Con l’attacco a Mosca il terrorismo dichiara guerra totale alla Russia

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Con l’attacco a Mosca il terrorismo dichiara guerra totale alla Russia

26 Gennaio 2011

L’esplosione all’aeroporto Domodedovo di Mosca del 24 gennaio non colpisce soltanto, per l’ennesima volta, la potenza interna della Russia, che resta nel bersaglio dei terroristi. Proprio dall’aeroporto di Domodedovo nel 2004 due attentatrici, poi rivelatesi kamikaze  cecene, fecero esplodere due aerei appena decollati – il numero del giorno era lo stesso: 24. Anche questa volta l’artefice sembra essere un attentatore suicida. L’attentato di ieri è anche un attacco al prestigio internazionale della Russia, perché Domodedovo è lo scalo più frequentato in Russia ed è anche quello dove transitano più viaggiatori internazionali. Il mondo entra ed esce dalla Russia attraverso Domodedovo.

Secondo le ricostruzioni, ancora in via di sviluppo, intorno alle 13 e 40, ora globale, un’esplosione, pari a dieci chili di tritolo, sarebbe divampata nel punto del ritiro bagagli, all’interno dell’area arrivi internazionali. Le vittime sarebbero trentacinque, mentre i feriti centottanta. Pare inoltre che l’esplosivo sia stato confezionato insieme a granate e schegge per aumentarne la potenza. L’area dell’esplosione è stata avvolta in una densa nube di fumo, che a sua volta è diventata una minaccia letale per i sopravvissuti. I dipendenti dello scalo hanno dovuto praticare una breccia in un muro per consentire l’evacuazione rapida dell’area.

L’inchiesta è già partita e il terrorismo è già la versione ufficiale. Ma resta difficile comprenderla quando mancano i segnali premonitori. Nei giorni precedenti all’attentato il governo russo, per bocca del premier Putin, si era impegnato in una politica di grandi opere per l’intero Caucaso russo – la cifra totale si aggirava sui 13 miliardi di dollari solo per il 2011. Ma la vera questione non è più politica o economica o militare. Nei giorni scorsi c’è stato un preciso segnale, all’apparenza trascurabile. La Chiesa Ortodossa metteva in allarme le donne russe sui pericoli della minigonna e del consumo di alcolici in Caucaso. Bisogna fare attenzione, secondo gli ortodossi, a non fomentare le ire dei musulmani locali.

Ecco: questo è un segnale davvero allarmante dello stato di tensione sociale e religiosa che agita il Caucaso – e che può esplodere in terrorismo per cui il fine politico o militare è secondario rispetto allo scontro di civiltà che intende provocare. Infatti sono sempre più diffusi i casi di violenze, tafferugli, aggressioni tra russi e islamici nel Caucaso. Solo che notizie così rimanevano brevi trafiletti sulla cronaca locale. Il problema è complicato anche dalla dura reazione dei russi. Le forze speciali e la polizia tendono ad identificare l’estremista con l’islamista. Così nella popolazione si genera il pregiudizio per cui la Russia sia nemica dell’Islam. E’ la denuncia del movimento per i diritti civili “Memorial”, a cui apparteneva anche l’attivista Natalia Estemirova, uccisa nel luglio 2009 mentre indagava sulla violazione dei diritti umani in Cecenia.

I terroristi prediligono i mezzi di trasporto russi: metropolitane, treni, aerei, aeroporti – possibilmente dove viaggia l’èlite più potente, ricca e colta. E’ un attacco totale alla Russia, che conferma la difficoltà di escogitare una via d’uscita dalla storica crisi del Caucaso senza pagare un prezzo civile così alto.