Consiglio europeo, più che la Russia poté l’immigrazione

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Consiglio europeo, più che la Russia poté l’immigrazione

Consiglio europeo, più che la Russia poté l’immigrazione

30 Giugno 2023

Il Consiglio europeo chiude i lavori. L’ammutinamento dei Wagner e il caos russo non hanno fatto deragliare il vertice dei leader a Bruxelles. L’agenda del consiglio si concentra su Ucraina, Cina, immigrazione, lasciando più sullo sfondo i temi economici, dalla rincorsa dei tassi al patto di stabilità. Pesano i niet polacchi e ungheresi su migranti ma si va avanti, con qualche scintilla pre-elettorale anche sulla legge “Ripristino della natura”. Il presidente del consiglio Meloni ieri si è detta comunque soddisfatto dei risultati per l’Italia. Dismessi i toni polemici dei giorni precedenti, la premier incassa sulla immigrazione, regge il pressing sulla ratifica del Mes e prova a ricucire sul Pnrr (“scambi costruttivi” in corso sulla terza rata, dicono dalla Commissione, il problema a questo punto diventa la quarta).

Zelensky al Consiglio europeo

Al vertice partecipa Zelensky, l’idea per l’Ucraina è di far partire le procedure sull’adesione di Kiev alla Ue dal prossimo dicembre. Ieri si è discusso anche del fondo strutturale per gli aiuti militari all’Ucraina e la spesa per la Difesa sembra destinata a diventare una delle voci consistenti del futuro bilancio europeo. Sabato la Spagna assumerà la presidenza di turno dell’Unione Europea e il primo ministro Pedro Sanchez si recherà a Kiev per mostrare il sostegno europeo all’Ucraina. Il Consiglio europeo mostra invece un certo equilibrismo sulla Cina: la volontà di riportare le produzioni di tecnologia più sensibili in Europa viene ridimensionata da toni più concilianti con Pechino, considerando l’influenza che ha Xi sul regime russo. La Cina è “partner, concorrente e rivale sistemico”…

Sull’immigrazione, Meloni rivendica il fondo da 12 miliardi di euro. Il modello è quello già usato in passato con la Turchia per frenare i flussi dai Paesi di partenza. I capi di Stato e di Governo dell’Unione europea adottano le conclusioni sulla “dimensione esterna”, compreso l’impegno per la Tunisia su cui molto si è speso il nostro Governo. Il Consiglio  “sottolinea l’importanza di rafforzare e sviluppare partenariati strategici simili tra l’Unione Europea e i partner della regione”. Un punto importante per l’Italia che si appresta a varare il Piano Mattei per il continente nero.

Questione migratoria, Italia media

La stragrande maggioranza dei Ventisette sembra dunque andare d’accordo sulla necessità di affrontare la questione migratoria nell’ambito della ‘dimensione esterna’ e non solo ‘interna’, ma polacchi e ungheresi si sono messi di traverso sui ricollocamenti interni. La soluzione, al momento, potrebbe essere una dichiarazione del presidente del Consiglio Michel che non presuppone l’unanimità. L’Ungheria non autorizzerà neanche i nuovi fondi europei in favore dell’Ucraina. Last but not least, la legge sul ripristino della natura. Bloccata in commissione, in attesa del voto dell’Europarlamento. Un caso utile per osservare posizionamenti e riposizionamenti in vista delle elezioni europee del 2024 nella attuale maggioranza Ursula, che sul Green Deal si era spesa molto ma sembra ottenere poco.

Sulla legge, la Commissione sembra pronta a rivedere la normativa. I popolari spingono per farla saltare definitivamente, interessati ai consensi nell’elettorato agricolo. Su questa materia il PPE potrebbe contare sui Conservatori e Riformisti (ECR) e su Identità e Democrazia (ID). Prove tecniche di una nuova maggioranza allargata, con o senza Ursula, dopo il voto del 2024? Il presidente dei popolari Manfred Weber assicura che non c’è alcuna frattura tra il gruppo e la politica ‘verde’ di von der Leyen. “Il Ppe è il partito del Green Deal, abbiamo Ursula von der Leyen a presentare le iniziative legislative e abbiamo votato a favore al Parlamento Europeo. Ci sono alcune questioni, come la legge sul ripristino della natura, su cui abbiamo opinioni anche molto diverse su come muoverci”. “Sono estremamente orgoglioso che von der Leyen sia la presidente della Commissione che sta spingendo per il Green Deal. Anche in questo caso, la proposta è stata letta da tutti al Ppe e sosteniamo la proposta legislativa. Ma quando si tratta della procedura legislativa, è normale che il Parlamento ne discuta”, ha detto ancora Weber.