Con la pioggia dei giorni scorsi quel che è accaduto a Pompei è normale
30 Ottobre 2011
di Carlo Zasio
Trascorso un anno dalle polemiche al calor bianco sul crollo della schola armaturarum e della domus del moralista a Pompei, cessato il tanto vituperato commissariamento, nominata una Soprintendente con pieni poteri, dimessosi il ministro in carica, arrivano le prime perturbazioni e nuovamente negli scavi si segnalano dei cedimenti. Ben tre questa settimana, proprio – guarda caso – in occasione della visita del Commissario Europeo per gli Affari Regionali, Johannes Hahn, in Italia per decidere sull’affidamento di 105 milioni di risorse europee per il recupero del sito archeologico campano.
Grande rilievo su tutti gli organi di stampa, ma i sopralluoghi di tecnici, carabinieri e magistratura registrano danni che si possono ritenere marginali in un’area archeologica di settanta ettari. Se le piogge e le esondazioni di questi giorni hanno paralizzato Roma, portato devastazione e morte in Liguria e in Toscana e causato gravi problemi in Veneto, quello che è avvenuto a Pompei si può – con le dovute distinzioni – ritenere quasi normale.
Pietre e intonaco del muro di cinta vicino a porta nolana hanno ceduto sabato 15 ottobre, a terra son rotolati 2 metri di materiali in opus incertum. Nei giorni successivi altro allarme sui media: son crollati due muri all’interno dell’area degli scavi. In poco tempo, però, emerge la verità. Si tratta di due muretti di contenimento moderni, eretti nella seconda metà del XX secolo a salvaguardia di un terrapieno. Ultima allerta venerdì: un crollo alla domus di Diomede. Meno di due ore e anche stavolta la notizia viene drasticamente ridimensionata. Si tratta di poche pietre che nel corso di lavori di scerbatura sono cadute dalla parte posteriore di un fontanile riversandosi nel bacile. Pietre ricoperte interamente di vegetazione, che fanno risalire il fatto a diversi mesi fa.
Nonostante gli allarmismi e le strumentalizzazioni, il Commissario Hahn, che visiterà il sito il prossimo 7 novembre, ha valutato molto positivamente il dossier sottoposto all’Unione Europea dal Governo italiano, e a Pompei potranno presto partire i cantieri previsti dal piano messo a punto dalla Soprintendenza. Le premesse, vista la nuova fiammata di polemiche, non fanno ben sperare, ma è doveroso, anche in questo caso, adoperarsi per mantenere gli impegni presi con l’Europa, che vigilerà affinché i lavori di restauro procedano in maniera trasparente secondo un calendario ben preciso. Un piccolo banco di prova per sfide ben più importanti, che è bene non sottovalutare.