Con Gioni direttore finalmente per la Biennale ci sono buone speranze
05 Febbraio 2012
di Carlo Zasio
A poco più di un mese dalla conferma, il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta ha posato gli ultimi tasselli del mosaico che rappresenta il futuro prossimo della più prestigiosa istituzione culturale italiana.
Dopo aver riportato Alberto Barbera alla direzione della Mostra del Cinema – che come primo atto ha chiuso il baraccone di Controcampo Italiano, la sezione collaterale al concorso ufficiale in cui negli ultimi tre anni si sono scaricate le frustrazioni della cinematografia nostrana esclusa dalla competizione – una vera boccata di aria fresca è la nomina di Massimiliano Gioni a direttore della 55. Esposizione Internazionale d’Arte che segna molte importanti novità. Innanzitutto il ritorno dopo un decennio di un italiano alla guida della Biennale di arti visive – l’ultimo, nel 2003, fu Franco Bonami, che per di più amava definirsi un direttore americano provenendo egli dalla direzione del museo di arte contemporanea di Chicago.
In secondo luogo, con i suoi 38 anni, Gioni è il più giovane curatore a cui sia stata affidata questa responsabilità: un compito per il quale sembra preparato, avendo curato, a soli 28 anni, la sezione “La Zona” della 50. Biennale di Venezia, poi la quinta edizione di Manifesta nel 2004 e successivamente la quarta Biennale di Berlino del 2006.
Inoltre la sua nomina appare essere predestinata: il presidente designato dall’allora Ministro Galan per la guida della Biennale, Giulio Malgara, prima di dover rinunciare nei giorni convulsi della caduta del governo Berlusconi aveva dichiarato di voler affidare la prossima Esposizione Internazionale d’Arte a un italiano. Il candidato in pectore, come risulta da nostre fonti riservatissime, era proprio lui, Massimiliano Gioni.
Il plauso bipartisan che ha accolto la sua indicazione da parte del consiglio di amministrazione dell’istituzione culturale veneziana testimonia quanto questo nome fosse davvero maturo. La sfida per Gioni ora è di soddisfare le tante aspettative, e la sobrietà con cui ha accolto la formalizzazione della notizia fa ben sperare. In perfetto stile montiano, finora egli non ha rilasciato nemmeno un’intervista. Gli unici virgolettati che si possono leggere sono le dichiarazioni di critici e curatori chiamati a commentare la sua nomina. E questo non certo perché a Gioni manchino le idee.