Conti pubblici: la cura Tremonti ha funzionato ma Prodi la ignora

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Conti pubblici: la cura Tremonti ha funzionato ma Prodi la ignora

05 Marzo 2007

Fra le spiegazioni del miglioramento della competitività internazionale delle nostre imprese, della nostra crescita del Pil del 2006 e del buon andamento delle entrate in tale anno che ha consentito di avere un deficit di bilancio di solo il 2,4 per cento vi è anche la rilevante riduzione comparativa del nostro cuneo fiscale sul lavoro attuata dal governo Berlusconi nella scorsa legislatura. Un riduzione che si è tradotta anche nell’amento di occupazione di 1,5 milioni di unità nel quinquennio della legislatura. Lasciamo parlare le cifre: secondo la statistica dell’Ocse sul cuneo fiscale dato dall’imposta sul reddito e dai contributi sociali, in Italia la famiglia monoreddito con due figli a carico ha attualmente un cuneo del 35,1 per cento, contro quello del 38 per cento del 2000. I tre punti di differenza sono effetto della politica del governo Berlusconi di riduzione delle aliquote Irpef e di quelle contributive.

Nel 2000 il nostro cuneo fiscale era maggiore di quello tedesco (che ammontava al 37,4 per cento), ora è minore di un punto. Nello stesso anno era inferiore a quello francese di 2,7 punti, ora il divario a nostro vantaggio è aumentato, diventando di ben 7 punti. Nel 2000 rispetto all’Austria il cuneo fiscale italiano era maggiore di tre punti, ora è minore di due. Nei riguardi della Spagna sempre nello stesso anno era maggiore di ben sei punti, ora appena di un punto e mezzo. Nello stesso periodo il nostro cuneo fiscale superava quello dell’Olanda di dieci punti ed ora è minore di due. Va notato che tramite la legge Biagi il cuneo si è molto ridotto quando si tratti di lavoro atipico. Molto ancora resta da fare in questo ambito, considerando che, ad esempio, in Gran Bretagna il cuneo fiscale sul lavoro è solo del 28,5 per cento e in Giappone del 25,8. Ma occorre notare che il governo Berlusconi ha realizzato queste riduzioni di aliquote senza peggiorare i conti pubblici. Infatti, per l’Istat, nel 2006, il deficit del bilancio pubblico italiano è stato del 2,4 per cento, al netto delle partite straordinarie: che sono mere poste contabili (i rimborsi per l’Iva sulle auto aziendali, per una serie di anni passati, dovuti per una sentenza comunitaria, sono segnati sul 2006 per l’1,6 del Pil, ma lo stato non ha ancora sborsato un euro).

La riduzione del cuneo fiscale ha generato l’emersione di imponibili, facendo crescere il gettito. Invece la linea di dirigismo sociale della finanziaria del governo Prodi appare in controtendenza sia per l’Irpef che per i contributi sociali. La Commissione europea ha posto sotto esame le riduzioni di cuneo fiscale del governo Prodi, in quanto possono distorcere la concorrenza. E, considerando l’avocazione del Trattamento di fine rapporto, il rincaro dei contributi sociali per il lavoro atipico e quello delle aliquote comunali e regionali di Irpef, l’onere fiscale e contributivo sul lavoro, nel 2007, salvo per una parte delle imprese, aumenta. Ciò ha luogo nel quadro di una politica dirigista, che si estrinseca nella avocazione del Tfr all’Inps, anche essa sotto esame presso la Commissione europea, e l’aumento dei contributi sul lavoro atipico della legge Biagi, mentre sarebbe stato logico stabilire che i lavoratori in questione avevano diritto a una previdenza integrativa di importo corrispondente a tale rincaro di contributi, sotto forma di Tfr che essi potevano gestire personalmente o lasciare nell’impresa, sino alla cessazione del rapporto.