Confesso: ho cenato prima con Dell’Utri e dopo con Verdini

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Confesso: ho cenato prima con Dell’Utri e dopo con Verdini

16 Luglio 2010

Caro Direttore, non so a chi dirlo e quindi lo dico a lei che, ogni tanto, gentilmente mi ospita. Ho una confessione da farle, ci penso ormai da qualche giorno, non ci dormo la notte ed è giunto il momento che mi tolga questo peso dalla coscienza.

Ebbene la mia confessione è questa: un paio di anni fa ho cenato con il Senatore Dell’Utri e qualche mese dopo, ho fatto lo stesso con l’Onorevole Verdini. Ora giudichi lei, se ritiene che questo costituisca notizia di reato informi pure l’autorità competente, ma tenga presente che non essendoci, in entrambi i casi, altri commensali al tavolo, non credo si possa configurare il reato di associazione a delinquere. Solo per rassicurarla posso dire che in quell’occasione, non abbiamo parlato di nessun Cesare, ma, per restare in argomento, con il senatore dell’Utri abbiamo sfogliato alcune pagine di presunti diari di Mussolini.

Lei mi obietterà che comunque potrebbe esistere il reato di associzione segreta atta a minare l’ordine costituito, quello che volgarmente (nel senso più stretto del termine) la stampa indipendente ed imbavagliata, già definisce P3.

Tuttavia nel frattempo, non mi sono giunti purtroppo inviti ad iscrivermi a nessuna loggia segreta; dico purtroppo perché questa è sempre stata una delle mie più grandi aspirazioni dai tempi di Castiglion Fibocchi.

Fa caldo e si sente. Saranno gli effetti della calura che in questa stagione possono essere devastanti, ma la seriosità con cui gli opinionisti della suddetta stampa imbavagliata, rispolverano i tempi della P2 e farneticano di P3, mi induce a pensare che al senso del ridicolo non c’è mai fine.

Intendiamoci, non che io ritenga che non vada sovvertito l’ordine costituito. Anzi, soprattutto quando questo ordine cosidetto costituito produce istituzioni e processi istituzionali a dir poco inefficienti e inadatti, per non dire, in alcuni casi, essi stessi eversivi (parlo ovviamente, in primis, dell’ordine giudiziario), il sovvertimento è un dovere, addirittura, democratico.

Tuttavia affidare un compito così importante, ovvero rovesciare ciò che ci opprime e ci asfissia ogni giorno, ad un gruppuscolo di "pensionati sfigati" che si riuniscono, addirittura pubblicamente (ma non era una loggia segreta), nella hall di un grande albergo, ebbene questo mi sembra superi ogni senso del paradosso.

Ma voi ve la immaginate la scena: "Pronto Corte Costituzionale!", "Sì, pronto? Sono Flavio Carboni di anni 78, il facciendiere, mi puoi passare gentilmente il Presidente della Corte? Mi manda il senatore Dell’Utri, avrei bisogno di fare alcune pressioni in relazioni al lodo Alfano".

Come diceva Totò: … ma mi faccia il piacere!!