“Comandare è meglio che far l’amore”? Per molti potenti non è così

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“Comandare è meglio che far l’amore”? Per molti potenti non è così

“Comandare è meglio che far l’amore”? Per molti potenti non è così

23 Ottobre 2011

“Comandare è meglio che far l’amore”, è più o meno la traduzione di un noto proverbio siciliano. Eppure, ci sono potenti che in nome dell’amore, o spesso solo del sesso, si possono giocare proprio il potere. La direzione del Fondo Monetario Internazionale, un regno, un incarico di primo ministro, una candidatura. Oppure, al contrario, che mettono l’attrazione fisica al servizio della propria scalata al potere. Oppure che ostentano la propria capacità amatoria come simbolo del proprio potere. Oppure che cercano di usare il potere per risolvere i guai in cui li ha messi la propria esuberanza fisica. Oggi come ieri: un ieri talmente lontano che può arrivare ai tempi dell’Egitto faraonico, all’epoca d’oro della democrazia ateniese, all’inizio di Roma. E anzi, sebbene la Storia evolva, è sorprendente scoprire quanto certe vicende si assomigliano a secoli e perfino millenni di distanza. Alcuni dei più famosi e emblematici scandali di sesso e politica sono presentati in questo libro: dalla faraona Haschepsut, che visse 3500 anni fa e fu bersaglio della più antica vignetta ingiuriosa della Storia, al caso Strauss-Kahn”.

Da Venus Ford a Donna Rice (pp.107-111).

Anche su George Washington è saltato di recente fuori che potrebbe avere avuto un figlio di nome West da una schiava nera adolescente che si chiamava Venus Ford. La tesi, sostenuta dalla memoria orale dei discendenti di West, è però in contrasto con l’asserita sterilità del primo presidente Usa, che non ebbe figli dalla moglie, madre invece due volte in un precedente matrimonio. C’è dunque il dubbio che la storia sia una leggenda, o che il figlio fosse di qualcun altro, o ancora che il Washington padre di West fosse non George ma suo nipote George Augustine. Comunque, se qualcosa di vero c’è, all’epoca rimase celato.

Il primissimo scandalo sessuale della storia politica degli Stati Uniti, invece, è quello di Alexander Hamilton, il primo segretario al Tesoro, grande artefice del modello federale, che nel 1791 a 34 anni inizia una relazione con la ventitreenne Maria Reynolds. Sposato lui, sposata lei; ma la donna si è rivolta a Hamilton in cerca di aiuto, perché il marito James Reynolds maltratta lei e i figli. Ex ufficiale di commissariato dell’esercito rivoluzionariocoinvolto in traffici di vari tipi, Reynolds a quel punto ricatta l’amante della moglie, facendosi pagare 1000 dollari pur di non rivelare quella storia che potrebbe compromettere la reputazione di Hamilton. Ma dopo un po’ rilancia il ricatto, chiedendogli di essere complice di una sua speculazione. Hamilton rifiuta indignato, raccontando invece tutto a una Commissione del Congresso cui arriva addirittura a consegnare le lettere d’amore tra lui e Maria. E la Commissione si impegna a tenere segreta la vicenda. Ma James Monroe, futuro presidente, la racconta in privato a Jefferson, che di Hamilton è acerrimo nemico. Jefferson passa quindi il materiale a Callender, proprio quello stesso giornalista che in seguito tirerà fuori la sua storia con Sally, e che nel 1797 racconta la tresca di Hamilton in un libello. Hamilton risponde con un contro-pamphlet in cui smentisce le accuse di corruzione ma in cui deve invece confermare la tresca con Maria, pur scusandosene. Intanto Maria ha divorziato da Reynolds in un processo dove l’avvocato è stato Aaron Burr, governatore dello Stato di New York, e in seguito vicepresidente. Nel 1804 proprio alcuni commenti negativi fatti da Hamilton su Burr durante una cena porteranno a una sfida a duello in cui lo stesso Hamilton sarà ucciso.

