Conte e i suoi d.p.c.m., un uomo solo al comando

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Conte e i suoi d.p.c.m., un uomo solo al comando

Conte e i suoi d.p.c.m., un uomo solo al comando

25 Marzo 2020

Stavo ieri per accingermi a commettere il grave reato di “passeggiata”, che genera ormai più allarme sociale dell’associazione mafiosa. Certo, avrei dovuto eludere il controllo del drone in attesa oltre l’androne del palazzo. Ma, se ci fossi riuscito, mi dicevo, avrei addirittura potuto condurre il cagnetto scalpitante oltre il limite dei duecento metri da casa (a proposito: quanti sono duecento metri? Lo sapeva bene Mennea, ma noialtri?). Sarei andato appena appena oltre il limite, intendiamoci, sono un bravo cittadino; ma giusto così, per fare un dispetto ai media isterici, quelli col ditino alzato e il ritratto di Winston Conte alle spalle, che ci chiedono continuamente di restare, senza fiatare, in una condizione “tecnicamente” comparabile agli arresti domiciliari (questo non lo dico io, lo ha scritto un costituzionalista in gamba).

Poi ho pensato che il gioco non valeva la candela. Nel palazzo in fondo alla via, sul balcone più in vista, stazionano abitualmente alcuni nullafacenti con chitarra. Mi avrebbero di certo riconosciuto, e perciò identificato come pericoloso trasgressore. Interrompendo l’ennesima esecuzione di “Bella ciao” o di “Azzurro”, mi avrebbero sicuramente denunciato all’autorità e, così, al pubblico ludibrio.

Perciò non sono uscito. Del resto, il cagnetto lo sto abituando a fare le sue cose sul balcone. Però, a pensare alla mia e alla nostra condizione, mi sono venute rabbia e tristezza. Alcune delle nostre più sacre libertà vengono limitate non da Hitler o Stalin, non dai talebani, non da un colpo di stato, con i carrarmati per strada e i pronunciamientos dei generali: ma da un “decreto del presidente del consiglio dei ministri”, un d.p.c.m.!

Si, un d.p.c.m. Uno tra gli atti “normativi” più sfigati, buono al più per dettare qualche regolazione tecnica di infima importanza. E’ con un atto del genere che Conte, da solo, incide, in vario modo, sulla nostra libertà di circolare, di riunirci, di esercitare attività economiche. Ma qualcuno ricorda la polemica agostana sui “pieni poteri” di Salvini?

Non dovrebbe funzionare così. Per le situazioni di emergenza come quella che effettivamente viviamo c’è qualcosa di ben più serio: il decreto-legge. Il decreto-legge è la necessità che irrompe nella vita del diritto e ne diventa fonte, ma fonte ammaestrata e limitata dalla Costituzione. La limitazione (temporanea!) dei diritti di libertà si fa così, con un atto dell’intero Governo, che ne assume la responsabilità, emanato dal Capo dello Stato e perciò sotto la sua severa supervisione. Insomma, con un atto governativo collegiale, che entra in vigore immediatamente ma poi resta in vita precario, finché il Parlamento, entro sessanta giorni, non ne decide il destino. Qui, invece, un decreto legge è stato bensì adottato, ma ha lasciato campo libero ai successivi d.p.c.m. proprio nella individuazione delle singole misure limitative dei nostri diritti fondamentali…

E il Capo dello Stato? E il Parlamento? Tagliati fuori: decide Conte da solo, con i suoi d.p.c.m. annunciati di notte su facebook.

Ieri, un’altra conferenza stampa. Questa volta si annuncia una sorta di decreto-legge riepilogativo, e si dice che sui vari d.p.c.m. il Governo riferirà periodicamente in Parlamento. Come se ci fosse bisogno di scriverlo! Non eravamo una repubblica parlamentare? Fateci capire bene: se non lo si scrivesse, il Presidente del Consiglio non dovrebbe rivolgersi alle Camere per spiegare quel che sta facendo in una situazione del tutto eccezionale?

Alla fine non sono uscito. Ho fatto bene, intendiamoci, contribuisco nel mio piccolo a fermare il contagio. Ma il cagnetto, sul balcone, mi guarda con aria interrogativa. E chi glielo spiega, non solo a lui ma a noi tutti, che a cambiare le nostre vite, in questo Paese, basta ormai un d.p.c.m.?