Continui così, ministro Gelmini, è sulla strada giusta
02 Agosto 2008
Mi permetto l’autocitazione. In un articolo pubblicato un paio di mesi fa su L’Occidentale (“Qualche consiglio utile a Mariastella Gelmini”) suggerivo al Ministro: «Getti nel cestino qualsiasi proposta che non sia scritta in un linguaggio piano, comprensibile, razionale e sintatticamente limpido, e che copra il vuoto concettuale dietro una fraseologia barocca, pretenziosa e falsamente professionale».
Occorre dare atto al Ministro Gelmini di aver rilasciato soltanto dichiarazioni e interviste improntate a un linguaggio chiaro e comprensibile dai comuni mortali, lontano dal gergo tanto amato dai pseudo-esperti di questioni scolastiche. Ed anche le deliberazioni contenute nel recentissimo disegno di legge recante “Disposizioni in materia di istruzione, università e ricerca” non soltanto sono condivisibili e positive nei contenuti ma sono formulate in un linguaggio diretto e chiaro.
Spiego rapidamente perché condivido il senso e la forma di queste disposizioni.
Innanzitutto viene seccamente evitato il rischio di pensare l’educazione civica come una “educazione alla cittadinanza” di stile zapaterista, ispirata all’idea di affidare allo stato la formazione etica e morale del cittadino – un’idea che contiene una miscela di laicismo (una religione di stato che somministra i principi morali prendendo il posto della religione) e di pedagogismo (l’educazione alla cittadinanza impartita da “specialisti” della convivenza civile). Qui si parla di ben altro, si parla di “Cittadinanza e Costituzione” e l’apprendimento dei principi di convivenza civile attraverso lo studio dei principi costituzionali è ben altra cosa. Una delle migliori esperienze che ebbi come studente liceale fu un ciclo di lezioni impartite dal professore di storia e di filosofia, che giunse a spiegare il senso dei principi della nostra Costituzione alla luce di una disamina della storia delle costituzioni. Sebbene il contenuto specifico dell’insegnamento deciso dal Ministro Gelmini sia da determinarsi dopo l’approvazione della legge, è estremamente incoraggiante l’indicazione contenuta nel comma 4 dell’art. 1 secondo cui all’attuazione dell’insegnamento «si provvede con le risorse umane e strumentali disponibili a legislazione vigente». Poiché la disciplina è individuata nelle aree storico-geografica e storico-sociale abbiamo già un’idea precisa di chi la insegnerà: soprattutto i professori di storia. La rivalutazione della centralità dell’approccio storico è un’ottima cosa.
È forse superfluo insistere su quanto siamo d’accordo sulla reintroduzione della valutazione del comportamento (o “condotta”) degli studenti come elemento della valutazione complessiva del rendimento scolastico. Al di là delle diatribe sul sette in condotta, quel che è importante e decisivo è che il giudizio e la votazione sul comportamento degli studenti possa determinare, in casi gravi, la bocciatura. Sottolineiamo i termini “giudizio” e “votazione”… Già, perché nel primo ciclo la valutazione è espressa in forma di giudizio, mentre nel secondo è espressa in decimi, ovvero in termini di “voti”. Alla buon’ora.
Infine, non li si chiami esami di riparazione, li si chiami come si vuole: quel che conta è che viene reintrodotto un controllo – da svolgersi nella prima decade di settembre – dei recuperi svolti dopo l’attività didattica ordinaria, per gli studenti che «non abbiamo conseguito il giudizio di promozione», «a conclusione del quale gli alunni sono ammessi o non ammessi alla classe successiva». Apprezziamo molto che si parli di “giudizio di promozione” anziché di “debiti formativi” e che la verifica sia annuale, escludendo una volta per tutte il trascinamento di “debiti formativi” di anno in anno e provocando quel dissesto etico che porta anche gli studenti bravi a non far niente (“chi me lo fa fare di studiare se comunque non rischio di essere bocciato”).
Ora ci auguriamo che il disegno di legge venga approvato, presto e senza modifiche e che non prevalgano le pressioni delle solite forze “buoniste” che si annidano anche in settori della maggioranza. E ci auguriamo anche che il Ministro non dia troppa retta al clamore delle solite minoranze di agitati che – c’è da scommetterci – tenteranno di montare un autunno caldo. Un atteggiamento determinato e incurante dei clamori deve essere sostenuto dalla consapevolezza che la grande maggioranza delle famiglie e anche degli studenti è d’accordo su questa linea, che è comunque è giusta e va perseguita tenendo la barra diritta a tutti i costi. Occorre far passare il principio del merito e della responsabilità, richiamando scuola e famiglie ai loro doveri, in un contesto di collaborazione.
Avanti così, Ministro Gelmini.