo “illuminismo” ortodosso, teso non solo a difendere quella Chiesa dagli attacchi della modernità, ma anche a tessere alleanze per  una ripresa. E’ questa una strada sulla quale la Chiesa cattolica si è collocata da tempo.