Con chi attacca la Chiesa niente bon ton
03 Maggio 2007
Chissà, forse un giorno avremo davvero la laicità dura e vera, che non si slaccia le braghe di fronte al potere iper-mediatico del nostrano catto-progressismo o del laicismo in salsa indignazione permanente. Forse, chissà. Nel frattempo, è giusto e anche divertente far fronte ad una serie di critiche, di sommo spessore indignazione al diapason, nei confronti della risposta, dura e severa sia chiaro, dell’Osservatore Romano, nota cellula del KGB d’Oltretevere, sanzionatorio, terrifico, anti-democratico, retrivo, bblablabla.
Si dice, anzi così dicono i nostri indignatissimi lettori: parole pesanti, troppo pesanti, fastidiose, che fomentano odio, nel contesto di odio all’ennesima potenza, altro che Chiesa del dialogo e del martirio! Qui siamo alla reprimenda liminare alla scomunica, eh che diamine!
Bene, se ho decentemente sintetizzato lo stato d’animo e qualche idea di una pattuglia non sparuta per la verità di nostri lettori, mi infilo a questo punto nel casino e provo a dir la mia, chiosando e rileggendo l’intero ordito.
Allora, veniamo ai fatti. Che hanno generato commenti. Rivera, noto fabbricante di polpette avariate via cavo, va sul palco del Primo Maggio e, come suppone, forse con qualche elemento probatorio, avendo in corpo un discreto numero di birre, tanto da far saltare la lucidità diciamo così espositiva. Non so se sia proprio così, tuttavia è vero che Rivera, non sapendo palleggiare con il pallone come il suo omomino, palleggia con la storia e il presente, infila dentro la Chiesa e ci va giù duro; intendiamoci la solita sbobba, null’altro che questo: Chiesa retrograda, che non evolve, infatti detesta Darwin, che è crudele di fronte a Welby, mentre ammicca ai dittatoroni e celebra le esequie religiose a Franco, Pinochet, forse anche a Gengis Khan, insomma niente di nuovo sotto il sole. Dunque, stronzate di basso lignaggio.
Commenti piovono sul comportamento della Chiesa che definisce “terrorista” il baldo Rivera, che infine peraltro si scusa e dunque, tutto all’italiana, ma insomma, non va bene, perché la Chiesa predica amore e non può essere inquisitoriale, retriva, deve essere aperta.
Intanto, vorrei sapere cosa significhi “apertura”, e intendo dire che criticare la Chiesa oggi è fin troppo facile, io l’ho fatto, standoci dentro, in tempi assolutamente non sospetti, oggi è come sparare sulla celebre Croce Rossa. La Chiesa piace quando cala le braghe di fronte a tutto, quando accetta il mondo o, come diceva il noto filosofo, si inginocchia di fronte al mondo, ma quando dice: “Anche questo è terrorismo”, no, non va più bene, allora non piace più. Allora, io dico che occorre leggere tutto: “anche questo è terrorismo”, con evidente riferimento all’humus paraterroristico che da più parti, finanche da area bertinottian-comunista, è stato riconosciuto come ormai tangibile, reale come uno schiaffo all’intera democrazia laica. Dunque, leggiamo tutto e leggiamo bene prima di inveire disordinatamente, anche per fare casino ci vuole metodo: “anche questo” vuol dire: signori, siamo in un brutto momento, e voi cosa fate di fronte a queste sfacciate critiche, grossolane, fate finta di niente? Parlate di bon ton, di mancato senso della misura, di “scriteriati”? Eh, no, signori, qui c’è ben altro, ci sono delle radici ideologiche che – estremizzate e condotte con senso di stillicidio sistematico – producono una situazione di terrore, cioè di “terrorismo”. Stessa lettura, pacata e oggettiva, da parte di Pedullà su Il Tempo. Non cito per non diventare assolutamente palloccoloso, ma condivido in toto e invito a leggere e meditare.
Secondo rilievo: siamo in uno Stato laico, ergo la Chiesa non può usare quel tono. Che c’entra? Allora, io potrei tranquillamente dire: siamo in uno Stato laico con il riconoscimento concordatario, ergo non esiste che si svillaneggi l’altro contraente del patto con lo Stato così, senza fare nulla, senza aprir bocca. Cosa vuol dire “laicità”, oggi? Casomai, questo è un vero nodo, un vero problema, ma allora dobbiamo tutti, più che abbassare i toni – perché non siamo in un istituto di educande e non si tratta di bon ton, evidentemente -, ragionare seriamente sulla realtà delle parole che si usano oggi, sull’usura di certe parole, sugli stereotipi culturali per non dire ideologici che ci trasciniamo dietro. Questo è il punto. Che la Chiesa sia stata eccessiva nei toni, non sta a significare che quanto lamentato a toni alti non sia di per sé vero o verosimile: esiste qualche laico disposto a seminare dubbi, anziché raccogliere frettolose certezze, per dirla con un laicone così tanto vezzeggiato, Bobbio?
Ecco, questi sono i nodi reali della campagna permanente anti-ecclesiastica e oggi anti-laicista, da parte della Chiesa. Per dirla tutta: siamo in uno stato d’eccezione. Ma mi dicono che dirlo è roba da maleducati. Mentre tira molto oggi la “libertà obbligatoria” già genialmente stigmatizzata dal grande Gaber. Forse. Sia come sia, perfino in solitudine, e perfino in questa Italia, amicus Plato, sed magis amica veritas.