Commercianti: attacco frontale a Prodi

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Commercianti: attacco frontale a Prodi

21 Giugno 2007

“Tutte le categorie sono insoddisfatte”. L’uscita è di Silvio Berlusconi e stavolta è davvero difficile controbattere perché dopo i fischi all’assemblea di Confesercenti sono arrivati quelli della Confcommercio. Fischi  e applausi piuttosto eloquenti. Fischi quando è stato nominato Prodi e quando il ministro Bersani ha cercato di far valere le ragioni del Governo in merito agli studi di settore,  applausi quando il presidente Carlo Sangalli con un filo di rammarico ha detto alla platea: “Mi spiace che il presidente Prodi non abbia accettato l’invito. Penso che ci abbia perso più lui che noi…”.

Un vero attacco frontale nei confronti soprattutto della politica fiscale portata avanti dall’Esecutivo di Prodi, quello del rappresentante dei commercianti. Ma non sono mancate le frecciatine sul fronte della sicurezza (Sangalli ha citato addirittura Sarkozy). Poi le liberalizzazioni strategiche (“mancano ancora all’appello”, ha detto), le tasse (“siamo in overdose”) e gli studi di settore (definiti “una sorta di bancomat per fare cassa”).

Alla ventesima assemblea dei commercianti, Sangalli ha lanciato l’allarme sul rischio chiusura delle imprese per il peso del fisco  e il pericolo di “molti, troppi ripiegamenti nel sommerso e nel nero” definendo la ripresa in atto “una brezza che non modifica le prospettive di crescita e sviluppo del Paese nel medio e lungo termine”. C’è un “cortocircuito” da sanare, ha detto Sangalli, aggiungendo: “Rischiamo molte, troppe chiusure di imprese per overdose tributaria e di burocrazia fiscale”.

Poi la fotografia dell’Italia, scattata “nella più recente discussione politica ed economica”. Una fotografia dove “si è passati dalla stagione della retorica del declino del Paese a quella della celebrazione dell’autonoma capacità di ristrutturazione del suo tessuto produttivo; dall’angoscia della crescita zero all’euforia della crescita del Pil all’1,9%, dimenticando che, intanto, gli altri, anche in Europa, crescono meglio e più di noi; dagli ammonimenti sullo stato di dissesto della finanza pubblica al contenzioso sulla spartizione delle spoglie del tesoretto”. Da qui la richiesta:  un “Patto” per la crescita “tra le forze sociali e con la politica, con una buona e nuova politica”.

Sangalli ha puntato  l’indice anche contro gli studi di settore definendoli  “una sorta di bancomat per fare cassa” ed esorta a “mandare in soffitta” gli indicatori di normalità “che funzionano male”. Inutile la replica di Bersani, che raccogliendo la provocazione ha ribadito che gli studi di settore “non sono uno strumento di catastizzazione del reddito, né una minimum tax” salvo poi riprendersi (dai fischi) offrendo la mano ai commercianti. Mentre il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, nel corso dell’incontro tra Governo e parti sociali su Dpef e tesoretto avrebbe detto che “ l’offensiva di questi giorni sugli studi di settore può portare al peggio”, riferendosi al fatto che questo potrebbe portare a un cambiamento dello “scenario sul fronte delle entrate”. Parlando invece di evasione fiscale, quasi volesse ribattere a Sangalli, Tps ha lanciato un allarme: “L’evasione fiscale in Italia ha raggiunto livelli da vera e propria “pandemia. Ogni anno sfuggono al fisco oltre 100 miliardi di euro, una grandezza pari al 7% del Pil”.