Come resistere alle lobby della spesa

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Come resistere alle lobby della spesa

22 Dicembre 2013

Caro Direttore,

la delusione del commissario per la spending review Carlo Cottarelli per le modifiche introdotte nell’esame parlamentare della legge di stabilità rispetto alle finalità di utilizzo dell’ormai noto fondo “taglia-cuneo” non può che suscitare piena solidarietà. Tagliare davvero la spesa in Italia è, per certi versi, come tentare di svuotare l’oceano con un secchiello.

Le sessioni di bilancio sono da sempre il teatro in cui gli appetiti e le più svariate pulsioni di spesa trovano cittadinanza e una ridda di interpreti. A poco sono serviti i divieti e i limiti al contenuto dei documenti di bilancio introdotti nelle leggi di contabilità. L’atavico vizio di concentrarsi sugli incrementi di spesa al margine, sugli interventi localistici e micro-settoriali, piuttosto che sulle priorità e sulle grandi questione strategiche, sembra non essere stato ancora estirpato. Naturalmente, oggi a causa dei vincoli di bilancio e dei meccanismi di  sorveglianza europei, le dimensioni di  questo “assalto alla diligenza” sono assai più contenute. Ma la sostanza non cambia. Ed è invece  proprio da qui che dobbiamo tutti partire se vogliamo raddrizzare una volta per tutte l’albero storto della nostra finanza pubblica e porre le basi per una crescita sostenibile e duratura.

Senza una strategia chiara, diretta a convogliare tutte le risorse derivanti dalla spending review e dalla lotta all’evasione alla riduzione delle tasse e, segnatamente, al taglio del costo del lavoro,  il nostro Paese perderà ogni chance di potersi rialzare e competere nei mercati globali. E’ questo il nostro “tallone di Achille” e se non lo rimuoviamo al più presto rischiamo di restare nei prossimi anni inchiodati a percentuali di crescita da prefisso telefonico. I tagli alla spesa non possono essere utilizzati per generare nuova spesa, ancorché con finalità diverse e anche meritevoli. Occorre invece adottare un approccio selettivo, nel quale contenimento della spesa e riduzione della pressione fiscale procedano di pari passo. Il legame tra minore spesa e minor prelievo deve essere reso evidente, poiché solo in tal modo è possibile facilitare l’accettazione delle misure da parte dell’opinione pubblica e valutarne l’impatto complessivo in termini macroeconomici e distributivi.

Non posso dunque che rinnovare i miei auguri di buon lavoro al commissario Cottarelli e assicuragli che da parte del Nuovo Centrodestra avrà tutto il possibile sostegno affinché la spending review non si limiti a una operazione di cosmesi dell’esistente, volta solo a limare sprechi e inefficienze, ma possa davvero divenire l’elemento qualificante e strategico dell’agenda 2014. Solo così sarà possibile intervenire significativamente sul livello della pressione fiscale che ha senza dubbio superato, per usare un espressione cara a Luigi Einaudi,  il “punto critico”, e imprimere per questa via lo slancio necessario a far uscire il Paese dalla spirale di recessione (o comunque di bassa crescita) in cui si trova imbrigliato da troppi anni.

Naturalmente, anche su questo terreno sarà decisiva la realizzazione delle riforme. Istituzioni più forti sono infatti anche maggiormente in grado di resistere alle pressioni di lobbies, corporazioni e gruppi di interesse per l’approvazione di nuove spese o la conferma di quelle già approvate, che rischiano non solo di vanificare qualunque politica di rigore di bilancio, ma soprattutto di subordinare l’interesse generale dei cittadini, che oggi reclamano a gran voce l’abbattimento della pressione fiscale, alla sommatoria di tanti interessi particolari verso l’aumento della spesa pubblica.

(Tratto da Corriere della Sera)