Come ti escludo il cristiano ovvero il nuovo Egitto dei Fratelli musulmani
03 Dicembre 2011
Un affluenza record quella registrata nelle giornate di voto, ovvero lunedì e martedì scorsi, che ha superato di netto il 70% degli elettori egiziani aventi diritto e che ha visto l’impiego e la disposizione sul campo dei militari dell’esercito egiziano per la messa in sicurezza dell’ordine duranrte le interminabili colonne di persone, in attesa di votare, fuori dai seggi e per sorvegliare ed impedire eventuali brogli elettorali.
Un processo elettorale, quella egiziano, che si presenta però fin dall’inizio ambiguo e sui generis, mostrando delle caratteristiche assai lontane dagli idealtipi democratici occidentali. Risulta ad esempio particolarmente strana la mancanza di rappresentanza politica di alcune minoranze di cittadini presenti nel millenario paese faraonico, tra cui quella secolare dei cristiani egiziani copti, che non hanno avuto modo di potersi candidare e neppure di formare un partito proprio per concorrere“democra-ticamente” alla composizione delle future camere parlamentari nel processo elettorale in corso.
Un’involontaria casualità e distrazione, dovuta al grande numero di partiti in lizza alle elezioni (in tutto 42 ma molti raggruppati nelle 4 principali alleanze)? Oppure si è trattato di un voluto “vizio di forma”? Non si sa. Comunque il sicuro vincitore delle elezioni egiziane sarà comunque l’islam politico.
I Fratelli Musulmani costituiscono una delle più importanti organizzazioni conservatrici e moderate islamiche dell’Egitto e attraverso il partito Libertà e Giustizia, avrebbero ottenuto la maggioranza relativa dei voti al Cairo, nella città di Luxor, a Port Said e nell’area del canale di Suez. Un portavoce di questo gruppo egiziano, che si richiama al dovere di fedeltà ai valori islamici tradizionali, ha dichiarato di aver ottenuto complessivamente circa il 40% dei voti, una percentuale superiore alle stime precedenti alle elezioni (che attribuivano loro circa un terzo dei voti) e che potrebbe essere leggermente esagerata, dato che in molti seggi si terranno i ballottaggi solo la prossima settimana.
Il secondo partito sarebbe occupato da al-Nour, il partito che rappresenta gli integralisti salafiti, un movimento di riforma ottocentesco che oggi coincide con il fondamentalismo islamico, e che in questa tornata elettorale avrebbe sfiorato quota 25-30% circa dei voti. Il terzo posto sarebbe occupato dal partito laico del Blocco Egiziano, che raggruppa dentro di sé tutti i movimenti sociali e politici il più possibile distaccati e lontani dall’ottica di applicare la sharia (la legge islamica) per governare il paese, tra questi sono presenti alcuni esponenti della minoranza copta egiziana.
La percentuale di voto presunta a loro favore si attesta circa al 35-40%, punteggio non abbastanza forte per ostacolare la maggioranza relativa conquistata dal gruppo compatto ed unito dei Fratelli Musulmani, considerando inoltre che il terzo polo del Blocco Egiziano è composto da numerose e diverse correnti politiche all’interno di quest’alleanza creata, ed in tal modo i voti si disperdono tra i vari piccoli gruppi. I risultati provvisori, ad oggi, mostrano comunque che i Fratelli Musulmani sono diventati la principale forza politica in Egitto dopo la caduta di Mubarak, di cui avevano costituito una delle opposizioni principali già durante il suo regime: all’apice della loro influenza, nel 2005, erano stati in grado di portare in Parlamento già 88 loro deputati.
Difficilmente, una volta terminato il farraginoso e lungo meccanismo elettorale egiziano, saranno ascoltate, da chi prenderà il potere e si assumerà l’incarico di guidare l’Egitto, le parole di ammonimento e di invito del premier turco Recep Tayyip Erdogan, espresse durante una sua visita al Cairo, che ha caldamente consigliato di adottare per il nuovo stato egiziano che verrà, una visione laica e non shariatica dello Stato. Ai posteri l’ardua sentenza.