Al 1830-31 risale invece l’Affare gonnella (Pettycoat Affair), cioè il matrimonio tra il senatore John Eaton e Margaret ‘Peggy’ O’Neale, che è appena rimasta vedova di un ufficiale diMarina. Alcuni pettegolezzi arriveranno addirittura a dubitare sulla morte del militare, avvenuta ufficialmente per polmonite, ma su cui aleggiano sospetti di suicidio. Tuttavia la ragione vera dello scandalo sta nel fatto che per la mentalità dell’epoca il matrimonio è avvenuto troppo a ridosso del decesso. Le nozze però sono state consigliate e benedette dal presidente Andrew Jackson, molto amico dei coniugi. E quando la moglie del vicepresidente John Calhoun lancia una coalizione antiPeggy tra mogli di ministri che si impegnano a boicottare la ‘vedova allegra’ in società, Jackson per sostenere Eaton lo nomina addirittura segretario alla Guerra. Anche sua moglie è stata chiacchierata per essersi risposata con lui all’epoca in cui il suo primo matrimonio non era ancora forse legalmente sciolto, e secondo lui è per queste chiacchiere che lei è morta di infarto poche settimane dopo l’elezione. Quando vicepresidente e tutti i ministri meno uno per protesta si dimettono, lui li sostituisce in blocco. Ci rimetterà in particolare Calhoun, perché sarà il suo successore alla vicepresidenza, Martin Van Buren, a diventare presidente dopo Jackson.

Nel 1850 si svolge la storia dei due senatori James Buchanan e William Rufus King, l’uno della Pennsylvania, l’altro dell’Alabama, che vivono per quindici anni nella stessa casa di Washington in tale intimità che si diffonde la voce di una loro relazione omosessuale. Jackson li sfotte apertamente: Signorina Nancy e Zia Fancy li chiama. Tra le lettere che i suoi parenti hanno distrutto ne sopravvive una di Buchanan del 1844, al momento in cui l’amico è partito come ambasciatore in Francia: «Ora sono solo e abbandonato, non ho più nessun compagno con me in casa. Ho cercato di corteggiare diversi gentiluomini, ma non ho avuto successo con nessuno di loro. Sento che non è bene per un uomo stare da solo; e non ci sarà da stupirsi se alla fine mi troverò sposato con qualche vecchia zitella che possa assistermi quando sono malato, provvedere buoni pranzetti per me quando sto bene, e non aspettarsi da me nessuna affezione ardente o romantica». Malgrado le chiacchiere, King diventerà comunque vicepresidente degli Stati Uniti nel 1853, pur morendo di tubercolosi dopo appena quarantacinque giorni di mandato. Buchanan invece sarà presidente tra il 1857 e il 1861, il periodo in cui inizierà la secessione del Sud.

Un forte argomento polemico durante la campagna elettorale del 1884 riguarda la storia di un bambino di cui il candidato democratico Grover Cleveland dieci anni prima si è accollato il mantenimento, figlio di una madre nubile di nome Maria Crofts Halpin. Il nome del bambino è Oscar Folsom Cleveland: Cleveland come lui, ma Folsom come il suo stretto amico Oscar Folsom. I repubblicani gli cantano nei comizi una strofetta: «Ma’, ma’, dov’è pa’»; lui, consigliato di dire ‘tutta la verità’, allora spiega: non si sa chi sia il padre – la donna ha avuto relazioni con una quantità di uomini compreso Folsom – ma il bambino se l’è accollato lui perché era l’unico scapolo tra i tanti. Cleveland, un ex sceriffo che una volta ha impiccato un delinquente con le proprie mani, sarà comunque eletto, e i suoi sostenitori modificheranno la strofa sfottitoria: «Andato alla Casa bianca/ ah ah ah». Due anni dopo, il quarantanovenne Cleveland sposerà Frances, la figlia di Folsom, che ha ventotto anni meno di lui. Sconfitto nel 1889, riuscirà però a tornare alla Casa bianca nel 1893: l’unico presidente degli Stati Uniti a essere stato in carica per due mandati non consecutivi, oltre che unico presidente degli Stati Uniti a essersi sposato nel periodo della sua permanenza alla Casa bianca.

