Con altri 15 giorni di campagna elettorale pure Veltroni si spara

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Con altri 15 giorni di campagna elettorale pure Veltroni si spara

Con altri 15 giorni di campagna elettorale pure Veltroni si spara

02 Aprile 2008

Il terrore corre sul filo. Anzi, sulle agenzie. Sono circa le
dodici quando un’Ansa batte la notizia che il Ministro degli interni Giuliano
Amato ritiene probabile il rinvio del voto, a causa dell’accoglimento da parte
del Consiglio di Stato della sospensiva richiesta dal segretario della
Democrazia Cristiana Giuseppe Pizza, il cui simbolo non era stato ammesso dal
Ministero stesso. La notizia è gravissima. Di quelle che, se avrà seguito, sono
in grado di far degradare un Paese al livello dello Zimbawe. Se non si trova,
e presto, una via d’uscita, si sprofonda nell’incertezza con esiti finali
difficili da prevedere.

Non voglio cedere alla dietrologia, ma è un dato di fatto che
la sinistra aveva provato di tutto per evitare il voto (aveva persino ipotizzato, per
bocca dell’onorevole Violante, la possibilità di un ricorso alla Corte
Costituzionale contro il decreto di scioglimento del Capo dello Stato). Ed è
impossibile passare sotto silenzio le responsabilità del Ministero
dell’Interno. Avrebbe dovuto cautelarsi con un parere preventivo. Troppo grave
e troppo pericoloso far intervenire una decisione di tal portata a una settimana
dalle elezioni.

Non posso fare a meno di pensare: la sinistra ormai così mal
sopporta il suffragio universale che ogni volta che si trova al governo ne
combina una. L’altra volta vi furono le file ai seggi due ore dopo la fine
ufficiale delle operazioni elettorali; questa volta c’è Pizza a volontà. E siamo
alla frutta.

Capisco immediatamente la portata politica della notizia.
Chiamo – come si dice – chi di dovere, che mi intima prudenza. L’ansia vera,
però, è di carattere privato. Della serie: altri quindici giorni di campagna
elettorale. E chi lo dice a casa! Subito dopo penso alla schiena che duole a forza di star seduti su treni, auto e quant’altro. E un
pensiero dolente va anche al portafoglio (quanto sto spendendo in questi
giorni!). Infine, guardo le facce disperate dei miei collaboratori.

Sto per raggiungerli nei medesimi sentimenti, quando una
nuova Ansa m’informa: “Franceschini: rinvio è danno da scongiurare”. Mi si apre
uno squarcio mentale: “e già, lui ha Veltroni sul pullman che vuole scendere.
Se gli dicono che deve andare avanti altri quindici giorni, che deve scroccare
altri quindici pranzi, che deve trovare altre formule da equilibrista per non
dispiacere né Binetti né Veronesi, quello si spara!”. Anche lui, infatti, è
arrivato alla frutta!

In quest’inguacchio mi sembra l’appiglio più solido. Assai
più di ciò che potranno inventarsi giuristi e costituzionalisti. Insomma, a
spingere contro il rinvio vi è innanzi tutto il pullman di Walter. Nei volti
dei miei collaboratori scompare quel senso di buio a mezzogiorno. Anche loro
hanno capito: finché c’è il pullman c’è speranza!

Diario di un
candidato