Con la Bernini, nella rossa Emilia Romagna soffia un vento nuovo
19 Febbraio 2010
Nella rossa Emilia-Romagna ci si può permettere il lusso di giocare la carta dell’innovazione e del coraggio. La candidata del Popolo delle Libertà, Anna Maria Bernini, 45 anni, eletta alla Camera nel 2008, avvocato partner dello Studio professionale associato Baker & McKenzie e professoressa di diritto pubblico comparato, si presenta con un ventaglio di idee e punti programmatici di tutto rispetto. Una sequela di punti che paiono l’incarnazione di quel motto, la politica del fare, con cui Silvio Berlusconi ha chiesto di affrontare la campagna elettorale per le elezioni regionali 2010.
Tra le proposte con cui ritiene di poter superare un modello, quello emiliano, a suo modo di vedere oramai in crisi, “un edificio di cristallo un po’ opacizzato”, ritroviamo il buono scuola, un voucher da riconoscere agli studenti dai sei ai diciotto anni per consentire loro di scegliere la scuola, pubblica o privata, a cui iscriversi, ma anche contributi premiali per sostenere il merito.
Passando per all’integrazione degli immigrati con la realizzazione di progetti di formazione, si arriva alla proposta di una maggiore apertura al mercato e alla concorrenza nel settore ferroviario.
Quanto alla sanità, voce che rappresenta mediamente l’80% del bilancio delle regioni italiane e che rappresenta un terreno fertile per l’emersione di casi di malaffare o di gestione irresponsabile della cosa pubblica, il programma di Anna Maria Bernini chiede più trasparenza nei conti delle ASL e un’apertura al mercato, sul modello lombardo, con la separazione delle funzioni di controllo/acquisto ed erogazione del servizio.
Non dimentichiamo le politiche attive e passive per il lavoro: la candidata del Popolo delle Libertà propone agevolazioni fiscali per i disoccupati che decidono di intraprendere una nuova attività di lavoro autonomo.
In quella che vuole trasformare nella “regione del sì”, controcorrente, in un momento in cui le amministrazioni regionali e i candidati si gettano nella corsa nel No al nucleare, Anna Maria Bernini apre uno spiraglio alla possibilità di ospitare nella propria Regione una centrale nucleare, purché la localizzazione del sito sia concertata e condivisa. Ottima risposta a chi, come Bonaccini, segretario regionale del PD, la rimbecca sul punto, nella convinzione di suscitare l’imbarazzo dell’avversario e di costringerlo a scegliere tra un populismo demagogico abbracciato come un’arma a fini elettoralistici e la lealtà e la coerenza con il programma del proprio partito al Governo.
Come interpretare il programma presentato a Bologna pochi giorni fa? Una concessione allo spirito liberale del ‘94 che il centrodestra a livello nazionale stenta a riscoprire dettata dalle scarse speranze di successo e che può devolvere per una causa votata all’insuccesso? Forse, ma le chance di vittoria del centrodestra in Emilia Romagna non sono da sottovalutare.
Il caso Delbono e le ombre che si stagliano sul passato di Vasco Errani, oggetto della curiosità della stampa di questi giorni, potrebbero infliggere un duro colpo allo strapotere del centrosinistra, che cinque anni fa vinse con il 62%, e dare una mano ad Anna Maria Bernini, pur ritrosa a calcare la mano sulla leva del moralismo e dell’invettiva personale.
Si dirà: quand’anche la candidata del pdl vincesse, i margini di manovra di un’amministrazione come quella regionale sono esigui. Non va, però, dimenticato che l’attuazione del federalismo fiscale potrebbe dare alle amministrazioni regionali la capacità di giocare un ruolo più significativo nelle politiche attive del lavoro, nella formazione e nella conduzione di politiche economiche ispirate ad un riformismo più vigoroso.
Ecco che il vento che tira in campagna elettorale potrebbe davvero muovere le vele della politica in una regione che si può rivelare laboratorio inedito per esperimenti di riformismo liberale.