Un presidente notoriamente circondato di amanti è il repubblicano Warren Harding, eletto nel 1920. Si conoscono i nomi di almeno tre delle sue donne. Carrie Phillips, in particolare, non solo possiede una quantità di sue lettere d’amore, ma potrebbe far saltare fuori imbarazzanti compromissioni di Harding con i tedeschi nella Prima guerra mondiale. Quando gli arriva la nomination e Harding rivela ai boss del partito quell’altarino, questi allora si rivolgono alla donna per comprarne il silenzio. E lei ottiene in cambio un vero e proprio stipendio, oltre al finanziamento per un lungo viaggio in Asia e nel Pacifico assieme al marito. Poi c’è Francis Russell; e ancora Nan Britton, figlia quest’ultima di un amico di Harding, infatuata di lui fin da ragazzina, e che racconterà che proprio Harding è il padre della bambina che ha avuto. Assillato non solo dalle donne ma anche da una quantità di altri scandali, Harding morirà di infarto dopo due anni di presidenza.

Ma la prima volta che uno scandalo sessuale impedisce a un politico americano di diventare presidente risale al 1987. Fascinoso avvocato cinquantunenne e senatore democratico del Colorado, Gary Hart alle primarie parte a razzo, ma quando sui giornali si inizia a parlare di sue scappatelle extraconiugali, in un’intervista al ‘New York Times’ sfida i giornalisti dicendo: «Pedinatemi allora. Non me ne importa. Sto parlando sul serio. Se qualcuno vuole mettersi alle mie costole, si faccia avanti. Avrà di che annoiarsi». Questo il 3 maggio, il giorno dopo che due giornalisti del ‘Miami Herald’ appostati davanti alla sua residenza di Washington vedono uscire la ventinovenne Donna Rice, modella e attrice di film pubblicitari, che poi si scoprirà averlo conosciuto durante una raccolta di fondi. «Non l’avevo vista entrare»dice Hart, e la moglie lo sostiene. Ma i cronisti continuano la posta, e l’8 maggio sul ‘National Enquirer’ compare una sua foto con Donna seduta sulle sue ginocchia, scattata alle Bahamas a bordo dello yatch Monkey Business. Hart in una conferenza stampa infuocata attacca i giornali, e gli americani all’inizio gli danno ragione: un sondaggio fatto a caldo rivela che per il 64% c’è stato accanimento della stampa, e che per il 53% la capacità presidenziale non dipende dalla fedeltà coniugale.

Perfino Richard Nixon, del partito opposto ma vittima del Watergate, gli farà le sue congratulazioni per il modo in cui ha gestito quella situazione difficilissima. Ma Hart fa l’errore di ritirarsi. Quando a dicembre ci ripensa, dicendo «lasciamo che sia il popolo a decidere», le primarie in New Hampshire gli lasciano un misero 4% e lui rinuncia definitivamente. Vincerà la nomination democratica Michael Dukakis, poi travolto da George Bush. E nascerà dunque una barzelletta, sulla risposta di Donna Rice a chi gli chiede per chi abbia votato: «With my heart I voted for Bush, with my bush I voted for Hart». Gioco di parole: «Con il mio cuore ho votato per Bush; con il mio bush [letteralmente ‘cespuglio’, ma facile metafora per il pube femminile] ho votato per Hart [che si scrive in modo diverso, ma si pronuncia in modo quasi identico a heart, ‘cuore’]. Qualche anno dopo Donna tornerà ai valori cristiani della sua adolescenza, dando la colpa della sua ‘depravazione’ a una violenza subita da adolescente e ad alcune altre cattive compagnie frequentate. Oggi è attivissima presidente di una Ong molto impegnata nella lotta contro la pornografia. È diffusa la convinzione che in realtà tutto lo scandalo contro Hart sia stato montato dai servizi segreti.

In libreria dal 20 ottobre 2011 Sesso e Potere Grandi scandali di ieri e di oggi di Maurizio Stefanini (Boroli, pp.176, Euro 14).