“Com’è bello far l’amore”, la commedia made in Italy che non invidia nulla agli Usa
12 Febbraio 2012
Nel cinema italiano funzionano soltanto due tipologie di film. Una benissimo, l’altra un po’ meno. La prima è la commedia, poco importa se modellata sulle tendenze provenienti dal piccolo schermo. Basta vedere i dati economici mostruosi sin oggi ottenuti da “Benvenuti al Nord”, che da tre settimane macina un vortice di biglietti impressionante (negli incassi ha già superato i 25 milioni di euro, e si appresta a superare il già stellare risultato del precedente “Benvenuti al Sud”). E che dire dei 12 milioni di euro di “Immaturi – Il viaggio” di Paolo Genovese? Un tempo “Mission Impossible – Protocollo fantasma” si sarebbe mangiato tutto e tutti. Oggi a stento riuscirà a incassare la metà degli “immaturi”.
La seconda tipologia dell’attuale cinema italiano è il genere poliziesco, al quale appartiene “ACAB – All Cops Are Bastards” di Stefano Sollima. Il genere “polziottesco all’italiana” fu inventato negli anni Settanta (epoca in cui il cinema italiano decise di spiaggiarsi, vittima dell’ideologia, e non della televisione commerciale come molti si ostinano a scrivere), e rappresentò al meglio i veri “anni di piombo”. Malavita organizzata, piccola criminalità metropolitana, diffusione della droga e delle armi, rapine eclatanti e sanguinose, sequestri spettacolari, gangster mitici come Renato Vallanzasca, le cui gesta finivamo sulle prime pagine dei giornali. Poi la crisi, sino al successo prima librario (2002), in seguito cinematografico (2005) e infine televisivo (2008-2010) di “Romanzo criminale”, scritto da Giancarlo De Cataldo, portato sul grande schermo da Michele Placido e ridotto in serialità sul piccolo schermo da Stefano Sollima.
Ormai questa duplice tipologia riassume l’intera produzione nazionale. La commedia, preferibilmente giovanile (lo spettro generazionale parte dallo spirito adolescenziale a tocca la punta estrema dei cinquantenni), rappresenta il cinema commerciale. Il “neo-poliziottesco” il cinema d’autore. Tutto il resto che non rientra nelle due categorie ha poco senso, è figlio della causalità, destinato a restare figlio unico, poiché manca di continuità. Nella scorsa stagione il miglior film d’autore italiano è stato “This Must Be the Place” di Paolo Sorrentino. Film italiano, sicuri? Girato integralmente in America, recitato in inglese, con una star del cinema americano (Sean Penn) e una storia tipicamente americana. Di italiano il film ha solo il nome del regista.
Questa premessa a cosa serve? A parlare della nuova commedia “Com’è bello far l’amore” di Fausto Brizzi, scrittore, sceneggiatore e regista di successo, che sino ad oggi non ha sbagliato un progetto: “Notte prima degli esami” I e II (2006, 2007), “Ex” (2009), “Maschi contro femmine” (2010), “Femmine contro maschi” (2011). La nuova commedia racconta i rapporti in apparenza perfetti tra due quarantenni, Andrea (Fabio De Luigi) e Giulia (Claudia Gerini). Fra di loro tutto sembra scorrere senza problemi, tra lavoro, vita domestica, case, coccolato figliolo. Sembra, ma non è. Sotto le lenzuola siamo entrati nell’era glaciale. Come rimettere a posto la situazione e far tornare nuovamente la passione? Visto l’andazzo ci vorrebbe un miracolo. Ed eccolo materializzarsi, nelle sembianze di Max (Filippo Timi), un vecchio amico di Giulia, trasformatosi inaspettatamente in divo della pornografia. Se serviva una cura per la sessualità, Max è quanto di meglio c’è sul mercato. Tematica bollente, direte? Ma figuriamoci. Una puntata di Chiambretti spesso fa arrossire molto di più.
Con tutta probabilità “Com’è bello far l’amore” sarà il film più visto della settimana. E non è un male. Negli ultimi venti anni gli italiani al cinema hanno dovuto identificarsi con commedie americane, non sempre pregevoli, giocate su problemi, manie, mode, aspettative, paure e follie dei protagonisti, di un’età compresa tra gli anni del college a quelli della crisi di mezza età, che poi altro non erano che le categorie sociali frequentanti le sale cinematografiche. Adesso l’industria nazionale si è attrezzata. Non passeranno certo alla storia commedie come “Com’è bello far l’amore”. Però sul piano professionale c’è poco da dire. Occupano uno spazio, e battono bandiera italiana.