Con la nomina dei cardinali il Papa fa ripartire la Chiesa da Occidente

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Con la nomina dei cardinali il Papa fa ripartire la Chiesa da Occidente

22 Ottobre 2010

Probabilmente i media si sono fatti abbagliare dal fatto che i cardinali africani con diritto di voto aumentano da 8 a 12. O forse dalla nomina dell’arcivescovo di Colombo nello Sri Lanka. Ma contemporaneamente gli italiani con diritto di eleggere il futuro papa passano da 17 a 25 e gli europei da 51 a 62. L’Oceania è ferma e l’Asia aumenta di uno. Piccolo aumento per l’America del Nord (da 13 a 15) ma nel complesso i vescovi statunitensi rappresentano il secondo gruppo più numeroso del futuro conclave dopo quello italiano. Non c’è dubbio, quindi, che nella nuova composizione, il mondo ecclesiale occidentale aumenta il proprio peso. Come aumenta di peso la Curia pontificia, dato che molti nuovi cardinali sono a capo di dicasteri romani.

Sulle nomine di africani e asiatici va fatta anche un’altra considerazione. Sono stati nominati pastori fortemente impegnati in zone di frontiera dove i cristiani sono perseguitati o dove la Chiesa è in lotta per la dignità umana. Zone calde dove il martirio è frequente e l’impegno evangelizzatore della Chiesa faticoso e spesso eroico. Eloquente, in questo senso, la nomina del patriarca copto Naguib di Alessandria d’Egitto, espressione delle martoriate chiese cristiane del Medio oriente. Il messaggio sembra chiaro: il Papa non abbandona chi lotta per la fede e valorizza chi sta in prima linea nella evangelizzazione e nella promozione umana.

Tornando alla prevalenza delle chiese occidentali e della curia romana, va ricordato che le designazioni cardinalizie cominciano prima dell’annuncio che ne fa il papa. Infatti, molte sedi episcopali sono automaticamente legate alla nomina cardinalizia, così come le Congregazioni della Curia romana e anche qualche Pontificio Consiglio. Certe nomine episcopali o curiali sono quindi già implicitamente una nomina cardinalizia. E’ stato così per Amato, alla Congregazione dei Santi, o per Ravasi al Consiglio per la Cultura, oppure per Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera. Betori, di Firenze, non è stato nominato perché è già cardinale il vescovo emerito di Firenze Antonelli. Certi spostamenti episcopali attuati dalla Congregazione dei Vescovi comportano quindi un’ipoteca sulla futura nomina cardinalizia. In questo momento c’è ancora l’onda lunga delle nomine volute dal Cardinale Re – e chissà se il papa ne fosse veramente contento – ma con il nuovo Prefetto della Congregazione dei Vescovi nominato da Benedetto XVI si potrà creare una maggiore continuità nel prossimo futuro (attenti, quindi alle prossime nomine come Milano).

I  vescovi non sempre sono nominati con una strategia alle spalle. I cardinali sì,  data la loro importanza per il governo della Chiesa e l’elezione del futuro papa. In queste prossime nomine – l’investitura avverrà il prossimo 20 novembre – traspare un’idea di fondo di Benedetto XVI: l’incontro tra fede e ragione che è maturato nell’occidente è ancora una pista da seguire, la cristianità occidentale è ancora un esempio per le nuove chiese sparse nei cinque continenti. E’ da qui che bisogna ripartire.